Kleed, la magnificenza dei gioielli con diamanti lab grown

La differenza con le gemme naturali è tutta nell’atto creativo iniziale, ogni altra distinzione decade

Lina Liberti

Perché sventrare il nostro pianeta quando è invece possibile ottenere diamanti di suprema bellezza nel rispetto della nostra casa comune e della vita? Parte da questo assunto l’attività della Kleed, azienda giovanissima ma più che motivata e con idee chiare per quanto riguarda i diamanti lab grown che vanno a costituire i gioielli progettati e lavorati dal marchio nei propri laboratori, nella ferma convinzione di voler puntare decisamente sul lab grown. Lina Liberti, la titolare, ne spiega le ragioni.

“Il mondo sta cambiando, e con esso il lusso e la gioielleria. Anni fa era impensabile credere che una pelliccia realizzata in laboratorio potesse sostituire quella animale, invece oggi anche chi ama la distinzione  ne sceglieuna sintetica. Grande attenzione viene data al costo ma non in termini finanziari, bensì al prezzo che il nostro pianeta è costretto a pagare. Se l’obiettivo è la magnificenza di un gioiello, non è necessario ricorrere a dinamite, gasolio, esagerate quantità di acqua per estrarre diamanti in paesaggi destinati a essere irrimediabilmente deturpati e in luoghi dove i diritti umani vengono calpestati. L’introduzione in gioielleria di diamanti coltivati in laboratorio offre un contributo sostanziale in termini di sostenibilità e avvia un positivo rinnovamento nel settore del lusso. Kleed decide di prendere parte a tale processo attraverso l’innovazione e la creatività pur rimanendo fedele ai valori della qualità e dell’artigianalità”.

Quando è iniziata l’inversione di tendenza?

Il cinema, e l’arte in generale, costituisce spesso un punto di partenza o di svolta fondamentale. È quello che è successo nel 2006, quando il film ‘Blood Diamond’ con Leonardo Di Caprio ha puntato i riflettori su uno dei problemi legati all’attività estrattiva. Anche tra il grande pubblico si è così iniziato a parlare di diamanti provenienti da zone di guerra.

Attualmente, pure coloro che hanno sempre adoperato pietre estratte, consapevoli delle relative problematiche, provano a porvi rimedio indicando la tracciabilità e l’ origine da fonti controllate. Tuttavia, l’estrazione continua a basarsi sullo sfruttamento di migliaia di persone e sull’inquinamento. Scegliere un diamante coltivato significa decidere di salvaguardare il pianeta, un gioiello siffatto ha in sé questo valore aggiunto. Indipendentemente dall’essenza dei materiali utilizzati, è l’atto creativo a gratificare chi lo indosserà”.

Il futuro è quindi nel diamante creato in laboratorio?

Si sta giungendo alla conclusione che su larga scala sia auspicabile un monitoraggio del prodotto e dell’attività, un contesto in cui i lavoratori vengano tutelati in laboratori controllati e con una materia prima pulita. Controllo che, in concreto, viene garantito in azienda ma non in miniera. 

In definitiva, l’unicità e il fascino di una collana, di un bracciale o di un anello non dipendono solo dalla materia prima ma dalle capacità tecniche e dalla creatività artistica di chi lo prende in carico. In ciò, Kleed rappresenta  l’evoluzione del gioiello, è il primo marchio italiano di gioielli con diamanti coltivati che parte da questa visione”.

All’Open Tarì dal 4 al 7 ottobre.

https://kleed.it/password


Kleed, the magnificence of lab grown diamond jewelry

Why gut our planet when it is instead possible to obtain diamonds of supreme beauty while respecting our common home and life? It is from this assumption that the activity of Kleed, a very young but more than motivated company with clear ideas regarding the lab grown diamonds that go to make up the jewelry designed and processed by the brand in its laboratories, starts, in the firm belief that it wants to focus decisively on lab grown. Lina Liberti, the owner, explains the reasons.

“The world is changing, and with it luxury and jewelry. Years ago it was unthinkable to believe that a lab-made fur could replace animal fur, instead today even those who love distinction choose a synthetic one. Great attention is given to cost, but not in financial terms, but in the price our planet is forced to pay. If the goal is the magnificence of a piece of jewelry, there is no need to use dynamite, diesel fuel, exaggerated amounts of water to mine diamonds in landscapes destined to be irreparably defaced and in places where human rights are trampled. The introduction of lab-grown diamonds into jewelry offers a substantial contribution in terms of sustainability and initiates a positive renewal in the luxury sector. Kleed decides to take part in this process through innovation and creativity while remaining true to the values of quality and craftsmanship.”

When did the turnaround begin?

Film, and art in general, is often a key starting point or turning point. This is what happened in 2006, when the film ‘Blood Diamond’ starring Leonardo Di Caprio turned the spotlight on one of the problems associated with mining. Thus, even among the general public, people began to talk about diamonds from war zones.
Currently, even those who have always used mined stones, aware of the related problems, are trying to remedy them by indicating traceability and ‘origin from controlled sources. However, mining continues to rely on the exploitation of thousands of people and pollution. Choosing a cultured diamond means deciding to safeguard the planet; such a piece of jewelry has this added value in it. Regardless of the essence of the materials used, it is the creative act that gratifies those who will wear it.”

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