L’orologeria nel suo miglior momento economico di sempre

Durerà ancora l’attuale trend rialzista? Molto probabilmente sì, ecco perché…


Michele Mengoli Da oltre trent’anni scrive romanzi, racconti, articoli e narrativa commerciale. Ha collaborato con una decina di testate giornalistiche nazionali e attualmente tiene una rubrica su “Linkiesta” dove parla di innovazione e futuro. La passione per l’orologeria lo ha portato a scrivere per i più importanti magazine di settore e a ricoprire il ruolo di advisor del progetto Vo Vintage per Vicenzaoro.


È curioso vivere sulla punta dell’iceberg, nel senso che l’orologeria meccanica da polso nella sua lunga storia ultra-centenaria sta attraversando il suo apice assoluto come valutazione economica. È un trend di crescita costante degli ultimi anni, culminato con un 2021 da record, sia per le quotazioni dell’orologeria vintage e sia per quelle della produzione contemporanea. Con una premessa necessaria: i marchi – o, più precisamente, una ventina di modelli di una mezza dozzina di marchi – che godono di essere considerati dal mercato dei veri e propri beni rifugio sono sempre i soliti nomi (con qualche eccezione), che poi sono anche quelli che nei concessionari ufficiali e boutique monomarca contano su liste d’attesa infinite.

Omega Speedmaster Ref. 2915-1 “Tropical Broad Arrow”

In questo senso vale almeno la pena citare un poker dal rialzo impazzito, con tre bestseller e un outsider di pregio: il Rolex Daytona in acciaio Referenza 116500LN con listino di 12.600 euro sulla piattaforma Chrono24 non si trova sotto i 30mila euro; il Patek Philippe Nautilus in acciaio Ref. 5711 quadrante blu, da poco uscito di produzione (con ultimo listino intorno ai 30mila euro), vale non meno di 110mila euro; l’Audemars Piguet Royal Oak Ref. 15202 in acciaio, con listino di 31.400 euro, supera abbondantemente gli 80mila euro; come peraltro il sorprendente FP Journe Chronometre Bleu, che replica i valori del Royal Oak 15202 sia per listino che performance.

Follia collettiva? Decisamente sì. Come si spiega? Ci arriviamo. Prima però serve una panoramica sui risultati delle aste nel 2021, che rappresentano il dato più oggettivo nel variegato mondo di vintage e “secondo polso”. Anche in questo caso i numeri lasciano a bocca aperta. La casa d’aste che in orologeria la fa da padrona con distacco è Phillips, grazie alla partnership con il battitore fuoriclasse Aurel Bacs, regista dei grandi record degli ultimi anni.

Grande et Petite Sonnerie Numero 1 di Philippe Dufour

Il 2021 di Phillips parla chiaro: 209,3 milioni di dollari di valore complessivo battuto (+57% sul 2020 e +89% sul 2019); 100% dei lotti aggiudicati; 27 orologi venduti sopra il milione di dollari; e partecipanti alle aste da 84 Paesi! Con gli ultimi due mesi dell’anno che ci hanno regalato tre exploit incredibili: a novembre all’asta di Ginevra è stato battuto il record per un orologiaio indipendente: 4,49 milioni di euro per il Grande et Petite Sonnerie Numero 1 di Philippe Dufour; e il record per un Omega: 2,9 milioni di euro per lo Speedmaster Ref. 2915-1 “Tropical Broad Arrow” (con la base d’asta che era intorno ai 100mila euro). Mentre a dicembre a New York tutto il mondo ha commentato con stupore l’incredibile record di 5,7 milioni di euro per un Nautilus 5711 nella recentissima versione “Tiffany Blue”.

Patek Philippe Nautilus in acciaio Ref. 5711

Dicevamo, come si spiega tutto ciò? E, soprattutto, il trend rialzista per quanto continuerà?

Le risposte sono ancora una volta nei dati di Phillips. Nel 2021 il 40% dei partecipanti alle aste sono risultati nuovi iscritti; un terzo degli offerenti aveva meno di 40 anni; il 45% del venduto è andato ad acquirenti in Asia e tra i 10 lotti più costosi 4 sono stati acquistati da asiatici.

In conclusione, follia o lucida speculazione che sia, l’Asia – e i suoi miliardari, più o meno giovani, appassionati o neo-appassionati sia di nuovo che di vintage e dal budget illimitato o quasi – hanno trasformato il mercato dell’orologeria da maturo a espansivo e probabilmente in crescita ulteriore.

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