Vicenzaoro: incontri e dibattiti sui temi più caldi del settore orafo. Con rinnovate vedute si conclude oggi la kermesse vicentina
Ultimo giorno di appuntamenti a VicenzaOro, prima della chiusura della manifestazione. Il lunedì di fiera è stato il momento per incontri e dibattiti, molti dei quali legati al mondo degli orologi, protagonista sia a VO Vintage che a VO’Clock.
GIOIELLERIA ANTICONVENZIONALE
Cosa vuol dire essere anticonvenzionali? Hanno provato a rispondere Antonio Terranova, co-fondatore e capo designer di Cvstos The Time Keeper; Yeznig Maghdessian, chief operating officer di Corum e Walter Ribaga, direttore generale di Cyrus, moderayti da Dody Giussani, direttore de L’Orologio ed Enrico Zazzali, editor di Revolution Magazine Italia. Dopo un decennio in cui si è assistito ad un fiorire di design inaspettati e nuove funzionalità ad opera di realtà di nicchia, nati per proporre soluzioni differenti da quelle dei grandi gruppi, oggi l’anticonformismo è sempre più apprezzato dal mercato, che ricerca pezzi unici in cui l’abilità tecnica si traduce in armonia delle forme, un mondo fatto di grande e dedizione passione artigiana, che spesso prende ispirazione dal dialogo con una clientela animata dallo stesso amore verso le macchine segnatempo.
VINTAGE E STORYTELLING
Ugo Pancani, professore in Orologeria Meccanica ed Elettronica e trainer dell’Academy della Fondation de la Haute Horlogerie, ha tenuto ieri una lectio magistralis. «Ogni orologio d’epoca ha una storia da raccontare – afferma – Il tempo lascia segni che attribuiscono un’identità unica e un fascino speciale al segnatempo che bisogna preservare nel tempo». Pancani ha analizzato il mondo del vintage focalizzandosi sul mercato, sulle condizioni all’atto dell’acquisto e sul restauro a regola d’arte. Ma anche le competenze tecniche e storiche necessarie per meglio comprendere questo settore che nei primi mesi del 2021 ha registrato un boom del mercato delle case d’aste e delle vendite online con un +255% rispetto al 2019.
OROLOGIO TRA PASSIONE E INVESTIMENTO
Secondo Sandro Fratini, il più grande collezionista italiano al mondo di orologi; Elvio Piva, fra i principali commercianti, e Maurizio De Angelis, esperto dealer, non c’è limite al valore dei segnatempo, ma l’orologio si è definitivamente affermato come bene rifugio. Gli equilibri sono però in divenire: negli ultimi dieci anni, l’interesse per l’orologio d’epoca è cresciuto, determinando un aumento dei prezzi vista la scarsità dei pezzi, alcuni dei quali non più riproducibili. Anche la clientela si allarga e oggi, come rilevano gli esperti, i veri appassionati e conoscitori costituiscono solo una piccola fetta di chi si avvicina al mondo dell’orologeria per un mercato variegato dove il moderno acquisisce sempre più importanza. Vintage o moderno? Gli esperti consigliano di investire puntando su pezzi iconici che hanno fatto la storia dell’orologeria, con uno sguardo attento al nuovo che diventerà il vintage di domani. Con un avvertimento: il mercato è sovrano nel determinare il valore dei segnatempo, fare previsioni è possibile ma del domani non v’è certezza.
LUNGA VITA AI NEGOZI
Qual è il rapporto tra e-commerce e negozio fisico? Il presidente di Federpreziosi Confcommercio Giuseppe Aquilino e il direttore Steven Tranquilli hanno posto questo interrogativo a Fabrizio Valente, fondatore e as di Kiki Lab. «Da una ricerca Federpreziosi – afferma Tranquilli – oltre il 55% dei dettaglianti orafi ha espresso fiducia nel futuro. I segnali sono quindi positivi, fanno pensare a una nuova primavera per i negozi di prossimità ed è proprio questo il momento di capitalizzare l’accelerazione verificatasi nei confronti del rapporto con gli strumenti digitali adottando soluzioni omnicanale e investendo nella crescita su questo fronte».
