
Peppe Casillo: una vita di riconoscimenti, di passioni e un ventaglio di nuovi traguardi
Un uomo semplicemente professionale e di grande empatia
È nato a San Giuseppe Vesuviano, ma, in maniera trasversale, Napoli entra ed esce dalla sua vita, che ora ricostruisce recuperando dalla memoria facce, documenti, fatti, posti che si sono sedimentati nei ricordi della gente e che riappaiono con familiarità, malgrado non esistano più. Come il ristornate (ex) Dante e Beatrice, all’epoca ritrovo di artisti e di nomi che contano. Di proprietà di suo zio Tonino, coadiuvato nella gestione dal fratello Mario. Tutto è iniziato lì, intorno a un tavolo, come le migliori storie del resto, con un panno srotolato da Donzé, l’allora proprietario della svizzera Altanus. Scherza? Fa sul serio? Mario lo raccoglie come una sfida. La vince? Certo che sì, in men che non si dica, in giro per l’Italia ‘piazzerà’ tutti gli orologi, e tornerà anche con una commessa da capogiro.

La strada è stata tracciata, su basi che sanno anche di coincidenze, di necessità, di fortuna, di capacità. In breve: i Donzé sono imprenditori senza eredi; Mario è un uomo intraprendente e acquista l’azienda; Tonino, fratello generoso ed altruista, lo finanzia. Tante tessere di un puzzle che si tradurrà in un interessante esempio di imprenditorialità.
Oggi la distribuzione internazionale del marchio Altanus (è in 33 Paesi del mondo) parte dalla sede del Tarì di Marcianise, mantenendo sia i laboratori a Ginevra, sia l’eccellenza artigianale. Ad ampliarne la visione è stato Giuseppe, per gli amici Peppe, l’AD della società, uno che la sua (grande) fetta di mercato è andato a prendersela di persona, con naturale talento e intuito. Peppe Casillo è la prova vivente di un mondo orologiero che cambia. Lo ha dimostrato, sa fare di più! Le cifre mai toccate prima, e in costante crescita, la dicono tutta.
In mezzo tante cose: il matrimonio con l’amata Nadia, la nascita dei figli Mario (dall’indole artistica) e Luisa (designer di gioielli), la passione sfrenata per la velocità che si intreccia con quella per i motori – è un’acutezza in fatto di meccanica, se vuoi una dritta su ingranaggi e complicazioni, Peppe è quello giusto.
L’automobilismo è una sorta di completezza: Karting, Rally e poi i circuiti con molti premi e riconoscimenti. Per quelli futuri c’è il gusto di scoprirli poco per volta. La noia non sembra trovi spazio nella sua vita!
Qualcuno ha detto “insegui la tua passione come se fosse l’ultimo autobus della notte” e Peppe lo ha rincorso a perdifiato. Altro che visionario, una persona concreta, senza incertezze, combattivo. Ha dato prova di ottime performance da manager, di pilota, imprenditore, designer, collezionista di auto…
“Per formazione e per passione sono quello che oggi sono. Eppure ce l’ho messa tutta per capire se questa fosse la strada giusta per me, anche iscrivendomi a Giurisprudenza dove ho frequentato il primo anno, e con buoni risultati tra l’atro. Niente. Il laboratorio di papà era una calamita da cui non riuscivo a tenermi lontano. Non mollavo, era quello il mio lavoro, lo sapevo da sempre. Ma mio padre se ne è convinto un po’ più avanti. Non mi voleva coinvolto più di tanto e mi diede incarichi di contabilità. Manco a parlarne. Sono un creativo, non mi seduce la vita da ufficio, né amo fare i conti (cosa che, invece, riesce molto bene a Francesca, sua sorella, il cuore pulsante dell’amministrazione). Non contento mi affidò la Liguria, la piazza peggiore! All’evidenza delle trattative con grandi risultati, si sentì in dovere di darmi la sua benedizione, mai stata così incoraggiante. Già qui potevo dirmi soddisfatto, ma non mi sarebbe bastato”.
◗ Come si pilota un’azienda di questo calibro?
“Rispettando chi ci è stato prima di te, che è il valore della famiglia e insieme l’identità del marchio e della nostra artigianalità – negli anni ’2000 la Altanus (produttrice e distributrice) era sulle copertine dei giornali di tutto il mondo. Devi far coincidere le proprie competenze con quello che c’è intorno e se vuoi aprire nuovi scenari devi osare. I cambiamenti te li devi inventare, che è la cosa più divertente ed interessante, dando quello che non si aspettano, anche nell’utilizzo dei materiali, un esempio è stato il Patch, nel 2009, anticipatore dell’idea green perché interamente di carta, colorato, leggerissimo, impermeabile (la ministra Moratti ne fece incetta), oppure dando significatività alla forma, e il nostro orologio quadrato, lo Square, è stato un successo strepitoso che ci ha aperto le porte del mondo perché in assoluto è stato il primo con questo design. Poi con quelle stesse linee ti diverti a giocare, le ammorbidisci, le smussi, le arrotondi e nasce così un altro motivo di orgoglio, l’Apogeo, oppure dimensioni più contenute come l’Icon”.

