Editoriale: Gioiellieri, è il momento di reagire

Si sapeva, la bolla al rialzo post covid non poteva reggere ancora per molto. I fatturati del settore, legati alle annualità 2021/22, in qualche maniera erano “drogati” dal momento storico in cui ci trovavamo.
Oggi riscontriamo un calo significativo e generalizzato dei consumi ed è importante capire per gestire, inquadrare, la sua natura.

Leggendo le tante analisi, realizzate a livello governativo o in maniera privatistica, l’aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità legati all’andamento dell’inflazione, e la crescita dei costi energetici hanno contribuito a ridurre, e in alcuni casi ad azzerare, il bilancio disponibile per le spese quotidiane.
A questo bisogna aggiungere gli indici di macroeconomia che a cascata influenzano la vita delle famiglie: la stagnazione dei salari, il precariato, l’incertezza economica generale.

Insomma, anche se il nostro PIL cresce di più a livello europeo rispetto alla Germania e alla Francia, non basta a garantire il flusso dei consumi. Se nel mondo del gioiello il turismo, in forte ripresa almeno nelle città d’arte, ha contribuito in maniera significativa al fatturato delle gioiellerie italiane, le cerimonie non hanno, ad oggi, garantito quel flusso commerciale tipico dei periodi primaverili ed estivi. Parliamo di un segmento che nella sua totalità assicura un giro di affari di oltre 30miliardi annui e la domanda che viene spontanea è: quanto il gioiello ne è ancora protagonista? Sappiamo che nel corso degli anni altri settori hanno eroso in maniera significativa il valore e il significato del regalo in oro, in passato visto anche come investimento economico (futuro) per il destinatario.

Oggi, invece, questa sana consuetudine tesa al risparmio è spesso sostituita dal regalo elettronico o, in alternativa, dalla lista presso un’agenzia di viaggi.

E nel ragionamento ritorna in gioco la capacità del settore di riattivare attenzione ed appeal verso i consumatori. Bisogna capire che l’approccio al mondo dei prodotti di lusso sta cambiando, anche con l’arrivo delle nuove generazioni, ma sono convinto che il retail orafo italiano abbia ancora tanto da dire, l’importante è crederci. Su tiktok un influencer, a suo dire, riconosce l’oro “annusandolo” ma sarebbe preferibile mettere da parte i superpoteri e lavorare sulla professionalità acquisita nel corso di anni di “bancone”.

È il momento di reagire, di mostrare le competenze di un comparto che da millenni è custode di una parte importante del nostro Made in Italy. Non dimentichiamolo mai!


Jewelers? It is time to react

It was known, the post covid upward bubble could not hold much longer. Today we are seeing a significant decline in consumption, and it is important to understand its nature. Rising prices of basic necessities linked to inflation trends, and rising energy costs have contributed to a reduction, and in some cases to zero, of the budget available for everyday spending. To this must be added the macroeconomic indices that cascade affect the lives of households.

In short, even if our GDP grows more at the European level, it is not enough to guarantee the flow of consumption. If in the world of jewelry, tourism has contributed significantly to the turnover of Italian jewelry stores, ceremonies have not, to date, guaranteed that commercial flow typical of the spring and summer periods. We are talking about a segment that in its totality ensures a turnover of more than 30 billion annually. Over the years, other sectors have significantly eroded the value and significance of the gold gift.

Today, however, this healthy habit aimed at saving money is often replaced by the electronic gift. At this point of reasoning, the industry’s ability to regain attention and appeal to consumers comes back into play. It must be understood that the approach to the world of luxury products is changing, even with the arrival of new generations. It is time to react, to show the skills of a sector that has been the custodian of an important part of our made in Italy for millennia.

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