Editoriale: E non dite che non ve l’avevamo detto
Un nostro sondaggio realizzato subito dopo le festività aveva evidenziato un andamento non catastrofico delle vendite di Natale nelle gioiellerie. Consapevolmente, pubblicando la nostra indagine, sapevamo che saremmo andati incontro a polemiche. In questi giorni con la sua autorevolezza, La Repubblica conferma quanto da noi pubblicato.
Nei giorni scorsi, come da consuetudine, abbiamo pubblicato un sondaggio relativo alle vendite natalizie. L’indagine realizzata su un campione di circa 400 risposte, senza nessuna velleità scientifica ma solo finalizzata ad avere un’indicazione sull’andamento del mercato, ha prodotto sostanzialmente due dati fondamentali in netta contrapposizione con altri segmenti produttivi, soprattutto nell’ambito del lusso e della cura della persona, portandoci a titolare: “Natale in gioielleria calo ma non tracollo”, perché, pur nella negatività del momento storico/economico, queste indicazioni, forniteci dai nostri lettori, riconoscevano un andamento difficile ma non negativo.
Come da copione, la nostra inchiesta ha suscitato grande scalpore alimentando livore sui social – chi non è ha!, ma anche troll ed altri soggetti abituati ad aggredire per partito preso.
Nei giorni scorsi, tuttavia, all’interno dell’inserto “Affari e Finanza di Repubblica”, la corrispondente da Parigi Anais Ginori, nel raccontare il completamento della acquisizione di Tiffany da parte di LVMH titolava: “È la gioielleria il nuovo Eldorado delle grandi griffe”.
Gli organi di stampa sono impazziti?
Nell’ampio servizio, riportando un rapporto di Bain&Company, l’autorevole collega evidenzia come, su scala mondiale la gioielleria abbia retto più di altri settori, registrando nel 2020 un calo solo del 15 per cento rispetto al 25 percento degli altri segmenti del lusso perché, come dichiara Claudia D’Arpizio, senior partner di Bain & Company: “la gioielleria è uno dei settori che si sta mostrando più resilienti nella pandemia”.
Aldilà delle polemiche o delle autocelebrazioni, credo che tutti dobbiamo trarre linfa da quanto ci raccontano questi dati. Il mondo della gioielleria, del bijou e dell’accessorio non è agonizzante ma solo, in alcuni casi, ‘impolverato’. Allora rimettiamoci tutti in gioco, produttori, gioiellieri, associazioni ed enti fieristici, per rilanciare un bene comune. Il 2021 sarà ancora un anno difficile, soprattutto per il limite degli spostamenti e delle impossibilità oggettive, almeno per ora, di creare momenti di incontro.
Ma a noi tutto questo non spaventa, siamo abituati alla resilienza.
POST COMMENT