Alice Rendon: «Accogliere una prospettiva più onnicomprensiva è ormai necessario al fine di sviluppare un discorso in evoluzione in ogni ambito artistico»

La Florence Jewellery Week ha compiuto passi da gigante con la sua attesa quarta edizione. L’evento a cadenza biennale, progettato e ideato da Giò Carbone con la sua scuola fiorentina Le Arti Orafe ha registrato grande partecipazione di pubblico dal 28 aprile al 2 maggio nelle esclusive location del capoluogo toscano.
Oltre 100 artisti e designer provenienti da tutto il mondo, 7 mostre in 6 diverse location, un itinerario prezioso ospitato in 8 alberghi a cinque stelle, 2 giorni di conferenze e dibattiti ed un’altra serie di eventi e mostre collaterali hanno favorito un viaggio indispensabile per orientarsi nell’attualità del gioiello e quello che sarà il suo futuro.

Giò Carbone

Dal 2005, anno della prima sperimentale edizione di Preziosa Contemporary Jewellery, al 2022 che ha segnato un ritorno in presenza dopo gli anni più cruenti della pandemia (che ha lasciato il segno anche nelle reinterpretazioni del gioiello contemporaneo) il percorso della manifestazione si è ancora più ampliato, fino a ridefinire i confini del gioiello contemporaneo, spingendosi verso una visione olistica e multidisciplinare, perché, come ha dichiarato Giò Carbone «FJW è una occasione di incontro e riflessione sulla cultura e sul significato di cui i gioielli sono stati e sono tuttora portatori, della simbologia, della sapienza, della complessità e diversità di cui sono emblema e testimonianza storica. Coniugando passato e presente, tradizione e modernità, il progetto vuole contribuire a riaffermare i legami tra ricerca artistica, artigianato, design e nuove tecnologie, in una prospettiva sinergica e multidisciplinare».

Alice Rendon indossa Koen Jacobs, Phaeton, marionetta indossabile, 2019, argento, ambra, Collezione LAO – Le Arti Orafe – ©ph. Luca Iannuzzi

Con Alice Rendon (una laurea magistrale in storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Firenze e già docente di storia del gioiello contemporaneo presso la scuola LAO), giovane curatrice che ha collaborato alla realizzazione di questa edizione, abbiamo cercato di comprendere quali sono gli scenari futuri che ci aspettano.

Alice, sei la co-curatrice di questa importante edizione della FJW, quella della “rinascita” se possiamo osare tanto. La quantità di eventi prodotti è impressionante, quanto è stato difficile mettere in piedi un così articolato percorso?

Sicuramente l’entusiasmo diffuso che ha fatto seguito all’interruzione degli anni scorsi ha influenzato la programmazione di quella che è diventata l’edizione più ricca e ambiziosa. Insieme a Giò abbiamo iniziato a immaginare il nucleo centrale dell’evento – la mostra PREZIOSA – già l’estate scorsa, coinvolgendo alcuni degli artisti che dovevano figurare nell’edizione cancellata e allargando lo sguardo verso altre proposte, affidando alle opere selezionate il compito di raccontare le derive attuali della ricerca nel campo della decorazione del corpo.

L’eterogeneità è nata dalla volontà di costruire un programma che riflettesse la complessità del mondo del gioiello, dando spazio sia alle novità internazionali più sperimentali sia alle eccellenze locali.
L’ampliamento del programma ha suscitato molto interesse e in pochi mesi il progetto ha raggiunto una portata inaspettata.

Sei giovanissima e in Italia ottenere un ruolo come il tuo rappresenta una grande conquista. Per gli sviluppi della tua carriera data la tua età anagrafica, ritieni siano maggiori i benefici o gli ostacoli?
LAO mi ha concesso una grandissima opportunità, e di questo ringrazio Giò Carbone ed Anna Balatti, che mi hanno coinvolta all’interno di tutti gli eventi extra didattici. La mia collaborazione, iniziata con un tirocinio universitario curriculare durante la stesura della tesi di laurea magistrale dedicata al gioiello d’artista si è poi espansa con la realizzazione di brevi approfondimenti per il blog PREZIOSA che mi hanno portato ad affiancare la vincitrice della residenza artistica di PREZIOSA YOUNG 2017, Qiana Wang e l’assegnatario dello stesso premio dell’edizione 2019, Koen Jacobs, occupandomi della presentazione critica della collezione cui ciascuno ha lavorato durante i 3 mesi di soggiorno presso i laboratori della scuola. Conclusi gli studi è arrivata poi la proposta di tenere il corso di Storia del gioiello contemporaneo e così ho iniziato a insegnare nel 2019, dedicandomi nel contempo al riordino della ricchissima biblioteca specialistica e alla gestione delle pagine social. Tra tutti gli altri progetti in cui sono stata coinvolta, nell’inverno 2020 mi è stato affidato il coordinamento di “SEGNI SUL VOLTO” il progetto sperimentale di progettazione collettiva proposto a LAO dalla designer Carla Riccoboni.
Tutto ciò per chiarire quanto io sia potuta crescere in termini professionali all’interno di un’istituzione didattica prestigiosa come LAO.

Per rispondere infine alla domanda, si parla tanto e spesso della necessità di investire sui giovani per rivitalizzare e riattivare il mondo del lavoro – ecco, io ho avuto la grande fortuna di incontrare persone che coltivano questa sensibilità e quest’attenzione, lasciandomi spazio a sufficienza per esprimermi e per mettermi alla prova. La mia speranza per il futuro è di avere altrettante occasioni per continuare a esercitare in questo campo, in parte ancora sconosciuto ma fortunatamente in espansione.

