Enzo Liverino, il corallo è nel suo dna
È una storia quella della Enzo Liverino 1884 che potrebbe essere quella di un romanzo. Una narrazione che attraversa quasi un secolo e mezzo di bellezza e di cultura che si intreccia indissolubilmente con quella di una famiglia e con quella dell’Oro Rosso, vera testimonianza di un patrimonio, la cui lavorazione è candidata a Patrimonio Mondiale immateriale dell’Unesco.
C’era una volta, tanto tempo fa, un giovane corallaro. Il suo nome era Basilio Liverino anche se tutti lo chiamavano “Girone” per la sua altezza. Era nato a Torre del Greco nel 1875, figlio di genitori ignoti e un giorno chiese una grazia al re d’Italia. Potrebbe essere questo l’incipit giusto per raccontare la storia di una grande azienda torrese, quella di Vincenzo Liverino, erede di una storica famiglia che dal 1894 ha legato il suo nome a quello del corallo, il cosiddetto “oro rosso”. La “Enzo Liverino 1894” ha, tutt’ora, sede a Torre del Greco in via Montedoro, da dove continua a produrre ed esportare i suoi coralli in tutto il mondo come più di un secolo fa.
Enzo Liverino, come comincia questa storia?
Qualcuno ha definito questa una favola, quella del mio bisnonno, Basilio Liverino il giovane corallaro figlio di madre e padre ignoti. Fu adottato da una famiglia di poveri artigiani che lavorava i cammei. Come accade spesso, questo ragazzo aveva talento, una marcia in più e lo dimostrava già giovanissimo a bottega. Basilio aveva uno zio che possedeva un piccolo laboratorio del corallo. E fu così che “Girone” si avvicinò all’oro rosso, la cui lavorazione trovava più affascinante di quella del cammeo. Aveva anche doti da imprenditore e riuscì, giovanissimo, ad aprire una fabbrichetta. Fu chiamato poi militare e inviato in Sardegna. Qui, un giorno arrivò il re d’Italia. Basilio fu sistemato, data la sua altezza, all’inizio del picchetto d’accoglienza e appena il sovrano passò, si gettò letteralmente ai suoi piedi supplicandolo, in dialetto napoletano, di ritornare a casa dalla sua famiglia, al suo lavoro. Il re si fece tradurre quella supplica e rimase colpito dalle parole e dal gesto del giovane e gli concesse un mese di licenza. Basilio fondò così la Liverino e figli che nel 1936 chiuse per dare vita alla nuova Vincenzo Liverino, quella di mio nonno, e dei suoi 4 figli tra cui mio padre. Nel 1970 i fratelli si divisero e nel 1973 ci trasferimmo nella nuova sede in via Montedoro a Torre del Greco.
Enzo Liverino, erede di un patrimonio di bellezza e sapienza artigianale inestimabile quale quello del corallo, imprenditore, Presidente della Commissione corallo Cibjo e anche presidente del Consiglio di reggenza della succursale della Banca d’Italia di Napoli: cosa rappresenta per lei il corallo?
Sarebbe scontato dire che il corallo fa parte di me, del mio DNA, insomma che ce l’ho nel sangue. Il corallo è una gemma viva, biogenica ed è per questo che mi trasmette calore, colore, idee, serenità e pace e soprattutto la forza di andare avanti.
La pandemia ha sconvolto il mondo e l’economia. Un commento sul 2020 appena trascorso e soprattutto sul 2021. Cosa è accaduto e cosa accadrà al corallo?
Il nostro settore si è completamente fermato nel 2020. Se volessimo trovare una nota di positività in questa pandemia direi che ci ha lasciato il tempo di riorganizzare le nostre aziende e di concretizzare nuovi progetti. Come commissione corallo di Cibjo, da marzo a giugno 2020, abbiamo lavorato molto sull’educational, con una serie seguitissima di webinar. Sono un ottimista e credo in una ripartenza del settore anche se a rilento. Per ora bisogna resistere e portare avanti nuove iniziative. È già partito un importante progetto che coinvolge l’Università Federico II di Napoli e il Comune di Torre del Greco, grazie al sindaco Giovanni Palomba e alla sua giunta. Presto, infatti, nascerà un Centro Scientifico dell’ateneo napoletano di studi sul corallo proprio a Torre del Greco. Sia sul corallo del Mediterraneo ma anche su quello di barriera che è a rischio. Sarà in grado di trasmettere dati e collaborare con altri istituti scientifici nel mondo. Una grande soddisfazione per tutti gli addetti della nostra filiera.
Cosa è importante trasmettere alle nuove generazioni?
È importante trasmettere che nulla è certo e scontato. Questa è la lezione che abbiamo imparato in questo triste momento storico. La lezione è quella di seguire le orme dei nostri padri e nonni: rimboccarsi le maniche e soprattutto tenere in grande considerazione il risparmio. Il messaggio che vorrei dare ai ragazzi è: amare di più se stessi e contemporaneamente la natura.
Il museo del corallo collezione Liverino è tra i vostri fiori all’occhiello. Ospita più di 1.000 esemplari scultorei e di gioielleria in corallo e pietre dure e non solo.
Si tratta di circa quattrocento metri quadrati di esposizione. Il desiderio di mio padre era quello di aprire una sezione dedicata agli attrezzi antichi che servivano alla lavorazione del corallo: spade, lime, tenaglioni, archetto. Mio padre conservava tutto e ho trovato, facendo ordine, non solo tutto l’archivio storico della Vincenzo Liverino, ma anche quello della Ditta Costa di Genova, la più grande fabbrica di corallo che sia mai esistita che mio padre acquistò negli anni ’60. Presto apriremo altre due sezioni del museo: la prima dedicata proprio agli attrezzi e agli archivi, e l’altra dedicata all’artista belga di fama mondiale, Jan Fabre con il quale collaboriamo da diverso tempo e che ha realizzato ben 10 opere con il nostro corallo rosso. Quattro le abbiamo donate al Pio Monte della Misericordia di Napoli, in esposizione permanente.
2 Comments
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Francesco Rubino
Il corallo è stato uno dei miei soggetti preferiti per le mie fotosub in macro. Grazie a Basilio Liverino con il suo bel libro “Il corallo ” e con il quale i primi anni ottanta ho avuto una piacevole conversazione telefonica, le nozioni sul corallo mi sono più chiare.
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