“Fragile bellezza: arte per il corpo”, a Valenza l’atteso appuntamento con i gioielli di nuove generazioni d’artisti
La mostra, curata da Lia Lenti e Domenico Maria Papa, riconquista la fisicità negata dal lockdown
Sono considerazioni epidermiche, emozionali, strategiche sulla Bellezza, pensate, nate ed ospitate nel distretto orafo di Valenza, che di Bellezza s’intende da sempre.
La mostra “Fragile bellezza: arte per il corpo, riflessioni contemporanee sul rapporto corpo-gioiello“, organizzata dal Comune di Valenza con la curatela di Lia Lenti e Domenico Maria Papa, con il sostegno della Regione Piemonte e delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Alessandria e Cassa di Risparmio di Torino, verrà inaugurata martedì 21 dicembre alle ore 18.00 presso Palazzo Valentino – Centro Comunale di Cultura in piazza XXXI Martiri, 1 a Valenza, dove sosterà fino al 26 febbraio 2022.
L’evento è di quelli attesi ed auspicati, perchè è tempo di un deciso riposizionamento estetico/culturale. Ecco quindi che una nutrita schiera di artisti, supportata da aziende del comparto orafo, s’è data appuntamento a Palazzo Valentino per convogliarvi il proprio pensiero, il proprio estro, in omaggio alla storia produttiva del distretto valenzano ed alla sua capacità innovativa.
Gli artisti sono invitati ad “analizzare il tema del corpo ornato indagando l’idea del gioiello come talismano, amuleto e portafortuna dalle valenze salvifiche e apotropaiche“, con opportune riflessioni rivolte anche all’individuo nella sua dimensione corporea, calato nella collettività, da cui il gioiello inteso anche come simbolo sociale.
Gli artisti coinvolti: Elizabeth Aro, Güler Ates, Elisa Bertaglia, Enrica Borghi, Antonio De Luca, Paolo Delle Monache, Diego Dutto, Angelo Maisto, Sabrina Milazzo, Ernesto Morales, Mario Fallini, Emilia Faro, Fukushi Ito, Carlo Galfione, Viola Pantano, Projec-TO, Alice Zanin.
Le aziende partecipanti al progetto sono tra le più qualificate del settore: Angry, Ceva Gioielli, Crivelli, Il Diamante, Gioj, Leo Pizzo, Margherita Burgener, Monile – Jewels of Italy, Ofir, Scuola Orafa For.Al “Vincenzo Melchiorre”, Vendorafa Lombardi, Villa Pedemonte Atelier (VPA).
Palazzo Valentino ospiterà anche i progetti d’arte che nella scorsa edizione della manifestazione a causa della pandemia sono stati esposti solo virtualmente presso l’ex Oratorio di San Bartolomeo.
Nel segno della continuità, si guarda già all’edizione prossima del format “Fragile bellezza”, di cui ci sarà ora un’anticipazione con esposizione nelle stesse date e nella stessa sede di gioielli degli artisti Diego Dutto e Sabrina Milazzo progettati in collaborazione con le aziende Giorgio Betton di Barbara Betton & C. e Orsini.
Lia Lenti e Domenico Maria Papa, curatori dell’evento, hanno indagato a fondo le tematiche illustrate in “Fragile bellezza: arte per il corpo”.
Mai come adesso la Bellezza ha bisogno di tutele. Che mezzi abbiamo a disposizione ?
“La bellezza è qualcosa che sentiamo –sostiene Lia Lenti– ed è difficile riuscire a definirla in termini logico-concettuali, perlomeno l’umanità ci ha sempre provato, ma la Bellezza proprio perché è un sentimento è anche una necessità. Detto ciò, la bellezza in sé è relativa infatti ogni epoca e ogni cultura ne ha espresso una propria visione in riferimento ad un oggetto, a un’opera d’arte, ad una persona. Il tema di quest’anno del progetto “Fragile bellezza” è quello di indagare nuove forme di bellezza espresse dal corpo ornato attraverso il filtro della contemporaneità ovvero che la pandemia come fatto epocale ci ha costretti a fare i conti con la fragilità del nostro corpo non limitata all’individuo ma estendendola alla collettività. In epoca antica l’umanità utilizzava gli amuleti per difendersi dai nemici invisibili come le malattie e spesso essi erano indossati così da proteggere il corpo nel modo più efficace e al contempo adornarlo, mentre oggi questa necessità implica una riflessione trasversale non solo progettuale e formale ma concettuale, infatti gli artisti che hanno aderito quest’anno al progetto di collaborazione con le aziende orafe hanno accolto l’invito a riflettere sul tema del corpo ornato immaginando una dimensione che appunto si estendesse dall’individuo alla collettività, facendosi interpreti dell’incontro tra la visione della bellezza e la quotidianità del fare. Anche quest’anno artisti e aziende orafe di Valenza hanno rinnovato la lunga tradizione di scambi e di frequentazioni che risale alla metà del XX secolo, sperimentando nuovi contenuti e percorsi creativi; il progetto è un momento di riflessione sulla bellezza, un omaggio alla sapiente e bellissima manualità artigianale e una testimonianza di costante ricerca di innovazione estetica. Agli artisti non è stato chiesto di disegnare un manufatto di lusso quanto piuttosto di far emergere il valore immateriale di un’idea e alle aziende di utilizzare il loro know-how per far conoscere la complessità di un processo produttivo secolare, bellissimo e fragile. La valorizzazione del connubio di creatività e di saperi può essere un efficace mezzo di tutela messo a nostra disposizione“.
” …Arte per il corpo”. E’ anche un tentativo di riscoperta e di riappropriazione delle nostre individualità?
“In nessun periodo della storia recente -specifica Domenico Maria Papa-, l’umanità ha vissuto una crisi come quella indotta dalla pandemia. È una crisi che ha interessato i nostri rapporti sociali e anche senza fare riferimento alle drammatiche condizioni sanitarie, ha comportato una riflessione sul corpo e sul rapporto che il nostro corpo intrattiene con quello degli altri. Ciò, a partire dalla consapevolezza di una connaturata bellezza e fragilità che forse mai come in questo momento ci appare in tutta evidenza.
All’arte chiediamo, come sempre accade da sempre, di fornici delle chiavi interpretative nuove, delle forme attraverso le quali poter pensare questa nostra nuova condizione. E poter raccontare il corpo con parole nuove, forse più appropriate che non in passato.
Abbiamo anche chiesto alla sapienza del fare, che è il patrimonio più solido e insieme intangibile delle aziende orafe valenzane, di dare concretezza materiale a quelle forme. Di dare consistenza preziosa a quel pensiero.
Fragile bellezza è, perciò, il tentativo di connettere creatività contemporanea alle produzioni che sono prima di tutto una conoscenza di processi e di materie. È il tentativo di recuperare al corpo quelle estensioni simboliche che nei millenni hanno rappresentato il primo e più antico atto di decorazione, il sintomo di una consapevolezza di sé.
Ogni corpo è diverso, come del resto lo è ogni personalità creativa e ogni ricerca artistica. In questo senso una riflessione sulla fragilità della bellezza, sull’arte e sul corpo, diviene di fatto una riflessione sull’individuo e sulle possibilità di ciascuno di costruire le forme della propria individualità“.
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