Anna Gaia. Utopia, dal profondo del mare

Utopia, ha voluto dare al gioiello con perle uno stile contemporaneo, per conquistare le nuove generazioni. Oggi possiamo tranquillamente dire che la scommessa è stata vinta

Anna Gaia

Il mondo delle perle e delle pietre preziose non ha segreti per la famiglia Gaia, che è nel settore da più di sessanta anni ed è fornitrice, con la società Gemmindustria Gaia, di grandi maison della gioielleria. Il marchio Utopia, lanciato nel 2000, ha rappresentato per la famiglia un po’ una scommessa. Quattordici anni fa infatti il mondo delle perle era legato a un cliché fin troppo tradizionale, quello del classico filo e orecchini, spesso tramandati di generazione in generazione e custoditi nel cofanetto della nonna. I gioielli moderni con le perle, insomma, erano un’assoluta rarità. In antitesi con questa immagine, Anna Gaia, giovane erede della dinastia e AD del marchio Utopia, ha voluto dare al gioiello con perle uno stile contemporaneo, per conquistare le nuove generazioni.

Oggi possiamo tranquillamente dire che la scommessa è stata vinta: Utopia ha contribuito in modo importante al rinnovamento d’immagine della perla e i suoi gioielli sono venduti in tante parti del mondo. In Europa e negli Stati Uniti, dove la griffe milanese ha aperto un ufficio a Manhattan, in Russia e nei paesi dell’Europa Orientale, nelle località turistiche, da Saint Tropez a Cannes, da Cipro a Istambul. Nei Caraibi, in America Latina, nei paesi del Golfo. Nuova frontiera ovviamente è l’Oriente, dove le splendide perle Utopia hanno conquistato un posto in prestigiose gioiellerie di Cina, Singapore, Filippine, Malesia e Giappone.

Perché avete scelto le perle dei mari del Sud?
Fanno parte della nostra storia, la mia famiglia importa perle da sempre. Fino agli anni ’70 le Akoya erano padrone del mercato, poi sono nate le coltivazioni di perle dei mari del Sud e noi siamo stati tra i primi a scoprirle.

Perle australiane e di Tahiti sono sinonimo di lusso…
Certo non sono destinate al mass market… Abbiamo anche una collezione di pezzi unici, disegnati intorno a una perla di forma particolare. Li realizziamo nel nostro atelier di Milano e ogni dettaglio nasce dal continuo confronto fra l’orafo e il designer. Il prezzo, ovviamente, è proporzionato al valore. Ma questa è solo una delle due anime di Utopia.

Vuol dire che c’è un’anima più democratica?
Per il 2015 abbiamo pensato anche a un pubblico meno elitario, creando una collezione ideale per le donne che vogliono un gioiello prezioso ma versatile. Per renderlo ancora più portabile abbiamo messo a punto una soluzione ingegneristica che ci consente di creare bracciali, girocollo e anelli in oro leggeri ed elastici come una molla.

 È vero che avete successo in Cina?
Abbiamo trovato un immediato gradimento e siamo i primi ad esserne sorpresi. Parliamo di un paese con una grande tradizione, legata a un gusto minimalista, che ritenevamo inaccessibile allo stile un po’ barocco e alle notevoli dimensioni dei nostri gioielli couture. E invece abbiamo scoperto che anche in Asia le donne hanno una visione moderna della gioielleria.

Un’utopia diventata realtà…
Diciamo piuttosto che anche in Cina abbiamo una nicchia di pubblico, come in tante altre parti del mondo… Negli Stati Uniti ho appena partecipato a una serie di eventi organizzati dai nostri distributori, Neiman Markus e Saks Fifth Avenue, e prima avevo incontrato gruppi di consumatrici in Malesia, a Singapore e, appunto, in Cina. Sono persone che viaggiano e apprezzano il lusso e le belle cose fatte in Italia.

Quanto conta conoscere bene il mondo delle perle?
Tanto, ma non mi sono mai posta troppo il problema perché questa è la mia passione. Prima della nascita di Utopia ho vissuto a Darwin in Australia, lavorando in una delle farm dove si coltivano le perle. In una natura incontaminata, con un mare ideale per la vita delle ostriche e la crescita di perle di grande lucentezza. Ho lavorato per un anno alla selezione delle perle, ho studiato il sistema di classificazione… E ho scoperto che la Natura non produce mai due perle perfettamente identiche tra loro.

Torna spesso in Australia?
Non tanto, viaggio soprattutto per visitare clienti. Mi piace e aiuta a capire i gusti del pubblico. Non sono troppo d’accordo con chi parla di omologazione… In Kazakistan ho appena scoperto un gusto quasi ottomano, che ama i gioielli importanti e privilegia i colori verde, blu, arancio, negli Stati Uniti vince il minimal, in Medio Oriente stravedono per le perle Golden abbinate agli abiti scuri… Tra l’altro in Bahrein ho conosciuto un collezionista di perle naturali non coltivate, quelle che crescono spontaneamente e vengono pescate con ricerche estenuanti. Non perfette, non grandi, non bianchissime, ma 7NBancor più rare e affascinanti che al tempo di Cleopatra…

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