Federorafi Vicenza. Massimo Lucchetta: «Se non ci saranno stravolgimenti, anche il 2023 potrà essere un buon anno»

È arrivato alla guida delle aziende di Federorafi Vicenza da poco, in un momento decisamente complicato sul piano internazionale, ma Massimo Lucchetta, amministratore unico della Lucchetta Armando di Bassano del Grappa, è comunque ottimista riguardo al futuro, sia sul piano degli affari che su quello della formazione per la quale, almeno nel Vicentino, sembra esserci un’inversione di tendenza.

Presidente Lucchetta, è arrivato a guidare Federorafi in un momento complesso

È senz’altro un periodo complicato dal punto di vista geopolitico, ma comunque le aziende stanno lavorando, anche per l’avvicinarsi del Natale. Fino a fine anno non dovremmo esserci problemi, poi bisognerà vedere l’anno prossimo se proseguiranno i rincari dell’energia. Al momento, comunque, non si vedono particolari difficoltà negli ordinativi, anche se i margini sono compressi dagli aumenti generalizzati. Se non ci saranno stravolgimenti, anche il 2023 potrà essere un buon anno.

L’inflazione sta colpendo le famiglie italiane, lo avvertite anche voi?

Sì. Chi lavora con l’estero sta andando bene, particolarmente per quanto riguarda gli Usa, che sono anche favoriti dal cambio. Chi ha una prevalenza di mercato italiano invece è più in sofferenza. Le aziende che propongono prodotti particolari, comunque, stanno vendendo.

Il momento positivo si è visto anche in fiera a Vicenza

VicenzaOro in particolare ha confermato che all’estero c’è voglia di continuare a comprare in Italia. Il Covid poi ha reso il mondo molto meno globalizzato e interconnesso e oggi è complicato importare dall’Oriente, come dimostrato anche dalle difficoltà a reperire componenti che hanno altri settori. Gli americani, quindi, si stanno spostando in Europa anche per i prodotti a basso prezzo che una volta venivano acquistati là. Questa “sglobalizzazione” è testimoniata anche dallo spostamento a Singapore della fiera di Hong Kong, che mi chiedo se e quando tornerà.

Al di là del contesto internazionale, un problema non irrilevante l’avete in casa, mi riferisco alla difficoltà a reperire manodopera.

Questa è una questione molto discussa, anche al nostro tavolo intercategoriale, perché non si riesce a trovare personale non solo tecnico – penso a cesellatori, incisori, addetti alla microfusione o allo stampaggio – ma anche personale amministrativo e dirigenziale. Stiamo lavorando sul piano della formazione per potenziare i corsi esistenti e attrarre gli studenti verso il nostro settore.

Come sta andando?

Quest’anno bene, segno che qualcosa si sta muovendo e che i ragazzi ricominciano a considerare un lavoro nel comparto orafo. Purtroppo con la crisi del 2010 molte persone che lavoravano nelle nostre aziende hanno perso la loro occupazione e di conseguenza hanno sconsigliato questo settore ai figli. Oggi, però, le imprese che sono rimaste sono sane e strutturate e hanno bisogno di tante figure, da quelle, appunto, tecniche ai campi della meccatronica, della meccanica o del marketing. Le aziende devono considerare tanti aspetti e hanno necessità di tante diverse professionalità, per questo come Federorafi stiamo lavorando a un progetto per avvicinare anche scuole non a specifica vocazione orafa.

Si è appena insediato il nuovo Governo. Cosa gli chiedete?

Come tutti di intervenire sull’energia. E poi una semplificazione normativa, che produca norme chiare e facilmente comprensibili, mentre oggi negli emendamenti c’è scritto tutto e il contrario di tutto e nemmeno i commercialisti sono in grado di interpretarle.

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