Marisa Angelucci artefice della migliore tradizione orafa campana
Il mio successo? Metto passione in tutto ciò che faccio e in special modo nel mio lavoro
“Tutti possono migliorare a dispetto delle circostanze e raggiungere il successo se si dedicano con passione a ciò che fanno”. Questa celebre frase di Nelson Mandela descrive alla perfezione la storia di una donna, Marisa Angelucci, che ha fatto della sua passione, la sua vita. Amlè, il marchio di gioielli artigianali da lei creato, racconta un percorso fatto di viaggi, ricerche, incontri, rapporti speciali e passioni.
“Se mi dovessi descrivere, direi che sono una donna non facile – dice Marisa Angelucci – Ho solidi valori ma quello che mi contraddistingue sono le mie idee e il mio gusto, certamente non comuni. Metto passione in tutto ciò che faccio e in special modo nel mio lavoro. All’età di quarant’anni misi su un’attività di antiquariato. Ero affascinata dall’arte, dalla cultura, dalla storia. Frequentai, così, all’Istituto di design di Milano una serie di corsi, in particolare sugli argenti e gioielli antichi. A Roma invece mi focalizzai su alcuni corsi che riguardavano gli stili del mobile. Aprii così il mio negozio di antiquaritato. Mi occupavo molto di gioielli, e andavo spesso in Inghilterra: ero la più fornita per quanto riguardava i gioielli con i cosiddetti charms inglesi. Proponevo, in quel periodo, alla mia clientela un bracciale in oro con i ciondoli da sciegliere e personalizzare che poi molti brand, in seguito, hanno cominciato a vendere e commercializzare. In questo piccolo negozio chi entrava poteva trovare sempre qualcosa di speciale da regalare”.
I gioielli Amlè hanno carattere, stile ma soprattutto si distinguono dagli altri. Questo perché dietro ciascun pezzo vi è una ricerca e uno studio unici.
“Quando sul mercato arrivarono le prime pietre dure pensai che si potessero montare sui gioielli antichi e cominciai a fare delle creazioni. Da qui, nacque l’idea di vendere questi miei gioielli così particolari. La prima fiera alla quale partecipai fu il Macef. Il materiale che adoperavo era il corno. Nessuno lo faceva e fu una svolta. Le prime catene con il corno furono mie, tutte realizzate a mano. C’era un mio cugino al quale mi rivolgevo direttamente in Africa. Erano tutti a bocca aperta. A distanza di tanti anni continuo ad utilizzare il corno. È un materiale naturale, antico e modernissimo al contempo, anche se nella creazione di un mio gioiello c’è poi tanto altro: dai viaggi alle conoscenze, dalle sensazioni alle intuizioni. C’è anche tanto della cultura e delle tradizioni della mia terra. Per esempio, sono stata la prima, pur essendo casertana, ad utilizzare il tamburello, ma anche gli ex voto. Nei primi anni ricordo che rincorrevo nelle fiere chi faceva foto alle mie creazioni per tentare poi di imitarle. Ora non lo faccio più. Oggi come oggi, è facile copiare ma la differenza salta agli occhi: la qualità è inimitabile e soprattutto non c’è anima in quello che propone chi copia”.
Avere un buon team di lavoro è fondamentale in questo settore ed anche per Amlè è così.
“La collaborazione con Amlè nasce 9 anni fa, in una fiera. Facevo ricerca per il mio lavoro da Art Director / stylist e sono rimasto affascinato dai loro gioielli, ricchi d’arte e di emozione. – racconta Marco Ferra, direttore artistico del marchio Amlé – Quello con Marisa è stato un ‘colpo di fulmine’ artistico, uno dei legami lavorativi e personali più forti nella mia vita! Ho da sempre avuto la passione per i gioielli. Quando ero piccolo infilavo già bracciali e collanine da regalare. Crescendo, questa passione mi ha travolto. A 18 anni ho iniziato il mio percorso nella moda come Stylist prima e Art director/consulente poi che mi ha portato a viaggiare per il mondo, collaborare con tanti brand, celebrity, magazine e clienti. Non ho mai abbandonato il gioiello anzi ho sempre cercato di unirlo alla moda, mixarlo. Non è stato facile all’inizio, poi negli anni la cosa è cambiata. Nel mio lavoro traggo ispirazione principalmente dalle emozioni”.
Quello tra Marco Ferra e Marisa Angelucci è un rapporto sinergico come lei stessa ha raccontato, aggiungendo: “Abbiamo lo stesso gusto”. Anche quello con Erminia Manfredi, moglie del celebre attore Nino Manfredi, è un rapporto speciale, basato su un legame duraturo e solido: “È lei la mia musa ispiratrice, da sempre”, ci ha confidato la Angelucci. Intanto, Amlè prepara la prossima collezione che come ha rivelato Marco Ferra: “È un tributo a ‘Marisa’, fondatrice e mamma di Amlè, a Procida, isola magica e incontaminata. È una collezione dedicata alle donne, ad Amlè, al percorso che abbiamo fatto io e Marisa e anche a tutto ciò che ha portato per prima nella gioielleria, stravolgendo un mondo difficilmente disposto a farsi stravolgere. Una collezione fatta di sacro e profano, con forti tratti anni ‘60, conchiglie, materiali preziosi e di ricerca. Una collezione estiva, piena di colore e di tradizione, di cose di cui abbiamo bisogno in questo momento storico”. Marisa Angelucci crede nel suo lavoro, ma anche nella sua famiglia e conclude: “Non è stato facile conciliare le due cose, soprattutto all’inizio quando ho intrapreso questo lavoro. La scomparsa improvvisa di mio marito, la mia guida, è stata dura da sopportare. La famiglia è fondamentale: mia figlia, mio genero e anche mia nipote che rappresenta, spero, il futuro di Amlè”.
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