Pasquale Bruni. Stilista gioielliere

L’immagine di gioielliere-couturier è stata consacrata dalla svolta del 1997, quando nasce l agriffe ormai famosa in tutto il mondo

Pasquale Bruni

Lo hanno chiamato “stilista del gioiello” perché con i grandi della moda ha molto in comune, compresa una storia personale dalle origini fiabesche. Partito giovanissimo dalla Calabria per una vacanza da una zia di Valenza Po, rimane folgorato da quella piccola città dove tutti lavorano l’oro. Si fa assumere come apprendista fonditore, orafo e incassatore di pietre. Comincia a disegnare, dimostrando una creatività incontenibile, e nel 1976 fonda un’azienda tutta sua, Gioielmoda, iniziando ad esporre a Valenza, Milano, Basilea, New York… Il suo carisma lo accomuna, più che ai gioiellieri artigiani, agli stilisti d’alta moda. L’immagine di gioielliere-couturier è consacrata dalla svolta del 1997, quando dà vita alla griffe Pasquale Bruni, pubblicizzata da una campagna di Arturo Testa.

Nel 2005 inaugura una nuova fabbrica, dove la manifattura squisitamente artigianale è supportata da tecnologie di avanguardia. I suoi gioielli sono venduti oggi in quasi 300 gioiellerie che si affacciano sulle più belle strade del mondo – da Dubai, Mosca e Ginevra ad Antalya e Las Vegas, – ma anche nelle boutique Pasquale Bruni di Milano e Roma, e nelle prestigiose vetrine monomarca di Lagoona Mall a Doha, Harrods a Londra, Galeries Lafayette a Parigi… Diventato portabandiera della gioielleria italiana nel mondo, Bruni oggi è affiancato dalla figlia Eugenia, direttrice creativa della maison, che ha firmato collezioni di grande successo. Cresce anche il numero delle celebrities viste sui settimanali o in tv con i gioielli di Pasquale Bruni: tra le più recenti Belen Rodriguez, Alena Seredova, Melanie Griffith e Nina Zilli.

È vero che la sua carriera è iniziata al banchetto da orafo?
Sì, sono arrivato a Valenza a 12 anni e abbastanza presto sono entrato come apprendista da Camurati e Ubertone, che facevano gioielli da mille e una notte. Ho anche studiato all’Istituto d’Arte.

C’è qualcosa che rimpiange del passato?
I ricordi belli sono tanti… da bambino ad Aiello Calabro potevo stare delle ore ad osservare gli artigiani, il sarto che cuciva un abito, il calzolaio che modellava un tacco… Rimpianti non ne ho, ma un po’ di nostalgia per l’ambiente dove ho appreso il piacere di creare cose belle, questo sì…

Quali sono le novità di quest’anno?
Presenteremo a Baselworld 2014, il salone internazionale dell’orologeria e gioielleria, delle collezioni che sono certo faranno sognare ancora una volta il nostro pubblico. Lanceremo anche dei nuovi modelli che vanno ad arricchire le nostre collezioni-icona Bon Ton, Sissi e Mandala. Esporremo anche alcuni pezzi unici dell’Atelier Pasquale Bruni.

L’Atelier è a Valenza?
È un reparto di eccellenza che ho allestito quattro anni fa nel nostro stabilimento. Lì sono realizzati gioielli in edizione limitata, per mano di maestri orafi che ho voluto con me anche perché tramandassero ai nostri giovani la grande tradizione della manifattura orafa valenzana. Artigiani che si dedicano al gioiello con cura quasi maniacale, persino nelle parti che non si vedono.

Un’iniziativa in controtendenza, visto che oggi anche in gioielleria i modelli vengono realizzati al computer.
La prototipazione CAD offre dei vantaggi anche dal punto di vista della precisione. Il rischio è che i prodotti tendano a uniformarsi, diventando tutti figli di una stessa tecnologia. Per evitarlo è indispensabile che il modellista CAD abbia alle spalle un’esperienza di modellazione a mano, o che sia affiancato da un maestro orafo. Una fabbrica senza maestri orafi non è immaginabile, a meno che non ci si voglia accontentare di dar vita a prodotti senz’anima.

Un anno fa ha presentato sette fantastici orologi in oro e diamanti. Il valore conta più dello stile?
Lo stile è un valore assoluto, indipendentemente dalle carature. Tornando a parlare di gioielli, noi abbiamo anche modelli accessibili, e non per questo meno caratterizzati stilisticamente. L’importante è non cadere nella tentazione di produzioni a basso costo, che non garantirebbero l’equilibrio artigianale-estetico che caratterizza un gioiello particolare come il nostro.

È molto importante anche farsi conoscere.
Lo è per noi come per qualsiasi griffe. E la migliore réclame, forse ancor più che le campagne pubblicitarie, sono le tante donne che dimostrano di amarci indossando le nostre creazioni. Anche le più famose, come Simona Ventura e Ornella Muti.

A Milano avete la boutique di via della Spiga, è vero che sta per aprire un altro negozio?
Sì, la seconda vetrina milanese sarà uno shop-in-shop in una location molto prestigiosa.

Le sue collezioni si riconoscono tra mille. Ma pur sapendo che alcune sono disegnate da sua figlia Eugenia, non siamo riusciti a distinguerle da quelle ideate da lei.
Quella dedicata alla principessa Sissi, per esempio, che rappresenta un po’ la nostra donna ideale, è un’idea di mia figlia. E non mi stupisce che non ci sia arrivato da solo, perché io stesso lavorando con Eugenia ho scoperto cosa significa avere una totale empatia creativa.

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