VicenzaOro, una straordinaria opportunità di ripartenza
VicenzaOro September, su il sipario! Ha preso il via la fiera orafa vicentina, prima in Europa nel post pandemia, che ha portato in Veneto 800 espositori – il 30% stranieri da 24 Paesi – e operatori da Italia, Europa, Medio Oriente, Usa e Russia, tra cui 250 esteri con il supporto di Ice.
Un risultato non indifferente in un periodo in cui viaggiare non è ancora semplice, frutto di un instancabile lavoro di Ieg.
Vediamo allora cos’è successo nella prima giornata.
IL TAGLIO DEL NASTRO
Soddisfatti e anche un po’ emozionati il presidente di Ieg Lorenzo Cagnoni e Marco Carniello, direttore della divisione Jewellery & Fashion, che hanno inaugurato l’evento insieme a Carlo Maria Ferro, presidente di Ice Agenzia; Claudia Piaserico, presidente di Federorafi; Francesco Rucco, sindaco di Vicenza; Cristina Franco, vicepresidente della Provincia e Roberto Marcato, assessore veneto allo Sviluppo economico.
«Dopo 18 mesi bui, questo appuntamento diventa una straordinaria opportunità, sia per sollecitare il mercato interno a riprendere l’attività con coraggio e determinazione»
«Mai come oggi – sottolinea Cagnoni – VicenzaOro è un’occasione fondamentale per la ripresa di un settore d’ eccellenza del made in Italy, che esporta l’85% del suo fatturato. Dopo 18 mesi bui, questo appuntamento diventa una straordinaria opportunità, sia per sollecitare il mercato interno a riprendere l’attività con coraggio e determinazione, sia per proiettarci nuovamente verso i mercati di tutto il mondo con rinnovata fiducia».
Ma il presidente ha anche parlato delle prossime sfide che riguardano VicenzaOro, su cui Ieg punta. «Questa manifestazione ci pone e ci porrà problemi di crescita e di sviluppo. E intendiamo come società corrispondere a queste esigenze, che non sono il risultato di considerazioni teoriche, ma rappresentano la soddisfazione di manifestazioni concrete che ci derivano dal mercato. Sarà una discussione suggestiva, scomoda per alcuni tratti, perché ci impegnerà anche in decisioni importanti, ma penso che si creeranno il miglior clima e la miglior atmosfera per affrontarle, visto che partiamo da esigenze nobili che il mercato ci chiede».
«L’export italiano nei primi sei mesi del 2021 ha fatto segnare un +4,1% sullo stesso periodo del 2019, segno che siamo fuori dal Covid e l’Italia ha la migliore performance di export tra i paesi del G8»
Parla di «coraggio e determinazione di organizzatori ed espositori» Carlo Maria Ferro, che in questi giorni ha vissuto molti momenti simili. «È la nona fiera che inauguro questa settimana, in un contesto di 80 eventi internazionali sostenuti da Ice. Il Sistema Paese sta accompagnando le imprese nella ripartenza grazie ai risultati della campagna vaccinale, tra le più avanzate al mondo, alla capacità degli organizzatori, al coraggio degli espositori e delle aziende e agli interventi di supporto che anche Ice Agenzia sta mettendo in atto. L’export italiano nei primi sei mesi del 2021 ha fatto segnare un +4,1% sullo stesso periodo del 2019, segno che siamo fuori dal Covid e l’Italia ha la migliore performance di export tra i paesi del G8. La crisi che abbiamo vissuto è stata di domanda, ma quando questa è ripartita si è vista la vitalità delle aziende».
«È il momento di una riflessione coraggiosa e profonda sul sistema fieristico, perché la pandemia ha dimostrato che nessuno è immortale»
Imprese che, secondo Roberto Marcato, molti hanno dato per agonizzanti a torto. «Nell’ultimo trentennio abbiamo vissuto una crisi ogni 10 anni e tutte le volta si metteva in discussione il modello del Nordest, dicendo che le Pmi avevano difficoltà a reagire. Tutte le volte si sono rialzate e sono quelle che stanno facendo più Pil e occupazione». Ma al di là dell’orgoglio veneto, l’assessore vorrebbe anche vedere le “sue” fiere fare sinergia. «È il momento di una riflessione coraggiosa e profonda sul sistema fieristico, perché la pandemia ha dimostrato che nessuno è immortale e non si possono mostrare muscoli che non si hanno. Sei anni fa provai a mettere attorno a un tavolo le fiere venete, ma senza risultati. Spero che il Covid ci riesca, perché bisogna immaginare sinergie per essere competitivi e il dialogo con Rimini è un esempio di questo salto di qualità».
