Nomos Glashütte, i pluripremiati orologi negli scatti della quotidianità
I designer si chiedono: “come sarebbe il nuovo orologio se si trattasse di un’automobile, di un mobile o di un gioiello? Cos’ha in comune un orologio con un diamante? O con un palazzetto sportivo o uno stadio da calcio? Quale stato d’animo deve trasmettere? Che tipo di persona lo indosserebbe, per tutta la vita?…”
I designer sono quelli della Nomos di Glashütte. Si pongono tali domande perché secondo lo spirito che anima la Manifattura teutone la nascita di un orologio va contestualizzata. In altre parole, quello che viene portato al polso non deve rappresentare solo uno strumento di misurazione o solo un bel contenitore, gli orologi concepiti a Glashütte devono avere un’appartenenza, una propria identità che incontra lo spirito di chi li metterà al polso.
In quest’ottica si sovverte anche il principio di proporre e pubblicizzare ciò che si realizza nelle officine del marchio: l’orologio in bellavista solo in vetrina non ha senso, va scoperto ed apprezzato nella quotidianità. Gli scatti realizzati dalla Nomos non sono, o non sono soltanto, una passerella di pluripremiati modelli della Manifattura (che in 175 anni d’attività ha messo insieme oltre 160 riconoscimenti, per design, qualità e rapporto qualità/prezzo, tra cui nove IF Award), sono essenzialmente istantanee di vita di tutti i giorni che con leggerezza e disinvoltura spiegano che le belle e sofisticate meccaniche del marchio (parliamo, tra l’altro, del Tetra Duo, discendente dai primi orologi da polso meccanici realizzati in Germania, o del Ludwig, edito nel 250° dalla nascita del compositore) sono democratiche e versatili, sanno stare a proprio agio dovunque e con chiunque.
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