◗ Il range?
“Dipende dall’idea su cui vuoi puntare, ci sono esemplari con diamanti, segnatempo in oro massiccio, in acciaio, casual…”.
Ascoltarlo è un piacere ma il corto silenzio che precede il seguito della nostra chiacchierata dice di una cicatrice insanabile, di un orribile inciampo a cui ancora non sa dare un nome, tantomeno un perché. Brucia il non aver potuto dare un attimo in più a quel ‘tempo’ che già da bambino sapeva far battere con la precisione di un metronomo, di non aver potuto aggiungere un solo istante per deviare il tiro mancino che la vita gli stava riservando. E poi la foto, sulla mensola, tra le cose della sua anima, disposte in modo ordinato. Il desiderio di dire o forse il dovere di ricordare suo fratello Marco, anche lui pilota. Da fatalista, quel gioco sleale lo racconta con il sorriso, la sua corazza, nemmeno così leggera da portare.
È una di quelle parentesi che dividono la vita in prima e poi, ma il dopo gli ha riservato anche motivi di immensa gioia, fra tutti la nascita del nipotino Peppe. Con il tenero orgoglio di nonno ed evidente entusiasmo mostra la foto sul telefonino. Un bimbo bellissimo, solare.
Nel mentre la cerca, noto l’orologio che porta al polso con l’eleganza dell’esteta quale è. Mi incuriosisce.
“È lo Sculpture – spiega – a carica manuale, scheletrato a mano dai nostri artigiani. Ha vetro zaffiro antiriflesso, cinturino in vero alligatore baby…”

◗ Scusa – mi dispiace interromperlo ma sono davvero curiosa e gli chiedo: veramente di tutti i tuoi orologi ricordi ogni minimo dettaglio?
“Non è facile ma credo proprio di sì. Sono tanti, tutti diversi, tra maschili e femminili contiamo circa 20 collezioni, con oltre 200 varianti”.
Grandi numeri, davvero, eppure ne parla senza retorica, con l’empatia che gli è innata. È il suo mondo del resto, un mondo che ha portato ad altissimi livelli.
◗ Mi concedo un’ultima domanda: in tanti anni di attività cosa hai imparato che vorresti trasmettere ai tuoi figli?
“Che anche quando hai la fortuna di poter fare quello che ami devi farlo nel miglior modo possibile”.

BOX: Il primo orologio al mondo realizzato in carta
Patch nasce nel 2010 dall’intuizione di Peppe Casillo. Presentato a Baselworld 2010, è realizzato in carta biodegradabile – individuata nel corso di una approfondita ricerca – trattata con uno speciale rivestimento che la rende idrorepellente e che ne garantisce la resistenza. Ultraleggero (pesa solo 11 grammi), realizzato in una vasta gamma di colori è dotato delle funzioni di ora, data, secondi e di un modulo led per la lettura digitale dell’ora