Se Ferro guarda i numeri generali con entusiasmo, Claudia Piaserico è molto più cauta su quelli orafi, pur positivi. Per lei, poi, sul palco di Vicenza l’emozione era doppia: veder ripartire la fiera “di casa” ed esservi presente come neopresidente.
«Speranza, entusiasmo, ma cautela. I prossimi mesi dovranno confermarci lo stato dell’arte, sia del mercato domestico che di quelli esteri di riferimento»
«Un anno fa con Voice comunicavamo un settore coeso, presente e che non si è arreso. Oggi diamo un messaggio globale, che siamo pronti all’epoca post Covid. I dati di Confindustria Moda ci dicono che nei primi cinque mesi dell’anno l’export è cresciuto del 2,8% sul 2019, con picchi a marzo e aprile e un rallentamento a maggio; ma considerando non il valore, ma la quantità, il dato cambia e diventa un -11%, segno che abbiamo esportato prodotti con maggiore valore aggiunto, ma che a causa delle quotazioni in rialzo le performance del 2019 non sono ancora state raggiunte. Quindi speranza, entusiasmo, ma cautela. I prossimi mesi dovranno confermarci lo stato dell’arte, sia del mercato domestico che di quelli esteri di riferimento e chiarire se si tratta di un ritorno ad acquistare il made in Italy o di un fuoco di paglia».
Soddisfatto, e non potrebbe essere altrimenti, il sindaco Rucco, che con Ieg ha collaborato anche a ViOff.
«Dopo molti mesi difficili stiamo uscendo da un periodo buio, con segnali di ripartenza importanti. Il Veneto e Vicenza in particolare stanno mostrando una forza incredibile»
«Abbiamo lavorato molto per far ripartire la fiera dell’Oro che prende il via più forte che mai e ad accompagnare questo importante momento ci sarà anche ViOff, il fuorifiera, durante il quale i buyer italiani e stranieri diventeranno protagonisti. Dopo molti mesi difficili – prosegue il sindaco -, stiamo uscendo da un periodo buio, con segnali di ripartenza importanti. Il Veneto e Vicenza in particolare stanno mostrando una forza incredibile e il prodotto interno lordo di questa Regione lo dimostrerà a fine anno. Questa è una terra di invenzione, laboriosità e determinazione: siamo pronti alle sfide del futuro. Vicenza sta cambiando e il progetto definitivo dell’alta velocità-alta capacità vedrà addirittura una stazione con fermata in fiera».
E se la vicepresidente Franco ha sottolineato come «le manifestazioni non possono essere sostituite dal digitale: la relazione che avviene in presenza tra buyer ed espositori è insostituibile», in chiusura Carniello ha letto il messaggio inviato dal ministro degli Esteri Luigi di Maio, che ha ricordato come «in questo difficile anno e mezzo, l’azione della Farnesina a sostegno del sistema fieristico si è arricchita di diversi strumenti, sia promozionali che finanziari. Con l’obiettivo di fronteggiare le sfide presentate dall’emergenza pandemica e dalle esigenze della ripresa, abbiamo infatti voluto inserire le fiere tra i sei pilastri fondamentali del “Patto per l’Export”. In questo segmento, abbiamo previsto, anche grazie ad Agenzia Ice, azioni promozionali di potenziamento, di incoming e di comunicazione, in forma sia fisica che digitale e, attraverso SIMEST, un’apposita linea di finanziamento agevolato dedicata ai quartieri fieristici e agli organizzatori di fiere internazionali».
TALK INAUGURALE
Il dibattito di apertura si è focalizzato sullo “Stato dell’arte” #thestateoftheart, tracciando un ritratto dell’attuale del settore dalle voci di Stephen Lussier, executive vice-president consumer and brands di De Beers; Jérôme Favier, vice presidente e ad di Damiani International; Nicolò Rapone, operations senior director of jewelry business unit di Bulgari e Massimo Fasoli, ad e jewellery designer dell’azienda omonima.
