Investimenti, cantieri, nomine ed analisi, uno sguardo allargato sul nostro settore
Vicenzaoro. È dal 2006 che visito la fiera di Vicenza: prima tre appuntamenti all’anno, poi due. Anno dopo anno, eventi che hanno in qualche maniera segnato la storia di tutti noi. Ora, un pezzo di questa avventura è stato abbattuto per fare spazio ad un nuovo progetto molto ambizioso, ma allo stesso strategico per il mercato del gioiello italiano. È stato un piacere ed un onore aver avuto la possibilità di visitare il cantiere e di essere reso partecipe dello stato di avanzamento dei lavori. Certo, siamo solo all’inizio: secondo il cronoprogramma non prima del 2026 avremo la totale agibilità della fiera – in contemporanea dovrebbe sorgere, nelle immediate adiacenze, la nuova stazione dell’alta velocità. Investimenti su investimenti che qualificheranno ulteriormente la proposta fieristica italiana. Con la sua offerta, composta da oltre 1300 aziende, e con il suo salone delle tecnologie (T-Gold), Vicenzaoro è e sarà sempre più il riferimento per il nostro settore nel circuito fieristico mondiale. Per le prossime edizioni dovremo mettere in conto qualche disagio, ma la posta in gioco è alta e importante e merita tutta la nostra comprensione.
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Il mese scorso ha visto due debutti importanti: Matteo Farsura nuovo Global Exhibition Manager of the Jewellery & Fashion Division di IEG ha firmato, ad Arezzo, la sua prima fiera; Cristina Squarcialupi (UnoAerre e Chimet) raccoglie il testimone da Giorgio Villa e diventata nuovo presidente del Club degli Orafi. Due nomine rilevanti, sicuramente in continuità con i predecessori, che avranno molto da lavorare nei prossimi tempi. Il gioiello, Italiano è una icona a livello mondiale, non dimentichiamolo.
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Secondo l’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio con il centro studi Guglielmo Tagliacarne, negli ultimi dieci anni hanno chiuso oltre 111mila negozi al dettaglio e 24mila attività di commercio ambulante. Purtroppo il segno meno va messo anche al segmento delle gioiellerie (circa 5mila in meno rispetto alle 17mila del 2013). Una situazione chiara a tutti che merita di essere attenzionata. Per il settore gli anni ‘70 e ‘80 hanno rappresentato un momento estremamente florido ma è anche il motivo della rete distributiva sovrastimata di oggi, per cui la proposizione del gioiello va reinventata.
Investment, construction sites, appointments and analysis, an expanded look at our industry
I have been visiting the Vicenza Fair since 2006: first three events a year, then two. Year after year, events that have in some way marked the history of all of us. Now, a piece of this adventure has been torn down to make room for a very ambitious new project. It was a pleasure to have had the opportunity to visit the construction site. Of course, we are only at the beginning: according to the timetable, not before 2026 will we have the full usability of the fairgrounds – at the same time, the new high-speed train station should rise in the immediate vicinity. Investments that will further qualify the Italian trade fair proposal. With its offer, consisting of more than 1,300 companies, and with its technology show (T-Gold), Vicenzaoro is and will be more and more the reference for our sector in the world fair circuit. For the next editions, we will have to put some discomfort into account, but the stakes are high and important and deserve all our understanding.
Last month saw two important debuts: Matteo Farsura new Global Exhibition Manager of the Jewellery & Fashion Division of IEG signed, in Arezzo, his first fair; Cristina Squarcialupi (UnoAerre and Chimet) picks up the baton from Giorgio Villa and became the new president of the Goldsmiths’ Club. Two relevant appointments, certainly in continuity with predecessors, who will have much to work with in the coming times.
According to the analysis “Business Demographics in Italian Cities,” carried out by the Confcommercio Studies Office with the Guglielmo Tagliacarne Study Center, more than 111 thousand retail stores and 24 thousand itinerant trade activities have closed in the last ten years. Unfortunately, the minus sign must also be put on the segment of jewelry stores, about 5 thousand less than the 17 thousand in 2013). A situation that is clear to all and deserves attention. For the sector, the 1970s and 1980s were an extremely prosperous time, but it is also the reason for today’s overstated distribution network, so the jewelry proposition needs to be reinvented
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