Matilde Bello, un’energica virata dà ancora più smalto alla nobile arte dell’incisione del cammeo
I Bello, un marchio che imprime la svolta ripensando l’iconografia classica portata avanti dalla famiglia fin dagli esordi, quando nel 1957 nonno Michele Di Luca diede inizio all’attività
L’arte della lavorazione e dell’incisione del cammeo di Torre del Greco, tra le espressioni più elevate del nostro miglior artigianato, è un vanto tutto italiano. L’Unesco potrebbe pronunciarsi e dichiararla Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Matilde Bello, giovanissima erede di una tradizione di famiglia che si tramanda dal 1957, da quando cioè nonno Michele fece di quell’arte un mestiere nobile per sé e per i discendenti, ne conosce la valenza, le difficoltà e le opportunità. Non si nasconde, da neoimprenditrice, la portata dell’impegno e lo affronta con piglio deciso, con un’overdose di entusiasmo che la fa subito decidere per un ulteriore tocco di contemporaneità ai gioielli da lei ideati per il suo marchio I Bello, donando ai cammei un mood giovanile e grintoso, fresco e spigliato, deviando dal solco di una tradizione di famiglia che attinge all’iconografia romantica.
Trasgressione? Perchè no, però di quella costruttiva e motivata, dettata principalmente da uno sviscerato amore per quell’antica arte (geneticamente le è stato tramandato anche questo), contribuendo ora anche lei a donarle illimitata giovinezza.
Ho deciso di reinventare il cammeo per renderlo aderente ad un target più giovane. I nostri sono disegni più audaci, più forti, attingendo anche dalla simbologia e dall’arte dei tatuaggi.
Tra le tue mani il cammeo è diventato “fashion e frizzante”, una virata imposta da tue esigenze creative o un richiamo per clientela più giovane?
Entrambe le cose – afferma con sicurezza Matilde -. Essendo cresciuta tra i cammei, l’idea del volto, dei fiori, insomma dell’iconoigrafia classica di famiglia richiamava molto un prodotto destinato solo ad una certa fascia d’età, identificabile come “il gioiello della nonna”, che personalmente non avrei mai indossato. Quindi ho deciso di reinventarlo per renderlo aderente ad un target più giovane. I nostri sono disegni più audaci, più forti, attingendo anche dalla simbologia e dall’arte dei tatuaggi, con coraggio.
Non è regola ma i figli d’arte potrebbero avere la strada spianata. È stato così anche per te?
No, in realtà la strada spianata non l’ho avuta perchè a partire dal nonno erano grossisti, trattavano il prodotto non montato, quindi il loro era un lavoro diverso e comunque vendevano cammei differenti dai nostri. Con il mio marchio, I Bello, ho cominciato poi a fare ideazioni alternative al classico, non destinabili alla clientela di famiglia. Sono stata avvantaggiata nell’approccio con gli incisori a cui si rivolgevano in azienda, questo sì, oltre che con professionalità di settore.
Parliamo del prodotto. Ce n’è per romantiche ma soprattutto per animi eccentrici, sarà questa la proiezione dell’azienda?
Il classico lo manteniamo comunque e procede in parallelo con l’innovazione, anche perchè ci sono molti giovani che amano quella determinata tipologia di gioiello e escluderli significherebbe diventare eccessivamente di nicchia. Magari adeguiamo le montature ad un mood più giovanile incastonandovi cammei classici. In tutti i casi, miriamo ad ampliare molto la clientela puntando sul nostro nuovo prodotto, sperando di poter accontentare l’amante del minimal come la donna eccentrica o quella dall’animo più sobrio.
La maggior parte delle tue realizzazioni stacca di netto con la tradizione di famiglia, nonno Michele come l’avrebbe presa?
Lui ci ha lasciati nel 2015, il mio brand era già avviato (nasce nel 2011), quindi tanta parte del prodotto più innovativo è passata proprio sotto i suoi occhi e ne era felicissimo, dava addirittura una mano a farci crescere. Era di una mentalità molto aperta, orgoglioso che l’attività progredisse con coraggio ed entusiasmo giovanile. Anche lui era del parere che svezzare il cammeo poteva significare attrarre una fascia d’età diversa da quella che fino a quel momento si era avvicinata al prodotto.
Miriamo ad ampliare molto la clientela sperando di poter accontentare l’amante del minimal come la donna eccentrica
Da imprenditrice giovane, come consideri le opportunità offerte dal web? Ad esempio, prima o poi potrebbero soppiantare la modalità classica di relazionarsi in fiera? Cioè, acquirente e venditore avranno ancora bisogno di guardarsi negli occhi o basterà una reciproca occhiata sul display del cellulare?
Spero molto che la modalità web non prenda il sopravvento. Soprattutto quando c’è in ballo un prodotto come il nostro, decisamente diverso per sua stessa natura. Non lo puoi apprezzare attraverso uno schermo, per capire quanta passione racchiude e per scoprirne l’anima, il cammeo lo devi toccare, lo devi accarezzare.
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