Ma il negozio, secondo Fabrizio Valente, ha bisogno di un alleato digitale. «In un mondo dove ormai oltre il 40% degli utenti è abituato a effettuare indifferentemente sia acquisti on-line sia nel punto vendita fisico – spiega – la gioielleria può diventare ‘un tempio moderno’ in grado di attrarre clienti evoluti e consapevoli, ormai abituati all’utilizzo di tecnologie e social. Il futuro delle gioiellerie è di chi saprà integrare l’esperienza del ‘mestiere’ con l’utilizzo dei canali digitali per mantenere contatti e relazioni, offrire un’esperienza di accoglienza e servizio ineccepibile e, soprattutto, far intelligente uso dei dati relativi alla propria clientela per iniziative di comunicazione e marketing on-line e off-line».
JGT DUBAI
Tawhid Abdullah, presidente del Gold Souk di Dubai; Marco Carniello, direttore della divisione Jewellery&Fashion di Ieg e Adelaide Ruzzi, project leader della stessa, hanno presentato alle aziende il nuovo Jewellery Gem & Technology Dubai (JGT Dubai), il nuovo evento internazionale B2B dedicato all’oreficeria e alla gioielleria con la prima edizione in scena al Dubai World Trade Center dal 22 al 24 febbraio 2022, realizzato in joint venture con Informa Markets Jewellery, uno dei principali player mondiali nell’organizzazione di manifestazioni fieristiche di settore e con il sostegno di Dmcc (Dubai multi commodities centre) e Dubai Gold and Jewellery Group.
Questo evento permetterà alle aziende partecipanti l’opportunità di sfruttare al meglio un mercato con 4 miliardi di consumatori a sole sette ore di volo da Dubai, puntando a consolidare il Made in Italy in un’ottica di sviluppo commerciale con grossisti, retailer e produttori provenienti da Medio Oriente, India, Russia, Europa meridionale e Nord Africa.
FEDERORAFI E CAMERA DI COMMERCIO ITALIA-USA
Claudia Piaserico, presidente di Federorafi; Marco Carniello, direttore della divisione Jewellery&Fashion di Ieg e Alberto Milani, presidente della Camera di commercio hanno illustrato l’accordo tra Federorafi e la The Italy-America Chamber of Commerce (Iacc), che ha realizzato un pacchetto di servizi dedicati alle imprese che vogliono affrontare il mercato americano, ma non hanno i mezzi per organizzare la presenza là.
«Gli Usa sono il mercato principale per la gioielleria, oreficeria e argenteria – sottolinea Piaserico – e nonostante i dazi che penalizzano l’unbranded e la competizione dei produttori locali il made in Italy ha grande successo. Nei primi cinque mesi del 2021 l’export verso gli States ha fatto registrare +67% rispetto allo stesso periodo del 2019, crescita dovuta anche al “revenge shopping”, ma che significa anche una grande capacità delle nostre aziende di reagire, ad adattarsi alle nuove condizioni di mercato e a rispondere in maniera adeguata».
«Oggi ci con due variabili nuovi – sottolinea Milani – le difficoltà logistiche anche per lo spostamento delle persone, con una mobilità mondiale da riassestare e il digitale. Noi offriamo la possibilità di avere una base a New York, con un ufficio da tenere tutto l’anno o solo per un periodo limitato, sale riunioni, spedizioni in sicurezza, ma anche personale specializzato per realizzare business plan, consulenza sui prodotti, sulla gestione del magazzino e, dal prossimo anno, la realizzazione di show room privati».
E i servizi si affiancano a un’offerta digitale. «Da un lato ci sarà “Piazza Italia” una piattaforma B2B che permetterà di creare una propria “stanza” nella quale ricevere virtualmente i clienti; dall’altra, invece, l’accesso alla piattaforma jedora.com, rivolta ai consumatori».
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