Laura Patrizia Barbieri: l’arte di vendere l’arte

Bisogna convenire che Giuseppe Tornatore ha acceso una scintilla di curiosità su una figura professionale ammaliante ma poco conosciuta, di quelle che i bambini non metterebbero mai nella lista dei lavori che vorrebbero fare da grandi: il banditore d’asta.
La storia è romanzata, certo, ma la difficile combinazione di esperienza, capacità di ricerca, di valutazione, di catalogazione e di presentazione è reale, e si chiama talento. L’ho capito parlando con Laura Patrizia Barbieri, direttore, nonché fondatrice della Casa d’Aste Curio, via privilegiata per connoisseurs, amatori e collezionisti.

Laura Patrizia Barbieri con Maria Rosaria Petito, nella sede di Curio a Firenze

Antesignana? Non esattamente, ma controcorrente sì.
È il 20 di ottobre. Ho lasciato a Napoli il sole in cambio di una irritante pioggia che intristisce Firenze e i suoi tetti. Sono sul Lungarno Vespucci, già lontana dal caos dell’overtourism che corrode distrattamente il patrimonio d’arte della città.

Grande spilla Airone in oro giallo e bianco 18 kt con diamanti taglio brillante e huit huit per ct 3.0 circa, colore H.I, SI, gr 30. Anni Sessanta (cm 7 x 6.5 h)

Suono il campanello del civico 6/r. L’uscio si apre su un ambiente piccolo, arredato con quello che serve, nulla di più, perché non necessita di enfasi: qui tutto è online only, anche il catalogo con la descrizione dei lotti e le stime per individuare il probabile acquisto. Quella suspence che aleggia in sala quando con un secco colpo di martelletto si aggiudica la migliore offerta, no, quella non c’è, ma Laura Patrizia è un’ottima padrona di casa, si vede che le piace quello che fa, e sa essere coinvolgente al pari di un Virgil Oldman. Non è un’affabulatrice, anzi è sostanzialmente pragmatica, competente, seria. Seleziona con scrupolo e buon gusto ed ha un modo di raccontare che non ti aspetti, pacato, pur se sostiene che il suo è un lavoro stressante. Ha imparato a periziare, indubbiamente, ma anche ad accarezzare la stupefazione – tangibili entrambe le cose – forse per l’animo educato all’arte (la familiarità con il mestiere trova il suo aggancio negli anni dell’infanzia, quando sua nonna acquistava alle aste per arredare casa con pezzi particolari). E si è affinata nel tempo prima con gli studi in storia dell’arte e poi in storia dell’oreficeria. “…e a seguito di esperienze in gioiellerie, ma soprattutto in case d’aste decisi di aprirne una che fosse tutta mia, da gestire solo io, in prima persona, con tutte le difficoltà e le soddisfazioni che ne possono derivare. Ed ecco Curio”. Il nome è di pura fantasia e rimanda al vocabolo inglese curiosity, che ha tanto in comune con questo lavoro.

Una scelta forte. Ha iniziato giovanissima e da subito ha saputo stabilire un rapporto di fiducia con il cliente perché è altamente selettiva. Fiuta l’autenticità indugiando sulle pietre – alle aste il design conta meno – e, con l’efficacia delle parole, su quello che la materia non dice (venticinque anni nel settore avranno pur tracciato un segno), a volte ricostruendo legami, a volte capitalizzando memorie o ravvisando certe somiglianze con periodi e fatti.

Spilla realizzata a tricot con diamanti taglio vecchio, taglio brillante e taglio huit huit per ct 4.0 circa, colore H-I, SI, gr 13.5 (cm 4.6 x 3.5 h). Anni Sessanta
Rara spilla realizzata come una lunga ala interamente impreziosita con diamanti taglio vecchio (ct 7.50, colore G-H, purezza VS-SI, gr 27.1) ed inserti in smalto blu ad imitazione delle piume, trasformata in spilla in epoca posteriore (cm 9 x 3 h). Attribuibile a Chaumet. Parigi 1910 circa.
Bracciale rigido in oro giallo 18 kt granato e smalti policromi. Inizio del XX secolo

In quattro piccole teche è riassunto un arco di storia alquanto ampio, un’articolata dialettica tra presente e passato: oltre a creazioni antiquarie e vintage, tratta gioielli e orologi da polso contemporanei. Ben altro di una second hand. In sintesi, il piacere della diversità. Mi mostra una clip di inizio novecento, un top lot di aristocratica bellezza, e poi una spilla a forma di ala, di un azzurro più profondo del mare, e dopo un bracciale con smalti che sembra non avere fermezza tant’è perfetta la lavorazione. L’intensa partecipazione e il tono tradiscono un eccesso di apprezzamento, una tenue digressione che sottolinea la sua disillusione per le produzioni attuali, ma smorzata elegantemente proseguendo con efficiente freddezza di analisi. E mi spiega che “nei gioielli fatti bene la chiusura non si vede…; tra gli anni ’40 e ’60 i diamanti presentavano il mezzo taglio, cioè con la punta tronca…; che la catena veneziana Manin, in filo d’oro 22 carati, lunghissima anche e molto oltre i 10 metri, leggerissima, era un gioiello dotale che le madri spartivano in eguale misura tra le figlie…” Insomma, si dà valore al fatto bene, alla qualità e all’unicità, piuttosto che alle tendenze, e in questo piccolo negozio l’attenzione a ciò è massima, sì che Curio sia il posto giusto per chi è alla ricerca dell’irripetibilità.

