Standard tecnici nel settore orafo: conoscenza e consapevolezza devono viaggiare a braccetto
Il tema degli standard tecnici settoriali nel settore orafo è di stringente attualità. In molti casi, gli imprenditori si fermano ad una conoscenza di superficie degli standard che, invece, sono sempre più condizionanti anche nei rapporti all’interno della filiera, soprattutto a livello internazionale, anche quando non sono cogenti. Per quelli cogenti, la legge italiana “titoli e marchi” (D.lgs. 251/99) rimanda a specifiche norme tecniche tutta la materia inerente agli standard per le analisi dei metalli preziosi o agli accreditamenti dei laboratori per le analisi, anche ai fini della prossima entrata in vigore della “Convenzione di Vienna“, un importante strumento di semplificazione delle procedure doganali. Com’è noto, attraverso la certificazione sul rispetto degli standard tecnici previsti dalla Convenzione, gli Stati aderenti consentono la libera immissione sul proprio mercato dei prodotti orafi senza richiedere ulteriori controlli o marchiature. Nel Disegno di legge che ratifica l’adesione dell’Italia alla Convenzione di Vienna è previsto, all’art. 4, che il Marchio Comune di Controllo venga apposto, per l’Italia, dagli Uffici del saggio del Sistema camerale.
Conoscenza e consapevolezza, dunque, viaggiano a braccetto per comprendere l’importanza e l’impatto che le norme tecniche del settore orafo assumono nella filiera, a partire dalle relazioni interne. L’elenco è ricco di casi specifici normati e disciplinati. Ecco una sintesi: CEN/TR 12471:2022 Test di screening per la presenza di nichel in articoli che vengono inseriti in parti perforate del corpo umano e in articoli destinati a venire a contatto diretto e prolungato con la pelle; EN 12472:2020 Metodo per la simulazione dell’usura accelerata e della corrosione per il rilevamento del rilascio di nichel da articoli rivestiti; EN 1811:2023 Metodo di prova di riferimento per il rilascio di nichel da tutti i gruppi di perni inseriti in parti perforate del corpo umano e in articoli destinati a entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle; ISO 8653:2016 Gioielleria – Taglie degli anelli – Definizione, misurazione e designazione; ISO 8654:2018 Gioielleria – Colori delle leghe d’oro – Definizione, gamma di colori e designazione; ISO 9202:2019 Gioielleria e metalli preziosi – Finezza delle leghe di metalli preziosi; ISO 10713:1992 Gioielleria-Rivestimenti in lega d’oro; ISO 11210:2023 Gioielleria e metalli preziosi – Determinazione del platino – Gravimetria con cloruro di ammonio; ISO 11426:2021 Gioielleria e metalli preziosi – Determinazione dell’oro – Metodo della coppellazione (saggio al fuoco); ISO 11427:2014 Gioielleria – Determinazione dell’argento nelle leghe per gioielli in argento – Metodo volumetrico (potenziometrico) con bromuro di potassio; ISO 11490:2023 Gioielleria e metalli preziosi – Determinazione del palladio – Gravimetria con dimetilglicosio; ISO 11494:2019: Gioielli e metalli preziosi – Determinazione del platino nelle leghe di platino – Metodo ICP- OES con un elemento standard interno; ISO 11495:2019: Gioielli e metalli preziosi – Determinazione del palladio in leghe di palladio – Metodo ICP- OES con l’utilizzo di un elemento standard interno; ISO 11596:2021: Gioielli e metalli preziosi – Campionamento di metalli preziosi e leghe di metalli preziosi; ISO 13756:2015: Gioielleria – Determinazione dell’argento in leghe d’argento per gioielleria – Metodo volumetrico (potenziometrico) con cloruro di sodio o cloruro di potassio; ISO 15093:2020: Gioielleria e metalli preziosi – Determinazione di oro, platino e palladio di elevata purezza – Metodo per differenza con ICP-OES; ISO 15096:2020 Gioielleria e metalli preziosi – Determinazione dell’argento di elevata purezza – Metodo della differenza con ICP-OES; ISO 18323:2015 Gioielleria – Fiducia dei consumatori nell’industria dei diamanti; ISO 22764:2020 Gioielleria e metalli preziosi – Finezza delle saldature utilizzate con leghe per gioielli in metalli preziosi; ISO 24018:2020 Gioielli e metalli preziosi – Specifiche per lingotti d’oro da 1 chilogrammo; ISO 24016:2020 Gioielleria e metalli preziosi – Classificazione dei diamanti lucidati – Terminologia, classificazione e metodi di prova (per diamanti non montati <0,25 ct); ISO 23345:2021 Gioielleria e metalli preziosi – Conferma non distruttiva della finezza dei metalli preziosi mediante ED-XRF; Riferimento Comitato tecnico ISO per la gioielleria: ISO/TC 174 “Jewellery and precious metals”. Riferimento Comitato tecnico CEN per la gioielleria: CEN/TC 410 “Jewellery and precious metals” (Precedentemente denominato: Fiducia dei consumatori e nomenclatura nell’industria dei diamanti).
