Michela Deanesi annoda scampoli di storie da cui affiorano emozioni
Pezzi di un puzzle tenuti insieme dal tempo
Immaginate piccole cose, tante piccole cose, ognuna con una propria vita, vissuta chissà dove, chissà in compagnia di chi. Poi qualcuno decide di metterle insieme e scopre che quel legame sa parlare una lingua comprensibile a tutti, una sorta di esperanto materico attraverso cui raccontare altro, oltre l’immaginato.
Quel qualcuno è Michela Deanesi. In ogni luogo lontano dalle convenzioni recupera, scova, coglie oggetti preziosi e poveri che in una sorta di tacito accordo, in nome di un legame coatto ma non troppo, danno inizio o fine ad un manufatto che trasuda emozioni già vissute, inestimabile valore aggiunto. Riordinando idee secondo uno schema inesistente, di cui l’effetto finale è quasi sempre una sorpresa, sono nate collezioni viste poi su cataloghi di moda di tutto il mondo o acquistate nel concept Nonostante Marras. “Dreams”, “Metamorfosi” e “Boschi di città” sono tra le più note.
Michela non rinnega nulla, non ha pregiudizi né cliché da seguire. Si muove istintivamente sapendo che anche un vecchio ingranaggio, al pari di una radice di rubino, può suscitare interesse, se non meraviglia.
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