Crieri: Michela Saracino, quando prevale il cuore
Posata, divertente, con le idee chiare. Michela Saracino è una giovane manager che abbina una consapevole preparazione professionale alla capacità, non scontata, di analisi sociale. Due aspetti che, combinati assieme, le permettono di essere il braccio destro della Direzione Generale del brand Crieri e di gestirne il marketing.
“Sono entrata in azienda 4 anni fa dopo uno stimolante percorso professionale nel mondo della moda che mi ha permesso di mettere a frutto gli studi in design, fashion communication e comunicazione visiva. Avevo acquisito profonde esperienze nel mondo del marketing, della gestione e dell’organizzazione eventi. Poi, il richiamo del cuore ha prevalso: quando zio mi ha proposto di contribuire alla gestione della sua azienda, ho subito accettato. Sono entrata in punta di piedi, con voglia di conoscere da dentro un mondo che è sempre stato presente nei dialoghi in famiglia. Via via ho approfondito la conoscenza delle dinamiche aziendali e oggi coordino il reparto marketing di Crieri e la direzione vendite collaborando fattivamente con la direzione generale.”
Un crescendo di esperienze e di opportunità che ha saputo cavalcare in modo intelligente, con rispetto e curiosità. Le manca il mondo della moda, da cui proviene?
“Del Fashion System mi mancano l’approccio poco istituzionalizzato e la spensieratezza che i brand mettono nell’ideazione delle novità. La gioelleria, per ovvie ragioni legate anche al materiale lavorato, tiene il freno a mano tirato e si dimostra più conservativa. È stato però divertente cercare di far entrare in Crieri un po’ del dinamismo, dell’eccentricità e della sperimentazione propri della Moda. Il mondo del gioiello è molto referenziale, classico per certi versi, ma per stare al passo con i tempi occorre guardarsi attorno e avere un pochino di coraggio perché sia lo sviluppo di prodotto che la comunicazione sono cambiati e cambiano molto rapidamente, favorendo un generale annullamento delle barriere (distanza, velocità, legami)”.
Parliamo quindi della comunicazione nel gioiello. Quale sarà il futuro secondo il suo punto di vista?
“L’evoluzione è costante. Ciò che per noi rimane stabile è l’impegno nel valorizzare ogni singolo aspetto della comunicazione dei nostri prodotti: dalla scelta dei colori delle pietre al packaging, dagli scatti di campagna ai social. Nonostante ogni mezzo conservi un linguaggio proprio, il fil rouge della nostra comunicazione è la spontaneità, per accogliere ogni fascia di età e di gusto. Da tempo ragioniamo sull’opportunità di scegliere un ambassador ma questo porterebbe il pubblico a un’inevitabile identificazione. Vogliamo che siano i nostri stessi clienti, identificandosi con i nostri gioielli e indossandoli nel quotidiano, gli ambasciatori del brand. Per questa scelta “inclusiva” e non esclusiva, stiamo sperimentando la piattaforma TikTok sulla quale approderemo con il nuovo marchio del Gruppo Crieri, Poesia. Un asset rivolto ai giovani che comunicherà in modo fresco anche alla rete distributiva: tutto il materiale sarà scaricabile on line dai rivenditori che avranno a disposizione anche rassegna stampa e video pillole formative-divulgative sull’azienda, sull’allestimento delle vetrine, sulle caratteristiche tecniche delle collezioni e dei tennis proposti, ecc… una vera e propria guida on line, sempre accessibile, che ci permette di coinvolgere tutti superando le difficoltà legate ai corsi in presenza con i direttori vendite. L’on line aiuta molto gli store a far conoscree al cliente il vastissimo catalogo Crieri, le carature, le varianti colore. Aiuta nella diffusione della comunicazione ma siamo certi che sia comunque indispensabile la compresenza dello spazio fisico, motivo per cui abbiamo lanciato il servizio di pick up in store ovvero “ritiro in negozio ciò che ho acquistato on line”: questo genera valore sia per l’azienda che per il distributore, e garantisce al cliente un punto di riferimento”.
Qual è stato il primo gioiello che si è regalata?
“Lo porto sempre con me, quasi come un porta fortuna. È una piastrina in oro fatta a mano da un artigiano con incise le mie iniziali: adoro la personalizzazione dei gioielli perché li fa parlare di noi e rende ogni oggetto unico e autentico. Questo è un valore che spingo molto anche in anzienda”.
Cosa significa essere una giovane donna manager in un mondo che, di fatto, è ancora sotto l’egida maschile?
“Essere donna non è mai stato per me, fortunatamente, un limite. Nel mio settore la componente maschile è indubbiamente preferenziale e forse, proprio per questo, è più rilevante essere donna.
È gratificante ma è anche un valore aggiunto: i gioielli sono destinati alle donne, quindi sia interpretarli che venderli è un’azione che contiene molto femminile. Noi donne diventiamo quindi, allo stesso tempo, portatrici e fruitrici di un messaggio. Anche su questo tema si respira grande distonia tra il mondo della moda, che ha annullato la differenza tra manager donna e uomo, e quello del gioiello. Fortunatamente però, anche nel nostro settore, possiamo contare su una determinante e determinata rappresentanza femminile”.
Al di là dell’aspetto professionale, qual è il suo rapporto con i gioielli?
“Da giovane non li idealizzavo, anzi preferivo acquistare una bella borsa o un paio di scarpe. La virata netta l’ho vissuta quando sono entrata in azienda con un bagaglio di consapevolezza e di esperienza più vasto. Ho iniziato a guardare i gioielli come opere d’arte, ad apprezzarne lo sviluppo creativo, il disegno, l’eleganza delle pietre, la stessa difficoltà e maestria di riuscire a valorizzarle e armonizzarle. I gioielli che indosso me li scelgo, come avviene ormai per la maggior parte delle donne e anche questo è una cambio di tendenza di cui il settore deve tenere conto quando propone nuove collezioni”.
C’è un gioiello che vorrebbe veder realizzato dalla vostra azienda e magari, regalarselo per Natale?
“Mi piacerebbe moltissimo produrre un girocollo tennis in smeraldi colombiani di colore uniforme: sarebbe la sublimazione dei vari progetti e percorsi che ha avuto Crieri. Un gioiello semplice, vivibile, portabile ma estremamente unico. Per il mio regalo invece, mi piacerebbe l’aspetto esperienziale di un viaggio in solitaria in Giappone”.
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