Avere come palcoscenico la patria dell’Umanesimo e del Rinascimento quanto ha supportato la vostra attività curatoriale?

Il confronto con la tradizione è obbligato, ma al di là dei fasti storici di Firenze, l’eccellenza orafa sopravvive tutt’oggi ed è ancora in grado di raggiungere esiti qualitativi quasi inimmaginabili, e di questo invece si parla troppo poco. Penso al copricapo appartenente alla serie del Vello d’Oro firmato dal grande maestro Giovanni Corvaja, in mostra durante la FJW presso gli ambienti espositivi di Palazzo del Pegaso. Ospitare un oggetto simile, per la prima volta in Italia, significava anche rendere omaggio alle vette dell’arte orafa non solo fiorentina ma nazionale, senza tuttavia rifugiarsi nostalgicamente nel passato, ma anzi celebrando quei prodotti artistici contemporanei che ugualmente nascono da un controllo assoluto e poetico della tecnica.

Da anni, il gioiello contemporaneo segue un percorso elaborato e ricco di spunti che va ben oltre l’idea “classica” di monile, spesso proponendo oggetti molto belli e curati ma che difficilmente sposano l’idea di funzionalità e/o di indossabilità. Partendo da questa premessa come si può – secondo te – sensibilizzare un pubblico non di settore verso un ambito così circoscritto?

Tra le nostre priorità c’era la volontà di coinvolgere un pubblico più ampio possibile, a tal fine infatti, la presenza di artisti e figure di esperti che rappresentassero le diverse declinazioni dell’arte ci ha aiutato ad abbracciare i cosiddetti sconfinamenti della “gioielleria di ricerca”.
Accogliere una prospettiva più onnicomprensiva è ormai necessario al fine di sviluppare un discorso in evoluzione, e questo vale per tutti i linguaggi dell’arte. Allo stesso modo anche gli artisti ospiti non sono stati necessariamente e solo orafi, ma più spesso si è trattato anche di scultori, pittori, designer, artigiani, la cui pratica si concentra sulla creazione di oggetti che stabiliscono una relazione di prossimità con il corpo, includendo questo tipo di indagine in un’accezione più ampia e democratica per comunicare e confortare il valore della multidisciplinarietà della ricerca, creando nuovi spazi di riflessione.


Il design ci insegna che le più belle proposte arrivano non solo dai giovani ma da chiunque si lasci coinvolgere emotivamente da sensazioni con il mondo esterno. Questa interazione vi ha spinto a cercare nella multidisciplinarità una visione più olistica anche nel gioiello contemporaneo. Ci racconti come nasce questo concetto che abbraccia insieme la persona e l’accessorio?

Questo concetto nasce nel solco di una ricerca ormai avviata nella seconda metà del secolo scorso. L’utilizzo di strumenti espressivi di norma appartenenti alle arti visive ha incluso negli anni Ottanta anche per l’ambito del gioiello atteggiamenti profondamente concettuali, come l’aspetto performativo o processuale dell’opera. Oggi la sperimentazione continua e queste libere incursioni nascono dalla volontà di interrogarsi su cosa significhi e cosa rappresenti l’ornamento per l’uomo, da un punto di vista non solamente estetico, ma anche ontologico, sociale, antropologico, e nello specifico, gli artisti internazionali rappresentati nella mostra principale PREZIOSA hanno offerto molteplici prospettive di lettura in questo senso.

Il gioiello è diventato anch’esso multicanale, si parla sempre più frequentemente di Metaverso, di Nft … come si evolverà il mondo del gioiello contemporaneo? Troverà spazio tra i nostri avatar?

Certo, suppongo che anche il mondo del gioiello contemporaneo si lascerà trascinare in questa direzione, tanto più che le possibilità interattive offerte dalle App in circolazione già spingono verso una decorazione solo apparente e temporanea. In occasione del seminario condotto online all’interno del progetto SEGNI SUL VOLTO, tra i contributi, quello di Roberta Bernabei, professoressa alla Loughborough University, si è concentrato proprio sulle possibilità di modificazione estetica digitale offerte dalla realtà aumentata, accresciute durante gli anni della pandemia.
All’interno della mostra PREZIOSA poi, i gioielli multimediali della ricercatrice e designer Jayne Wallace hanno dimostrato che è possibile sfruttare la tecnologia come forma di sostegno in contesti complessi (come le malattie neurodegenerative, il lutto, il fine vita), aiutando il destinatario del pezzo a non perdere il senso del sé, grazie alla stimolazione offerta da gioielli interattivi concepiti insieme all’utente secondo un metodo di co-creazione. Più semplicemente, Wallace racconta di una tecnologia ‘poetica’, in grado di rinnovare il ricordo della propria identità o la forza di legami affettivi che rischierebbero altrimenti di perdersi nella distanza fisica.
Il gioiello multimediale o indossato solo digitalmente non è quindi più una novità e probabilmente anche il mercato del gioiello contemporaneo che vorrà imboccare questa direzione dovrà regolamentarsi secondo il sistema degli Nft e della tecnologia blockchain. Sebbene ritengo che la materialità costituisca uno degli aspetti più affascinanti del gioiello, è interessare rimetterla in discussione proprio attraverso la sua negazione, per esplorare i limiti e le possibilità creative di un mondo parallelo in cui l’immaginazione potrà esprimersi nella più assoluta libertà…

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