Riccardo Dalisi. I rifiuti tradotti in poesia
Non deve essere solo il design ad entrare in sintonia con il concetto di sostenibilità ma qualsiasi forma espressiva. Bisogna essere più consapevoli nell’uso dei materiali e nel ridurre lo spreco!
Dopo il grande successo avuto alla Triennale Design Museum di Milano, il 18 maggio i Gioielli Sostenibili di Riccardo Dalisi arrivano a Vicenza, con una mostra a cura di Alba Cappellieri a Palazzo Thiene Bonin Longare, in occasione di VICENZAORO Spring. Più che una mostra è una vera e propria riflessione sulla sostenibilità, attorno alla quale ruota il pensiero contemporaneo e le preoccupazioni future.
Riccardo Dalisi, poeta-designer che ha teorizzato la decrescita istituendo il Compasso di Latta e ha sollevato il problema di una maggiore responsabilità verso le risorse ambientali, figura di spicco nel panorama internazionale dell’arte contemporanea, ha risposto per noi ad alcune domande facendo luce su una nuova visione del gioiello: un gioiello che rifiuta la preziosità a favore di materiali poveri e di riciclo – come la latta, la carta, il rame, il ferro e altri ancora – che sono come “piccole anime da salvare”.
Come è nata l’esigenza di pensare ad un gioiello sostenibile?
Pensare ad un gioiello sostenibile non è stato frutto di un solo episodio, ma è legato a tutta la mia produzione, dalla scultura al design. L’idea di dare vita a un gioiello sostenibile è il mio cavallo di battaglia. Qualche anno fa, nel 1998, feci una mostra a Torino in cui, incaricato dall’ordine degli architetti, rappresentavo tutta la Campania, non solo con un libro “Decrescita. Architettura della nuova innocenza”, ma con l’idea di rendere preziosi i rifiuti, attribuendo loro un valore espressivo. Venendo da Napoli, che è stata nell’occhio del ciclone, era quasi d’obbligo per me occuparmi dei rifiuti da un altro punto di vista. Spesso, quando mi sono occupato di gioielli, ho trasformato i miei prodotti in gioielli sostenibili fatti a mano da artigiani, se non in alcuni casi in cui degli amici artigiani che lavoravano l’oro e l’argento hanno realizzato dei gioielli in pompa magna. La raccolta di gioielli in mostra a Milano e che sarà esposta a Vicenza, racconta tutto questo.
Quanto pensa sia importante il rapporto tra il design e la sostenibilità?
La sostenibilità – o come preferisco chiamarla “decrescita”- significa responsabilità. Vuol dire acquisire un ruolo nel mondo. Oggi le cose non vanno tanto bene e c’è un pericolo di peggioramento nell’ambito ecologico. Non deve essere solo il design ad entrare in sintonia con il concetto di sostenibilità ma qualsiasi forma espressiva. Bisogna essere più consapevoli nell’uso dei materiali e nel ridurre lo spreco!
Quanto pensa sia percepito dalla società contemporanea?
Occuparsi di questi problemi significa cogliere il disagio contemporaneo ed è indispensabile inserirsi in questi con poetiche, espressioni d’arte e di cultura. Cambiano gli scenari dei linguaggi dell’arte in tutti i sottocampi: architettura, grafica e decorazione. Proprio adesso mi trovo seduto al mio tavolino a pensare a questi problemi e a creare gioielli legati ad essi.
Quanto ha influito sul suo lavoro vivere in una città come Napoli, tormentata dall’emergenza rifiuti?
Già all’inizio ho voluto sottolineare come Napoli da sempre sia stata nell’occhio del ciclone per il tema dei rifiuti. Eppure Napoli ha grandi risorse immaginative. Io mi sono sentito responsabile di dare voce a queste risorse e di tramutare in modo positivo, con i linguaggi estetici e dell’oreficeria, il disagio politico e sociale. Perchè anche le grandi tragedie vengono tradotte in poesia, addirittura i crimini sono diventati sostanza di poesia.
Il patimento che suscitano le difficoltà stesse – penso alla guerra di Troia che dopo millenni continua ad appassionare – si tramuta in qualcosa di piacevole. Attualmente la cosa più deleteria a Napoli è come vengano utilizzate le leggi per compiere degli scempi, basti pensare a come oggi per la creazione di parcheggi stiano distruggendo delle straordinarie ville antiche. Questa per me non è solo una speculazione finanziaria ma un vero e proprio crimine culturale.
Come è cambiato il concetto di gioiello nel tempo e cos’è oggi per Lei il gioiello?
Io non sono uno storico del gioiello, ma posso dire che il gioiello, in qualsiasi epoca storica prende vita da varie forze rese convergenti dagli operatori. Attualmente il gioiello sostenibile è nella storia del momento e la mia mostra è lo specchio dell’esigenza contemporanea. Questo per me è il gioiello oggi.
Presentare i suoi lavori in occasione della Fiera di Vicenza significa far incontrare due realtà completamente differenti. Cosa significa questo per Lei?
Significa capire quanto sia diverso oggi il gioiello. I tempi sono cambiati e io sto studiando la possibilità di creare dei gioielli “insostenibili”.
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