I gioielli della Regina. Eleganza, sobrietà e storia nel portagioie di Elisabetta II
Con Lilibet va via l’ultimo, tenace baluardo del XXI secolo. Il mondo è disseminato di sovrani, (soprattutto il Vecchio Continente), ma Queen Elizabeth era sinonimo di regina e con lei è decaduta un po’ quell’idea di regalità.
L’effimero non le apparteneva e la sua immagine ne era e ne resterà una dimostrazione.
Ogni sua uscita era sempre accompagnata dai gioielli più belli, importanti, mai ostentati. Non è un caso infatti che i gioielli della Corona (di proprietà statale) hanno rappresentato nell’immaginario collettivo il maggiore tesoro al mondo. Diventato protagonista di libri e film, il patrimonio prezioso della corona racchiude una gran quantità di gioielli che rappresentano non solo i simboli del potere (che si sussegue ininterrottamente da quasi un millennio attraverso la monarchia britannica) ma anche le eccellenze della maestria orafa. Ben custodite nella Torre di Londra sono conservate corone, tiare, collane e scettri che spesso nelle manifestazioni ufficiali hanno assunto un ruolo da protagonista.
Tra tutti gli oggetti, il ruolo d’eccezione va assegnato alla Corona Imperiale di Stato, usata nelle cerimonie di incoronazione a Westminster e nei discorsi di apertura annuale del Parlamento.
Realizzata nel 1838 per l’incoronazione della Regione Vittoria (trisavola di Elisabetta II, il cui lungo regno durato 63 anni ha dovuto cedere il passo al record reggiunto da Queen Elizabeth con i suoi settanta anni di governo) a seguito di una caduta subì diversi danni annotati dalla stessa sovrana sul suo diario «era tutta rotta e schiacciata come un budino spiaccicato».
Riallestita nel 1937 per di Giorgio VI (padre di Elisabetta) assunse la forma attuale in occasione dell’incoronazione della Regina il 2 giugno 1953. Preziosissima (e pesantissima, oltre un chilogrammo e limita i movimenti dei sovrani), in oro, argento e platino è ornata da circa tremila diamanti che incorniciano perle, smeraldi, rubini e zaffiri tra cui quello di Edoardo il Confessore, recuperato dall’anello dell’incoronazione di Edoardo (incoronato nel 1042).
Uno degli altri simboli del reame è il Globo uno dei pezzi più antichi, risalente al 1661 e realizzato per l’incoronazione di Carlo II che rappresenta il dono del regno al suo sovrano e viene consegnato al sovrano durante la cerimonia di insediamento. Una sfera d’oro cava larga 30 cm che sostiene una croce, ornata con nove smeraldi, 18 rubini, nove zaffiri, 365 diamanti, 375 perle, un’ametista e una pietra di vetro.
E poi c’è lo scettro anch’esso risalente alle stessa epoca e rinomato soprattutto perché sorregge La Stella d’Africa (Cullinan I, da 530ct, con taglio a goccia e che si stima possa avere oggi, da solo, un valore dei oltre 500mln di dollari) uno dei nove grandi diamanti ottenuti dal taglio di una delle gemme più grandi al mondo, il Cullian (del peso alla sua estrazione di 3.106 carati con 10 cm di lunghezza, 6.3 di larghezza e 5.9 di spessore) scoperto in SudAfrica agli inizi del Novecento ed acquistato dalla corona britannica nel 1907 per la stratosferica cifra di 150mila sterline.
Tra gli altri gioielli della corona c’è il Diadema di stato di Giorgio IV o Diadema di diamanti realizzato nel 1821 per la sua incoronazione e commissionato dallo stesso sovrano al gioielliere di corte Rundell, Bridge and Rundell.
Il diadema di Giorgio IV; Una foto d’epoca che ritrae la regina Elisabetta che indossa il diadema; il ritratto fotgrafico di Chris Levine; il ritrato dipinto da Lucien Freud e il francobollo celebrativo.
Con 1333 diamanti del peso totale di 325.75 carati e 169 perle si delinea con un profilo elegante di rose, cardi e trifogli, simbolo rispettivamente di Inghilterra, Scozia e dell’Irlanda. Il copricapo è diventato oltremodo famoso poiché indossato da Elisabetta II nel ritratto riprodotto sui francobolli e le monete del Regno Unito e nel più recenti ritratto fotografico (commissionato nel 2004) di Chris Levine e nel piccolo (15x23cm) crudo ma veritiero dipinto del 2001 eseguito da Lucien Freud.
Ma accanto a questo vero e proprio patrimonio storico-artistico, c’è da annoverare la collezione privata e personale della monarchia; si ipotizza che siano stati in possesso di Elisabetta oltre 300 pregiati gioielli, tra cui spicca la tiara Fringe un prezioso diadema indossato il giorno delle nozze con il principe Filippo. Appartenuta alla regina Mary, originariamente era una collana a frange (regalo della regina Vittoria per il suo giorno di nozze) che la stessa sovrana fece trasformare successivamente in tiara. Composta da 488 diamanti montati su platino, la tiara propone uno stile a raggi che ricorda i copricapi russi (kokoshnik) ritornato in voga nel XIX con i Romanov.
La lista dei gioielli da elencare sarebbe lunghissima, ma è bastato solo accennare ad essi per evidenziarne il valore e la ricchezza. La loro leggendaria bellezza, infatti, è stata sotto i riflettori nel luglio scorso durante l’esposizione celebrativa a Buckingham Palace per il giubileo di platino di Elisabetta che ha festeggiato i suoi settant’anni ininterrotti di regno; occasione per la quale anche la Maison Bulgari, ha realizzato una preziosa parure con smeraldi ispirata proprio alla sovrana.
Anche gli accessori non mancavano al suo guardaroba, è sufficiente ricordare le iconiche borsette (rigorosamente ed affezionatamente Launer) che indossate in particolari modi consegnavano messaggi e segnali ai fedeli inservienti.
Mancherà molto quel suo portamento e quella sua regalità!
God Save the Queen!
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