De’ Nobili gioielli artigianali in odore di retail
Napoli – solare, preziosa, unica – è la sua città e non poteva non riflettersi nei suoi gioielli che, così, addizionano quel tocco di aristocrazia partenopea che imperituramente rimarrà legata nel nobiliare «de’», rigorosamente minuscolo, regalandogli già nel logo quella distinzione made in Partenope. Un legame con il territorio, forte ma non condizionante. È Claudio de’ Nobili – marketing manager – che mi apre le porte e il cuore della sua gioielleria, anzi del suo laboratorio, in via Bisignano, dove l’eccellenza si riconosce nel più rigoroso artigianato.
La struttura si svela unica per la completezza del ciclo produttivo integrato. Nulla è acquistato da terzi perché tutto nasce in loco, perfino l’oro, proposto anche nella versione da 9 carati. “Siamo stati tra i primi a candidare questa particolare lega, inizialmente accolta con scetticismo ma poi apprezzatissima per la medesima bellezza della 18 carati e per il costo decisamente accessibile”.
Spiega Claudio mentre con lo sguardo mi arrampico tra livelli diversi di spazi in precedenza destinati ad altri usi. Siamo in un open space in stile industriale dove niente si cela alla vista, tutto è in contatto visivo e fisico, dalle scrivanie ai banchetti da lavoro che si susseguono come tessere di un puzzle tra le linee essenziali. Qualche gradino più su un tocco di colore imprevedibile, il rosso fuoco della poltrona numero “1” del Real Teatro di San Carlo. Una testimonianza della vita del Massimo napoletano che si intreccia a quella dell’azienda di famiglia, un family business che a breve celebrerà gli 80 anni.
Mi fa da cicerone, intanto che suo fratello Andrea lavora alla progettazione in 3D di un importante collier, e la mamma Laura seleziona le pietre più giuste per le nuove creazioni: acquamarine, topazi, diamanti, smeraldi, triplette, ovvero la magnificazione del colore ottenuta con la sovrapposizione di strati sottilissimi di una gemma, di madreperla e di cristallo di rocca. Tutto sotto l’occhio attento di papà Maurizio. Ne posa una sulla montatura di un anello e mi invita ad indossarlo. Spettacolare anche non ancora finito.
Chi li disegna?
“La forza del nostro stile sta nella atemporalità dei modelli che prendono spunto da vecchi disegni che teniamo custoditi in quello schedario – indica una sequela di cassettini, infinita, da coprire una intera parete – La collezione Polvere di stelle, ad esempio, nasce da un paio di orecchini disegnati da mio padre e i piccoli dettagli di modernizzazione che apportiamo non alterano quella particolare eleganza che la rende riconoscibile, dettagli che a volte sono individuabili anche solo nel colore del metallo, come l’oro rosa, di una delicatissima tonalità, brevettato proprio in questo laboratorio utilizzando più argento e meno lega”.
Un accostamento tipico delle sue creazioni è oro e argento, lo ritrovano in molte delle sue collezioni: Serpenti, Civette…, Medievale, quest’ultima molto singolare perché lavorata secondo l’intreccio metallico della maglia delle antiche armature da cui prende il nome. Gioielli che conquistano e che a Natale contribuiscono a rendere più indimenticabile la festa.
Dal primo bozzetto al prodotto finito dunque si fa tutto qui? “Sì, tutto internamente, persino le farfalline, secondo un rituale lento e faticoso. Una ad una, indipendentemente che siano di argento o di oro”.
Quindi una produzione di nicchia che proponete nei due punti vendita di Via Gaetano Filangieri e di via Enrico Alvino?
“In effetti abbiamo già una selezionata distribuzione, grazie alle macchine di ultima generazione che ci vengono in aiuto e su cui possiamo contare per il prêt-à-porter, la fine jewellery è tutta un’altra storia. Abbiamo avviato un progetto di retail che abbraccia il Sud Italia e che nei prossimi anni raggiungerà tutto il Paese”.
Grandi manovre dunque?
“Sì, lo sviluppo della rete distributiva in italia ma anche la creazione di un progetto di comunicazione ad hoc dedicato ad ogni singolo rivenditore, perché è l’anello di congiunzione tra noi e il cliente. Comunicare, condividere, renderlo partecipe sono step imprescindibili per il lancio di questa iniziativa.
Per il marchio è un processo di innovazione. Per le basi solide su cui si sviluppa e la responsabilità che ci distingue, la performance sta dimostrando la sua efficacia in un buon momento per il mercato in cerca di qualità”.
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