Nicola Ansuini un lungo background ‘incastonato’ nella storia dell’azienda e della famiglia

È nella realtà delle cose che avvenimenti lontani e indipendenti possano entrare in connessione tra loro, anche che storie private e storie pubbliche si attraversino mutando il corso originario dei fatti. Taluni “Se non fosse andata così….”, certe sliding doors intese non come occasioni perse ma come risorse, hanno segnato l’inizio e assicurato la continuazione ad una realtà tutta italiana, quella della famiglia Ansuini.

Con sintesi retrospettiva della parabola di oltre un secolo e mezzo di attività, intraprendenza e casualità hanno spianato il cammino al marchio – vedi Giovanni, il fondatore, che per il sostegno alla causa della Repubblica Romana si trova costretto a riparare a Parigi, ma l’‘esilio’ gli dà modo di apprendere dalla gioielleria francese e definire così un proprio stile, oppure, la prestigiosa missione della ricostruzione del tesoro della Madonna di Loreto (questa ad opera del nipote Gioacchino) che getta le basi per superare la depressione degli anni ’30.

Nicola Ansuini

A conti fatti facevano gioielli già sotto Garibaldi, Boccioni, Levi… Tanta roba!

Questo microcosmo di valori e di convinzioni è stato raccolto da Nicola, l’attuale discendenza. Mi riceve in abito blu navy e cravatta regimental, un’eleganza coerente con il businessman, ma l’allegria a cui si accompagna lascia intuire l’uomo di famiglia che sa essere quando stacca dal lavoro. In questa realtà ci è nato – lui incarna la sesta generazione -, iniziando ad esserne parte attiva dal 2013, ad oggi dieci anni di formazione ininterrotta.

Maria Rosaria Petito e Nicola Ansuini

Così diverso da chi lo ha preceduto, tuttavia come loro così deciso ad agganciarsi al passato per comunicare quei valori anche a un pubblico giovane, perché “una fetta della nostra clientela di ‘cultura’ è rappresentata dai millennials che, contrariamente a quanto si crede, riconoscono il valore dell’unicità e della qualità, soprattutto in un gioiello da anniversario”. Me ne parla mostrandomi piccoli capolavori – molti disegnati da papà Giuliano, una persona dalla naturale riservatezza, ora in altre faccende affaccendato nel proprio studiolo – per lui il lavoro è un compagno di vita e la bellezza una diversità, ragion per cui tante creazioni sono distanti dalle convenzioni.

Siamo in Corso Vittorio Emanuele II, nel rione Parione, non lontano da Piazza Navona e da Campo de’ Fiori, vertice del dinamismo artistico che la città è solita offrire. Qui tra i testimoni delle magnificenze di Roma c’è palazzo Massimo.

Dal 1914 è sede della gioielleria Ansuini, un salotto dove non si vende ma si racconta, magari sorseggiando un te o una bibita, intanto che il via vai rimodella la capitale. In questa ‘comfort zone’ che tiene fuori i ritmi accelerati, mi incanta un servizio da caffé in argento, di stile inglese, trasformato in porta piante. È stato privato della sua funzione ma non svuotato del valore primario sovrapponendo classico e moderno, un delizioso esempio di mescolanza che qui si respira insieme al profumo di legno antico, tra tavolini, poltroncine, punzone a secco per logare al momento i biglietti da visita, e teche disposte lungo le pareti ingombre di gioielli contemporanei e vintage.

“Non trattiamo altri marchi. Da sempre disegniamo e realizziamo a mano ogni singolo gioiello utilizzando le pietre più belle, della migliore qualità – mi spiega -, l’artigianalità è il vero passaparola – e aggiunge -, anche quelli antichi sono di nostra produzione, li abbiamo recuperati per il piacere di tenerli perché li abbiamo caricati di un grande valore sentimentale che è parte di un passato che ci appartiene, ma li richiedono in tanti, evidentemente il buono non tramonta.”

Alza le mani, sorride. “Bisogna saper lasciare andare le cose”.
Ma in una vetrina c’è un pendente con un grande topazio fumé che ha un che di diverso dagli altri.
Lo prende con la manualità guidata dall’abitudine e dice: “Non è una nostra creazione ma un gioiello del centro-sud America. Se, come è normale che sia, ogni oggetto ha il suo rovescio, in questo è il lato meno candidato ad esserlo, infatti, la pietra si porta a contatto con la pelle perché possa infondere energia.”

