Energia verde per Unoaerre: l’azienda orafa investe in pannelli fotovoltaici
L’impianto è sviluppato su 10mila metri quadrati, realizzato e progettato da Solarys. Il presidente Squarcialupi: “Copriremo il 20% del fabbisogno dell’azienda”
La parola d’ordine è sostenibilità. Maria Cristina Squarcialupi ne detiene non solo la delega in Confindustria Federorafi, da vice presidente, ma ne fa anche un mantra, il proprio cavallo di battaglia. Non a caso, l’azienda orafa Unoaerre che guida ha investito forte sull’energia verde e a San Zeno si è dotata di 10mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici, un intervento realizzato e progettato da Solarys.
“Era da un po’ di anni che avevamo questo progetto in canna – spiega Maria Cristina Squarcialupi – ma per vari cavilli siamo stati rallentati dalla burocrazia. Dovevamo andare a regime prima della pandemia e il rallentamento ha fatto lievitare i costi di svariate centinaia di migliaia di euro, un surplus stimato nel 30-40% rispetto all’investimento considerato inizialmente. Di contro, c’è un’altra percentuale che ci gratifica e incoraggia: con l’energia solare prodotta riusciremo a coprire il 20% del fabbisogno dell’azienda”.
Accadrà grazie alla potenza installata di oltre un megawatt, un milione e mezzo di kilowattora, funzionale alla massimizzazione ed ottimizzazione del consumo anche nelle ore di chiusura dell’attività.
Sono due, quindi, i binari seguiti e sovrapponibili: il beneficio economico e il beneficio ambientale.
“L’investimento – ribadisce Cristina Squarcialupi, presidente di Unoaerre, – è motivato dalla volontà di ridurre la produzione da fonti fossili e di fare affidamento sull’energia pulita. Il Report di Sostenibilità del 2022 aveva previsto l’attuazione di strategie responsabili per l’approvvigionamento di energia. Noi abbiamo scelto Solarys, azienda nata ad Arezzo nel 2007 tra le realtà nazionali di riferimento in tema di autosufficienza energetica delle imprese, per realizzare un grande impianto fotovoltaico che migliorerà l’impatto nei confronti dell’ambiente e sposterà il consumo sempre più a favore di soluzioni rinnovabili. Per sviluppo sostenibile si intende proprio questo: è la crescita che soddisfi il bisogno delle generazioni attuali a patto, però, che non venga compromessa la soddisfazione dei bisogni delle generazioni future. Implementare, quindi, in un’azienda, progetti ed azioni di sviluppo sostenibile significa passare da un modello economico lineare ad un modello economico circolare, ridurre lo spreco, incidere sui costi di approvvigionamento delle materie prime e anche sui costi legati ai consumi energetici”.
L’economia circolare è stata inglobata nel piano d’azione previsto dal Green Deal europeo. Qual è al momento lo scenario italiano?
“La premessa per attuare economia circolare è che i rifiuti diventino materia prima e in Italia questo meccanismo è spesso bloccato da enti – commenta Squarcialupi – Il rifiuto di un’azienda farmaceutica, ad esempio, può diventare materia prima di un’altra e per essere materia, dapprima deve smettere di essere rifiuto. Le pareti delle marmitte catalitiche sono rivestite da una sottile pellicola che ha come componenti principali metalli catalizzatori quali il platino, il palladio e il rodio, che a propria volta possono diventare platino e palladio puro, se lavorati da altre aziende. La possibilità di riutilizzare e riciclare materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile, l’estensione del loro ciclo di vita e la riduzione dei rifiuti al minimo sono alla base dell’economia circolare. Ne faccio un discorso di sistema: per garantire riciclo c’è bisogno di costruire impianti. Se, però, la burocrazia rallenta la realizzazione di impianti, bisogna investire il doppio nel trasporto in altri paesi”.
unoaerre.it
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