«Tra gennaio e giugno 2021 il fatturato è cresciuto dell’80% circa rispetto ai minimi del primo semestre dello scorso anno»
Ad illustrare i numeri del settore Stefania Trenti, responsabile ufficio industry direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. L’orafo, ha spiegato, è un comparto che più di altri ha subito uno shock registrando un’impennata dei prezzi e conseguente depressione della domanda, limitata anche dalla chiusura dei canali distributivi e dell’assenza dei turisti. «Ma sta recuperando rapidamente: tra gennaio e giugno 2021 il fatturato è cresciuto dell’80% circa rispetto ai minimi del primo semestre dello scorso anno». La reale misura della crescita risulta dal confronto con il 2019 che, come ha sottolineato Trenti, «È già dell’8% superiore rispetto allo stesso periodo del 2019, un risultato migliore rispetto alla media del manifatturiero». Una crescita che fa fronte ad «uno scenario di domanda mondiale previsto ancora in crescita nei prossimi anni».
I relatori hanno portato la propria esperienza nel periodo della pandemia, a partire da quella della De Beers, che a fronte di una crisi di approvvigionamento si è adoperata per sostenere le comunità che dipendono da quelle attività. «Noi di De Beers e i nostri partner della JV abbiamo messo in atto un programma di soccorso Covid-19 del valore di circa 17 milioni di dollari – racconta Lussier – lavorando per garantire che il settore dei diamanti e tutti coloro che ne dipendono potessero riprendersi e ricostruire il più rapidamente possibile. Adesso stiamo vedendo la domanda di diamanti nei nostri mercati chiave superare quella pre-pandemia».
Un supporto che Bulgari ha rivolto anche ai propri dipendenti. «L’impatto iniziale è stato duro. Siamo stati vicini a chi era a casa senza poter lavorare, abbiamo imparato a leggere i piccoli grandi segnali di stress per poi offrire il supporto più adeguato – afferma Rapone – In azienda ci siamo concentrati nell’implementare strumenti dedicati alle fasi di post-vendita e piattaforme di collaborazione con partner e fornitori».
Il Covid, infatti, è stato foriero anche di cambiamenti e innovazione. «Per noi la crisi è stato un catalizzatore di trasformazione – sottolinea Favier – Il cliente finale è sempre più attento e ricerca il brand con tutto il suo patrimonio di valori, contenuti e autenticità. Crediamo che la partita si giochi sul terreno dell’omnicanalità e dei touchpoint multipli. È il percorso completo che conta nell’experience del cliente».
«È in corso un’accelerazione alla digitalizzazione di tutti gli attori del processo, dal brand al consumatore – concorda Fasoli – Chi è più prossimo alla backbone digitale accelera molto più velocemente, chi è più in periferia sperimenta una curva lenta e questo genererà delle diversità nelle abitudini dei consumatori».
FOPE E IED
La prima giornata di fiera è stata anche l’occasione per Fope di premiare il progetto di tesi di laurea portato avanti con il corso triennale di Design del gioiello dello Ied di Torino. Compito dei ragazzi era reinterpretare come tesi di laurea la maglia Fope dal loro punto di vista, senza stravolgerne l’identità, non solo nel gioiello, ma anche nell’accessorio. Vincitore Jacopo Melis, 21enne di Torino, del quale sono stati apprezzati soprattutto gli occhiali, che riprendono gli elementi dell’iconica maglia.
Ha unito l’identità Fope e l’ispirazione punk, invece, Chiara Fabbri, 23enne di Rimini che è stata scelta per uno stage in azienda.
«Da questo progetto – sottolinea Claudia Piaserico, product development manager di Fope – sono uscite idee interessanti e creative. Jacopo è stato scelto perché coerente con lo spirito dell’azienda e innovativo. Chiara invece ci ha colpiti per la capacità di interpretare il brand e rispondere a ciò che chiedevamo».
«Ci ha fatto piacere condividere questa iniziativa – afferma l’ad Diego Nardin – che credo vada portata ad esempio e sostenuta. Per noi è importante pensare al futuro dei giovani e dar loro la possibilità di confrontarsi col mondo reale con un progetto concreto».
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