N.D. Cecilia Matteucci Lavarini: il lusso è una questione di talento

Porta un cognome impegnativo, quello che le ha permesso di respirare da piccola l’attività di famiglia nei Grandi Magazzini Fratelli Lavarini di Montecatini Terme. Ad affinare poi il senso di prorompente eccentricità – che l’ha portata ad essere una celebrità, uno dei personaggi più seguiti dentro e fuori dai confini italiani – è merito della febbrile fantasia che padroneggia con genialità combinando vita privata e pubblica con eclettico anticonformismo.

Cecilia Matteucci Lavarini indossa giacca Chanel 1960, sandali Chanel by Karl Lagerfeld; borsa e occhiali Bulgari; bijoux Chanel vintage

Cosa la rende unica? L’attitude a giochi di sovrapposizioni, il più delle volte a contrasto, che applica alla quotidianità tra pezzi di storia e accessori oversize di ultima generazione. Un’avventura estetica che non contempla stereotipi perché le sue sperimentazioni sono mera operazione culturale che mette in contatto il mondo della moda con quello dell’arte. Perché anche il lusso è una questione di equilibrio!

Chi è Cecilia Matteucci Lavarini?
Una collezionista che cerca lo straordinario, lo spettacolare, l’unico.

La sua è una passione che vive a tutto tondo, come si è sviluppata l’idea di collezionare haute couture d’epoca?
Cercando l’esclusivo, la bellezza, la vera artigianalità nell’alta moda ma anche nel prêt-à-porter, purché in edizione limitata, perché portare un abito è questione di talento. Incominciai con un mercatino di Forte dei Marmi ma la mia è una ricerca in divenire. Monitoro la moda, giro il mondo alla ricerca di storie, mi aggiorno su cosa c’è sulla piazza, ho il culto per il vintage, per il second hand, ma solo alle aste si respira la vera cultura. Da Bertolami, ad esempio, ho preso due pezzi, una mantella da sera del 1935 della sartoria Montorsi ed una stola di raso del 1960 di Biki, aggiudicandomele per una cifra più che ragionevole perché nessuno mi ha battuto contro. La gente cerca l’ovvio, io no.

Ha trasferito abiti, accessori e gioielli dalla loro logica di antiquariato/modernariato ad un uso quotidiano creando uno stile che sa di provocazione e che incanta followers senza età. Come lo spiega?
Perché non sono mai banale. Perché faccio ricerca. Perché il mio vestire è cultura.

Cecilia Matteucci Lavarini indossa cappello Philip Tracy; mantello Dior by Maria Grazia Chiuri; occhiali e borsa Bulgari; stivali di piume bianche e nere Gianluca Capannolo

Come collega il suo sfoggio d’eleganza con il clima impersonale della moda di oggi?
Basta essere se stessi perché l’ordinario diventi straordinario e viceversa.

Qual è il suo rapporto con il gioiello?
Sono fondamentali. Ogni mise, anche la più preziosa, ha bisogno di una luce speciale che solo un gioiello può dare, indipendentemente dal valore materico, perché l’impatto estetico di un bijoux può essere sorprendente quanto quello di un gioiello di grande valore e a volte anche di più.

Quale immagina possa essere la giusta collocazione per i suoi abiti extra glamour?
Certamente un grande museo. Sotto la sovrintendenza di Cristina Acidini ho già donato alla Galleria del Costume, del complesso museale di Palazzo Pitti a Firenze, 309 pezzi tra cui Chanel, Christian Dior, Yves Saint Laurent.

Prossimi progetti?
Continuare a fare mostre per rendere fruibile al pubblico questa prestigiosa realtà che mette in dialogo arte e costume in un percorso di grande suggestione.Alla retrospettiva “Vestimenti” dell’artista Sissi, a palazzo Bentivoglio il 19 gennaio per Arte Fiera a Bologna, saranno esposti due abiti provenienti dalla mia collezione.

 

Cecilia Matteucci Lavarini, luxury is a matter of talent

She bears a challenging surname, one that allowed her to experience the family business from a young age in the Fratelli Lavarini department stores of Montecatini Terme. Her sense of irrepressible eccentricity was then refined by the feverish fantasy that she masterfully commands combining her private and public life with eclectic non-conformism. Foreign to trends, she collects vintage haute couture through the history of modern fashion – she has one of the most prestigious private collections – not to surprise but to enjoy their uniqueness, to dress up madness.

Who is Cecilia Matteucci Lavarini?

A collector looking for the extraordinary, the spectacular, the unique.

Yours is an all-round passion. How did the idea of collecting vintage haute couture develop?

By looking for exclusivity, beauty, true craftsmanship in high fashion but also in prêt-à-porter, as long as it is a limited edition, because wearing an outfit is a matter of talent. I started with a market in Forte dei Marmi but my search is still in progress.

He transferred clothes, accessories and jewels from their logic of antiques / modernism to daily use, creating a style that smacks of provocation and that enchants ageless followers. How do you explain it?

Because they are never trivial. I have worn clothes inside-out when the excellent workmanship deserved to be the protagonist and not a detail.

How do you connect your opulent luxury, your display of elegance with the impersonal climate of today’s fashion?

It is enough to be yourself for the ordinary becomes extraordinary and vice versa.

What is your relationship with jewellery?

It is fundamental. Every outfit, even the most precious, needs a special light that only a jewel can give, regardless of the material value because the aesthetic impact of a bijoux can be as surprising as that of a jewel of great value and sometimes even more.

What do you think could be the right place for your extra glamorous clothes?

Certainly a great museum. Under the supervision of Cristina Acidini I have already donated 309 pieces to the Galleria del Costume of Palazzo Pitti in Florence, including pieces by Chanel, Christian Dior, Yves Saint Laurent.

Upcoming projects?

Continue to exhibit to make this prestigious reality accessible to the public, bringing art and costume together in a journey of great emotions.

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