D’accordo, mi trovo nel mezzo di un orizzonte circolare dove essere “di un’altra epoca” è un indizio di qualità, oggi misconosciuto o assai poco diffuso. All’opposto la modernità è un epicentro di innovazione, con una distanza siderale dalla serialità. In questo tempo dilatato, di cose interessanti ne ha molte da tirare fuori e le chiedo: il gioiello antico affascina, ma l’acquisto è tutta un’altra storia.

Cosa spinge a comprare all’asta e quanto è realmente un’occasione?
“Si compra all’asta perché si trova quello che non si troverebbe altrove, e il vero affare è aggiudicarsi un pezzo speciale, con carattere di rarità se non addirittura unico, una bellezza snob testimone dell’abilità di maîtres joailliers che amavano creare liberamente, senza adeguarsi ad uno standard. Se poi si tiene conto che online basta attivare il proprio account per partecipare alla vendita, i tempi, i modi e le attese ottimizzati sono ancora un motivo in più”.

Per vederli da vicino?
“L’esposizione pre asta consente di visionare le qualità del gioiello, scoprirne i difetti e pure le qualità, che nel fatto a mano si può dire siano una cosa sola. Utilizzo software sofisticati che permettono di esaminare ogni minimo particolare, ma è necessario che un gioiello si gusti a piccoli sorsi, da vicino”. Condizione di sensibile rilevanza che Laura Patrizia coltiva affiancando al cliente i propri esperti durante gli appuntamenti dedicati.

Anello con rubino Birmano naturale taglio ovale ct 8.95, due diamanti taglio brillante ciascuno rispettivamente ct 1.27, colore I, P2, e ct 1.36, colore J, P2, quattro diamanti taglio brillante ct 0.30 ciascuno, colore I, VS, sei diamanti taglio brillante ct 0.25 ciascuno, colore I, VS. Anni Sessanta

Ha mai tenuto un pezzo per lei?
“Capita che li abbia acquistati perché mi attiravano particolarmente, e immagino si possa ripete”.

Essendo telematiche l’interesse è di spessore internazionale?
“Sì, ho compratori da ogni parte del mondo ma prevalentemente sono italiani. Il range va dai 30 ai 70, ma essendo web c’è un buon riscontro tra i giovani che nel gioiello antico trovano qualcosa di inaspettatamente nuovo”.

A stabilire il gioco, ovviamente, non è Laura Patrizia ma le disposizioni vigenti che regolano il rapporto tra venditore e acquirente. È sua facoltà però selezionare i gioielli più esclusivi e stabilirne attraverso la perizia la corretta stima. A decretare l’aggiudicazione del bene rimane il colpo del martelletto (in questo caso virtuale).

Trattative private?
“Assolutamente no, non sono professionali.”

Il mercato parla di incrementi nelle vendite all’asta. I numeri dicono tutto. Concorda?
“Sì, per quanto mi riguarda le aste di gioielli stanno dando grandi soddisfazioni”.

Quante ne organizza in un anno?
“Quattro, con mesi di fuoco da settembre a dicembre”.

E il periodo di riposo?
“Tra luglio e agosto, quando anche l’arte va in vacanza”. Sorride (ndr)

curio casa d’aste


Laura Patrizia Barbieri: the art of selling art. Of Maison Curio holds the helm, with transparent passion

It must be agreed that Giuseppe Tornatore has ignited a spark of curiosity about a bewitching but little-known professional figure: the auctioneer. The story is fictionalized, of course, but the difficult combination of experience, research skills, valuation, cataloging and presentation skills is real, and it is called talent. I learned this from talking to Laura Patrizia Barbieri, director as well as founder of Curio Auction House, a preferred avenue for connoisseurs, amateurs and collectors.

Laura Patrizia is an excellent hostess; you can tell she enjoys what she does. She selects with scrupulousness and good taste and has a way of storytelling that you don’t expect. She honed her skills over time first with studies in art history and then in goldsmithing history. “…and following experiences in jewelry stores, but especially in auction houses I decided to open one that would be all mine, to be managed only by me, in the first person, with all the difficulties and satisfactions that can come with it. And here is Curio.” The name is pure fantasy and refers to the English word curiosity, which has so much in common with this work.
A rather wide arc of history is summed up in four small display cases, an articulate dialectic between present and past: in addition to antiques and vintage creations, it deals in contemporary jewelry and wristwatches. In short, value is placed on the well-made, on quality and uniqueness, rather than on trends, and in this small store the attention to this is utmost, so that Curio is the right place for those in search of the unrepeatable.

Antique jewelry fascinates, but buying it is a whole other story. What motivates buying at auction and how much of a bargain is it really?
“You buy at auction because you find what you wouldn’t find anywhere else, and the real bargain is to win a special piece, with the character of rarity if not actually unique.”
To see them up close?
“The pre-auction display allows you to view the qualities of the jewelry, discover its flaws and also its qualities, which in handmade can be said to be one and the same.” A condition of sensitive relevance that Laura Patrizia cultivates by placing her experts alongside the client during dedicated appointments.
Since your auctions are telematic, is the interest international in depth?
“Yes, I have buyers from all over the world but predominantly they are Italian. The range is from 30 to 70, but being web there is a good response among young people who find something unexpectedly new in antique jewelry.”
Private negotiations?
“Absolutely not, they are not professional.”
The market is talking about increases in auction sales. The numbers say it all. Do you agree?
“Yes, as far as I’m concerned, jewelry auctions are giving great satisfaction.”
How many do you organize in a year?
“Four, with fire months from September to December.”
What about the downtime?
“Between July and August, when art also goes on vacation.” He smiles

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