Luca Zingaretti, un talento tutto italiano
Quattordici anni di successi e un pubblico in trepida attesa dei sequel
Le differenze maggiori tra i vari canali televisivi sono le previsioni del tempo
Lo ha detto Woody Allen e lo confermano i palinsesti, ma se si incappa in un “Montalbano sono” lo zapping si arresta.
Quattordici anni di successi e un pubblico in trepida attesa dei sequel è roba per pochi e il merito se lo contendono la penna di Andrea Camilleri e il talento attoriale di Luca Zingaretti che riesce a infondere un’anima possibile al suo commissario, tant’è che non pochi credono che nelle vene dell’artista scorra sangue siculo. E invece è romano de Roma, vive all’ombra del cupolone e tifa per i giallorossi.
Antidivo a tutti gli effetti, influisce in maniera tangibile sulla credibilità dei suoi personaggi governando ogni battuta con la naturalezza di un dialogo tra amici e senza mai attingere da quella grossolanità oggi usuale. Ha una faccia che piace e condisce le sue performances con una bella dose di umanità, un pizzico di ironia e tanto impegno, ricetta perfetta per bucare lo schermo, come si dice in gergo, e gli italiani gli aprono le porte dei loro salotti come farebbero con un parente, nemmeno troppo lontano.
In TV, a cinema come a teatro cambia registro con la faciltà di un sorriso perché sa mettersi in gioco con passione e grande spirito di osservazione.
Gli chiedo:
Il teatro oggi soffre la crisi, come tanti altri settori, che sembra aver ridimensionato le sue caratteristiche. Impazzano soprattutto fenomeni televisivi, non essenzialmente attori. Condivide?
Il teatro non scende a compromessi per cui il suo ruolo rimane immutato nella sua ampia offerta di spettacoli più o meno impegnati. Va solo detto che la gente, adesso, è evidentemente più attenta nelle scelte e se prima poteva concedersi qualche svago in più ora si pone con una consapevolezza diversa nei confronti anche dell’intrattenimento.
Quanto è cambiato il Luca artista dal Luca ancora sconosciuto?
È passato tanto tempo che quel Luca quasi non lo ricordo più. Basti dire che sono entrato in accademia che avevo 17 anni, ma il pallino dell’artista ce l’avevo già da piccolo.
Se non facesse l’attore cosa vorrebbe essere?
Non ho mai immaginato un altro lavoro. Non mi interesserebbe fare altro.
Luca Zingaretti oggi a chi vorrebbe dire grazie?
Ho sempre puntato sulle mie forze per cui non ho mai chiesto niente a nessuno. Se mai dovessi farlo direi grazie alla fortuna, che nella vita pare essere una componente alquanto presente.
Cosa non deve mai mancare nella sua valigia?
Un libro.
Un regista con cui vorrebbe lavorare?
Non è facile rispondere, sono davvero tanti quelli bravi e interessanti… Paolo Sorrentino, sì, lui è sicuramente tra quelli.
Qual è un personaggio che vorrebbe non mancasse nella sua vita di attore?
Nessuno in particolare. Quando recito metto una parte del mio vissuto in ogni personaggio. Tutti i ruoli sono filtrati da una mia personale visione per cui c’è qualcosa di me in ognuno di loro, da andare oltre gli stereotipi.
Quanta vanità c’è negli uomini?
Sicuramente tanta quanto nelle donne.
Ultimamente gli uomini si stanno avvicinando sempre di più al gioiello. Cosa pensa di questa tendenza?
Non saprei. Sono molto sobrio nelle mie scelte, quasi essenziale. Per carattere mi concentro sul lavoro e sui miei affetti per cui quello del gioiello è un mondo che a mala pena mi sfiora. Se porto l’orologio è per pura necessità.
Cosa le provoca amarezza?
Perdere tempo.
Qual è la più grande rinuncia della sua vita?
Tutte le mie scelte le ho fatte con grande convinzione e determinazione per cui non ho rimpianti.
Un valore imprescindibile da trasmettere a sua figlia?
L’onestà, verso se stessa e verso gli altri.
Un gioiello che regalerebbe a sua moglie?
Un diadema di diamanti.
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