Per età ha le idee rivolte al futuro, e gli chiedo: quanta volontà e quali motivazioni servono per portare avanti un’azienda come la sua?
“Innanzitutto bisogna conoscerla, bene. Noi abbiamo impiegato sei vite, sei generazioni perché nulla, o quasi, sfuggisse di mano. Ognuna ha dato energia alla successiva migliorandola. Io ho imparato da mio padre come lui ha imparato dal suo. E così continuerà ad essere. La nostra forza è la famiglia, una famiglia in qualche modo allargata quando un artigiano è con te da 40 anni – si riferisce a Roberto – l’altro, Riccardo, è più giovane, ma anche lui è già deciso a mettere radici alla Ansuini. Da 160 anni siamo fedeli a questa visione di professionalità che è il nostro segno di individualità. Siamo appassionati del lavoro e questa passione viene percepita dai clienti, alcuni vengono apposta dall’America per acquistare i nostri gioielli, che mi piace definire ‘di nicchia’. Manco a dirlo, anche a migliaia di chilometri di distanza l’assistenza al cliente è impeccabile, indipendentemente dal valore dell’oggetto acquistato”.
Un’offerta urbi et orbi? Chiedo ironicamente.“Stando a Roma mi sembra una citazione appropriata” (sorride).

Dall’anello con diamante da 0.07 punti al gioiello popolato da pietre dai colori prepotenti e di grandi carature l’offerta è davvero variegata e, immagino, con livelli di prezzo disparatissimi. È così?
“Esatto. Non esiste una tipologia univoca di gioiello per cui dissimili sono i valori, ma molto competitivi perché la produzione totalmente interna ci consente di praticare costi contenuti per soddisfare le richieste di tutti, o quasi tutti”.

Noto che dall’inizio della nostra conversazione non si è sentito squillare alcun cellulare – tranne il mio sbadatamente lasciato con la suoneria attiva. Con un rapido volo pindarico mi porto nel mondo del web e chiedo, che rapporto ha con i social?

Ci riflette un attimo prima di rispondere. “C’è poco feeling. Sarei io il delegato ma sono poco avvezzo. Pubblico instagram stories che fidelizzano, certo, ma è Federica, la collaboratrice più giovane, che se ne è fatta carico. Lei si occupa di marketing e di comunicazione”.
La Ansuini ha eseguito lavori importanti per la Casa Reale, la nobiltà, il Vaticano… da meritarsi, nel 1913, la fama di “apprezzato fabbricante di gioielleria e argenteria”. Oggi, in qualche modo, conserva ancora questo tratto distintivo?
“Beh, sì, tra i nostri clienti abbiamo ancora alcuni blasonati, magari discendente di nostri vecchi clienti aristocratici. Fin dal principio l’ambizione è stata quella di essere un marchio di fiducia e i risultati dicono che è ancora così. Abbiamo raggiunto un giusto posizionamento proteggendo la nostra reputazione – nel post pandemia è quasi raddoppiata la domanda – ma non ce lo facciamo bastare.”

C’è tanto entusiasmo e fierezza nelle sue parole che cadono precise scandendo il tempo vissuto in negozio. Poi, due soli aggettivi per riassume il marchio: “Serio e desiderabile”.


Nicola Ansuini, a long background ‘embedded’ in company and family history

In more than a century and a half of business, resourcefulness and chance have paved the way for the brand.

Nicola is the current descendant. He was born into it, starting to be an active part of it since 2013. “A slice of our ‘culture’ clientele is represented by millennials who recognize the value of uniqueness and quality, especially in an anniversary piece of jewelry.” We are on Corso Vittorio Emanuele II. Among the magnificence of Rome is Palazzo Massimo, which has been home to Ansuini since 1914.

“We don’t deal with other brands. We have always designed and handcrafted each piece of jewelry using the best stones. Even the antique ones are of our own making, we recovered them for the pleasure of keeping them.”

He has his sights set on the future, and I ask him, how much willpower does it take to carry on a business like his?
“You have to know it well. We have employed six generations. Our strength is family. For 160 years we have been passionate about the work, and customers feel it, some come on purpose from America.”

From the 0.07 point diamond ring to the jewelry with large carat stones, the offerings are varied. The prices are also disparate.
“Exactly. There is no unique type of jewelry so dissimilar are the values, but very competitive because the totally in house production allows us to practice low costs.”

What is your relationship with social media? “I post instagram stories that build loyalty, but it is Federica, the youngest collaborator, who has taken charge.” Ansuini has done work for the Royal Household, the nobility, the Vatican…so much so that in 1913 he earned the distinction of being ”an esteemed maker of jewelry and silverware.” Does he still have this distinction today? “Among our customers we have a few notables, perhaps descendants of old aristocratic customers.” There is also pride in his words when he sums up the brand in two adjectives,

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