BOX: Passioni e riconoscimenti
Peppe si muove sulla scia di grandi riconoscimenti, nello sport quanto nel lavoro. Più che competitività è l’istinto di confrontarsi con sé stesso, a trasportarsi in un’altra dimensione con spettacolarità e passione, con concentrazione e capacità decisionale, con velocità e precisione. E sa che non sono ammessi errori e distrazioni.
A Life of Achievements, Passions, and a Range of New Milestones
He was born in San Giuseppe Vesuviano, but, in a transversal way, Naples weaves in and out of his life – a city he now reconstructs through memories, recalling faces, documents, events, and places that have settled in people’s recollections, reappearing with familiarity despite no longer existing. Like the (former) restaurant Dante e Beatrice, once a gathering place for artists and influential figures. It was owned by his uncle Tonino, with his brother Mario assisting in its management. Everything started there, around a table, as the best stories often do, with a cloth rolled out by Donzé, then the owner of the Swiss company Altanus. Was he joking? Was he serious? Mario took it as a challenge. Did he win? Absolutely – before long, he was distributing watches all over Italy and even secured a staggering order.
The path was set, built on a mix of coincidence, necessity, luck, and skill. In short: the Donzés were entrepreneurs without heirs; Mario was an enterprising man and bought the company; Tonino, a generous and selfless brother, financed him. Many puzzle pieces came together to create an inspiring example of entrepreneurship. Today, the international distribution of the Altanus brand (present in 33 countries worldwide) is managed from the headquarters at Tarì in Marcianise while maintaining both the workshops in Geneva and its tradition of craftsmanship. Expanding this vision was Giuseppe – known to friends as Peppe – the CEO of the company, a man who carved out his (large) market share with natural talent and intuition.
Peppe Casillo is living proof that the watchmaking industry is evolving. He has demonstrated that he can do even more! Record-breaking numbers, constantly growing, say it all.
Along the way, there have been many milestones: his marriage to his beloved Nadia, the birth of his children Mario (with an artistic soul) and Luisa (a jewelry designer), and an unbridled passion for speed, intertwined with a love for engines. He has an acute mechanical insight—if you need advice on gears and complications, Peppe is your guy.
Motorsports have been a sort of fulfillment: karting, rally racing, and later, circuit racing, earning numerous awards and recognitions. As for future ones, he prefers to discover them little by little. Boredom doesn’t seem to have a place in his life!
Someone once said, “Chase your passion like it’s the last bus of the night,” and Peppe has pursued his with all his might. Far from being a mere visionary, he is a concrete, decisive, and tenacious individual. He has proven himself as an excellent manager, driver, entrepreneur, designer, and car collector.
“Through education and passion, I am who I am today. And yet, I did everything I could to determine if this was the right path for me, even enrolling in Law School, where I completed my first year with good results, by the way. But nothing. My father’s workshop was a magnet I couldn’t resist. I wouldn’t let go – I knew that was my calling. But my father took a little longer to be convinced. He didn’t want me too involved and assigned me administrative tasks. No way. I’m a creative; I don’t like dealing with numbers, nor am I drawn to office life. Not satisfied, he sent me to Liguria – the worst market! When he saw my success in major negotiations, he felt obliged to give me his blessing, which turned out to be the most encouraging one ever. I could have been satisfied with that moment, but it wouldn’t have been enough for me.”
How do you lead a company of this caliber?
“By respecting those who came before you—that’s the value of family and, at the same time, the identity of our brand and craftsmanship. In the 2000s, Altanus (as both a manufacturer and distributor) was featured on magazine covers worldwide. You have to align your skills with what surrounds you, and if you want to open new horizons, you must dare. You have to create change – that’s the most fun and interesting part – offering something unexpected. This applies even to material choices. An example is the Patch in 2009, a pioneer of the green movement: entirely made of paper, colorful, ultra-light, and waterproof (Minister Moratti hoarded them!). Or by giving meaning to form – our square-shaped watch, the Square, was a resounding success that opened doors worldwide because it was the first ever designed this way. Then, you play with those same lines, soften them, round them, and thus comes another point of pride, the Apogeo, or more compact dimensions like the Icon.”
The range?
“It depends on the concept you want to highlight. We have models with diamonds, solid gold timepieces, steel watches, casual designs…”
Listening to him is a pleasure, but the brief silence before continuing our conversation hints at an unhealed scar, a tragic setback he still cannot name, let alone explain. The pain of not being able to steal even a second more from ‘time’ – something he had mastered like a metronome since childhood – of not being able to add just one instant to change the cruel fate that life had in store. And then, the photo, resting on the shelf among the things closest to his heart, arranged neatly. The desire to speak – or perhaps the duty to remember – his brother Marco, who was also a driver. As a fatalist, he recounts that unfair twist of fate with a smile, his armor – not so easy to carry.
It’s one of those moments that divides life into ‘before’ and ‘after,’ but the ‘after’ has also brought immense joys, above all, the birth of his grandson, Peppe. With the tender pride of a grandfather and visible enthusiasm, he shows me a picture on his phone – a beautiful, radiant child.
As he searches for the photo, I notice the watch on his wrist, worn with the elegance of a true aesthete. It intrigues me.
“It’s the Sculpture,” he explains, “a hand-wound, manually skeletonized piece crafted by our artisans. It has an anti-reflective sapphire crystal and a genuine baby alligator strap…”
I interrupt him – I’m too curious: “Do you really remember every single detail of all your watches?”
“It’s not easy, but I think I do. There are so many, all different. Between men’s and women’s collections, we have about 20 lines with over 200 variations.”
Impressive numbers, indeed, yet he speaks without rhetoric, with a natural empathy. After all, this is his world—a world he has elevated to extraordinary levels.
My final question: After all these years, what have you learned that you’d like to pass on to your children?
“That even when you’re lucky enough to do what you love, you must do it in the best way possible.”

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