In fase di studio e sviluppo ci sono ISO/PRF 5724 Gioielli e metalli preziosi – Determinazione dell’oro di purezza molto elevata – Metodo della differenza con ICP-MS; Metodo della differenza con ICP-MS; ISO/DIS 6893 Gioielli e metalli preziosi – Ispezione di lotti di piccoli diamanti – Terminologia, classificazione e metodi di prova; ISO/CD 10713 Gioielli – Rivestimenti in lega d’oro; ISO/DIS 11427 Gioielleria e metalli preziosi – Determinazione dell’argento nelle leghe d’argento – Potenziometria con potassio bromato; ISO/DIS 13756 Gioielleria e metalli preziosi – Determinazione dell’argento in leghe d’argento – Potenziometria con cloruro di sodio e bromuro di potassio; ISO/DIS 13756 Potenziometria con cloruro di sodio o di potassio; ISO/DIS 18214 Gioielleria e metalli preziosi – Determinazione di oro, argento, platino e palladio di elevata purezza – Metodo della differenza con cloruro di sodio o di potassio ISO/DIS 18214 e palladio – Metodo della differenza con SPARK-OES; ISO/AWI 19376-1 Gioielleria e metalli preziosi – Vocabolario – Parte 1: Metalli preziosi e unità; ISO/AWI 21261-1 Gioielli e metalli preziosi – Metalli preziosi responsabili – Parte 1: Parte 1:Requisiti generali per i metalli preziosi responsabili; ISO/AWI 21261-2 Gioielli e metalli preziosi – Metalli preziosi responsabili – Parte 2: Regole minime e procedure per i sistemi di valutazione della conformità; ISO/AWI 21261-3 Gioielli e metalli preziosi – Metalli preziosi responsabili – Parte 3: Requisiti per l’oro riciclato.
Federorafi presiede con un proprio consigliere, Damiano Zito, vice presidente con delega all’innovazione e alla standardizzazione, la commissione italiana che segue le attività nei vari comitati inerenti la normazione tecnica. A Zito, chairman del Gruppo italiano Gemmologia e Metalli Preziosi presso l’Ente Italiano di Normazione Tecnica, presente alle riunioni in ambito internazionale del CEN e dell’ISO, abbiamo chiesto quale sia il livello di conoscenza degli standard tecnici riscontrato tra gli imprenditori del settore orafo, quanto le norme siano importanti nelle relazioni interne e in che modo si conciliano con l’atto soggettivo ed individuale per eccellenza. Una domanda nella domanda è la seguente: se applico in modo capillare gli standard tecnici, riesco sempre a conservare la mia creatività?
“Lo standard tecnico non è una legge ma un metodo, una procedura – dice Zito – Chiarisce le modalità con le quali un’azienda x fa le cose per l’azienda y che le recepisce e comprende a propria volta. La metafora automobilistica rende meglio. Lo standard è l’autovelox che misura con precisione a quale velocità stia viaggiando l’auto. Il valore, dunque quel numero che viene fuori, deve essere poi confrontato con il codice della strada, che detta le regole. I casi nei quali lo standard è davvero vincolante sono la cessione del nichel e le misurazioni dei titoli dei metalli preziosi (platino, oro, argento, palladio). Non tutti gli standard sono vincolati da leggi, anzi alcuni possono essere solo chiarimenti tra due o più soggetti, in sede di proposta economica e forniture commerciali”. Un altro esempio: “Un grossista potrebbe ordinare oro giallo e la sua controparte gli chiede di specificare a quale tipo di oro stia facendo riferimento. Lo standard, in questo caso, affina i contorni della ricerca e riporta tutto nell’alveo e nel perimetro dell’oggettività”.
Lo standard viene revisionato continuamente. “Accade ogni 5 anni – aggiunge Zito – proprio per migliorarlo e per monitorare i punti deboli, insomma per ridurre l’incertezza di misura”. Qual è il livello di conoscenza degli standard tecnici, tra gli imprenditori del settore orafo? “Gli operatori del segmento alto di gamma conoscono gli standard e partecipano attivamente ai tavoli tecnici. Gli operatori che producono un gioiello di qualità più bassa sono, invece, a conoscenza dell’esistenza degli standard ma non delle dinamiche attraverso le quali vengono emessi e manutenuti. Pochi conoscono i sistemi UNI, CEN, ISO, nel senso che pochi ne conoscono il perimetro, l’incidenza, il raggio d’azione”.
Lo standard può condizionare in qualche modo l’atto soggettivo per eccellenza, l’atto creativo? “Non lo ostacola – ribatte il vice presidente Federorafi con delega all’innovazione e alla standardizzazione – , non ha un impatto sulla creatività, perché si occupa di qualcosa di nascosto, cioè che sta dietro la creazione e la precede. Gli standard non limitano, magari in alcuni casi agevolano. Riguardo, ad esempio, lo standard per saldatura su oggetti in oro rosso, abbiamo concesso una deroga per superare una barriera di tipo tecnologico. Dal punto di vista strettamente tecnico, la logica vorrebbe che su un oggetto in oro 18 ct venisse applicata una saldatura di pari entità per preservarne il pregio. A salvaguardia, però, dell’esigenze dello stile e dell’eleganza dell’oggetto, è stata concessa deroga per saldatura a 14 ct”.
Technical standards in the jewellery industry: knowledge and awareness must go hand in hand
he issue of sectoral technical standards in the gold and jewellery sector is a pressing one. In many cases, entrepreneurs stop at a superficial knowledge of standards, which, on the other hand, are increasingly influential even in relations within the supply chain, especially at international level, even when they are not mandatory. For those that are compulsory, the Italian law on ‘securities and trademarks’ (Legislative Decree 251/99) refers all matters concerning standards for precious metal analyses or accreditation of laboratories for analyses to specific technical standards, also for the purposes of the forthcoming entry into force of the ‘Vienna Convention’, an important instrument for simplifying customs procedures. As is well known, by certifying compliance with the technical standards laid down in the Convention, the adhering states allow goldsmiths’ products to be freely placed on their markets without requiring further controls or markings. Article 4 of the Bill ratifying Italy’s accession to the Vienna Convention provides that the Common Control Mark shall be affixed, for Italy, by the Assay Offices of the Chamber of Commerce System.
Federorafi presides with one of its own councillors, Damiano Zito, vice-president with responsibility for innovation and standardisation, over the Italian commission that monitors activities in the various committees relating to technical standardisation. We asked Zito, chairman of the Italian Gemmology and Precious Metals Group at the Ente Italiano di Normazione Tecnica, who attends meetings at the international level of CEN and ISO, about the level of knowledge of technical standards found among goldsmith entrepreneurs, how important standards are in internal relations and how they are reconciled with the subjective and individual act par excellence. One question in the question is: if I apply technical standards extensively, do I always manage to retain my creativity?
‘The technical standard is not a law but a method, a procedure,’ says Zito. ‘It clarifies the way in which company x does things for company y, which in turn transposes and understands it. The automotive metaphor makes it better. The standard is the speed camera that measures precisely how fast the car is travelling. The value, therefore that number that comes out, must then be compared with the highway code, which dictates the rules. The cases in which the standard is really binding are nickel transfer and measurements of precious metal titles (platinum, gold, silver, palladium). Not all standards are bound by law, indeed some may only be clarifications between two or more parties, in economic proposals and commercial supplies’. Another example: ‘A wholesaler might order yellow gold and his counterpart asks him to specify which type of gold he is referring to. The standard, in this case, refines the contours of the search and brings everything back into the scope and perimeter of objectivity’.
The standard is revised continuously. ‘It happens every five years,’ Zito adds, ‘precisely to improve it and to monitor weak points, in short to reduce measurement uncertainty. What is the level of knowledge of technical standards among goldsmiths? ‘The operators in the high-end segment are aware of the standards and actively participate in the technical tables. On the other hand, operators producing lower quality jewellery are aware of the existence of standards but not of the dynamics through which they are issued and maintained. Few are aware of the UNI, CEN, ISO systems, in the sense that few know their perimeter, their incidence, their scope.
Can the standard in any way condition the subjective act par excellence, the creative act? “It does not hinder it,” replies the Federorafi vice president in charge of innovation and standardisation, “it does not have an impact on creativity, because it deals with something hidden, that is, something that lies behind creation and precedes it. Standards do not limit, perhaps in some cases they facilitate. Regarding, for example, the standard for soldering on red gold objects, we granted an exemption to overcome a technological barrier. From a strictly technical point of view, logic would dictate that a soldering standard of equal magnitude should be applied to an 18 ct gold object in order to preserve its value. In order to safeguard the style and elegance of the object, however, a waiver was granted for soldering at 14 ct’.
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