Intervista a Maria Cristina Squarcialupi

Club degli Orafi Italia, Chimet e Unoarre: Maria Cristina Squarcialupi racconta a Preziosa Magazine le prossime sfide

La fanciullezza ad Arezzo, la maturità classica, poi la facoltà di Chimica frequentata a Firenze e infine – anzi, prima di tutto – la sua vocazione all’imprenditoria, con l’impegno costante non solo nelle aziende di famiglia ma anche nelle attività istituzionali e associative del settore orafo-gioielliero. Ecco il ritratto di Maria Cristina Squarcialupi, presidente di Unoaerre Industries SpA, vice presidente Confindustria-Federorafi con delega alla sostenibilità e, di recente, nuova guida del Club degli Orafi Italia.

Maria Cristina Squarcialupi

Dottoressa Squarcialupi, arriva un’ulteriore gratificazione sul fronte associativo, in seno al Club degli Orafi Italia. Quali caratteristiche e obiettivi avrà la sua presidenza?

Creare networking, promuovere la cultura imprenditoriale, fare formazione e informazione. Sono intenzionata a continuare sulla strada tracciata da Giorgio Villa che mi ha preceduta. Abbiamo messo su un Consiglio di grande valore. L’elezione è stato un momento di passaggio del testimone, ma adesso dobbiamo porre le basi per delineare tutto il percorso programmatico, entro l’inizio dell’estate. Lavorerò per il sempre più chiaro riconoscimento delle unicità del settore orafo-gioielliero italiano. Dovrà essere un dialogo a più voci, perché credo molto nelle sinergie. Mettere a fattore comune le cose per unico scopo si può e si deve fare: non c’è competizione, se ci sono vocazioni e funzioni diverse. Federorafi, ad esempio, è completamente diverso dal Club degli Orafi Italia: il primo è un interlocutore istituzionale e il Club invece si occupa di associazionismo e networking tout court”.

Luca Benvenuti amministratore delegato Chimet

Non mancano altre gratificazioni personali e professionali. Chimet, azienda di famiglia, ha festeggiato i 50 anni di attività, vissuti intorno alla boa della sostenibilità ma anche fortemente legata al territorio. È stata anche insignita con l’Alta Onorificenza di Bilancio del premio Industria Felix. Che cosa farà da grande?

Ci inorgoglisce il premio Industria Felix, ritirato dall’amministratore delegato Luca Benvenuti. L’azienda è stata riconosciuta tra le realtà più competitive, affidabili e sostenibili del panorama nazionale. La Chimet è stata premiata come miglior impresa del settore metalli in ambito gestionale e finanziario. È assolutamente giovane, a dispetto dei suoi 50 anni di attività. Anzi, aggiungo che potrebbe fiorire. In questo momento, sono all’ordine del giorno le materie prime critiche, delle quali l’UE si è resa conto di aver bisogno, al punto da emanare di recente un atto con il quale si dice di mettere in conto la prossima riapertura di miniere in Europa”.

Ritorna, dunque, di stringente attualità il tema dell’economia circolare?

Il tema del riciclo e del recupero è fondamentale: Chimet se ne è sempre occupata e può da un momento all’altro esplodere, cioè accelerare il suo processo di sviluppo e di espansione. Chimet recupera oro, argento, rame, platino, palladio, rodio, iridio e rutenio da scarti di gioielleria/orologeria, industria dell’automotive, farmaceutica, elettronica, petrolchimica, chimica e dei pannelli solari. Però per fare economia circolare – lo scarto di lavorazione di un’azienda diventa materia prima di lavorazione per un’altra – bisogna mettere mano alla normativa sui rifiuti, che prevede un limite per i rifiuti in ingresso. Il limite di Chimet è 12.500 tonnellate. Più di quello non può fare. Abbiamo fatto una nuova richiesta. La valutazione sull’impatto ambientale è già ok, ottenuta nel 2019. Non abbiamo però avuto ancora nuova autorizzazione: i tempi della burocrazia non sempre corrispondono con quelli dell’industria”.

Poi c’è Unoaerre con una nuova visione, dopo l’apertura al segmento dell’accessorio. Come cambierà, se cambierà, il rapporto con i dettaglianti?

Questa divisione già esisteva in Unoaerre. Adesso è stata fatta una società dedicata, proprio per sviluppare questo business. Costruiremo un nuovo stabilimento nell’area dell’Unoaerre ed a quel punto le aziende saranno divise anche fisicamente, sebbene una vicina all’altra. Il rapporto con i dettaglianti resterà immutato, perché sarà sempre Unoaerre che si occuperà della parte commerciale”.


Club degli Orafi Italia, Chimet and Unoarre: Maria Cristina Squarcialupi tells of upcoming challenges

Childhood in Arezzo, classical high school graduation, then the faculty of Chemistry attended in Florence, and finally her vocation for entrepreneurship, with constant commitment not only in the family businesses but also in the institutional and associative activities of the gold and jewelry sector. Here is a portrait of Maria Cristina Squarcialupi, president of Unoaerre Industries SpA, vice president of Confindustria-Federorafi with responsibility for sustainability and, recently, new leader of the Club degli Orafi Italia.

Dr. Squarcialupi, comes further gratification on the membership front, within the Club degli Orafi Italia. What characteristics and goals will your presidency have?

“Creating networking, promoting entrepreneurial culture, doing training and information. I am intent on continuing on the path set by Giorgio Villa who preceded me. We have put together a Council of great value. I will work for the ever clearer recognition of the uniqueness of the Italian gold and jewelry sector. It will have to be a multi-voice dialogue, because I am a great believer in synergies.”

There is no shortage of other personal and professional gratifications. Chimet, a family business, celebrated 50 years in business, lived around the buoy of sustainability but also strongly tied to the territory. “We are proud of the Industria Felix award, collected by CEO Luca Benvenuti. The company has been recognized among the most competitive, reliable and sustainable companies on the national scene. Chimet was honored as the best company in the metals sector in management and finance.”

Is the theme of the circular economy, then, back on the agenda?

“The issue of recycling and recovery is fundamental; Chimet has always been concerned with it, but to make a circular economy, we need to get our hands on the waste regulations, which set a limit for incoming waste. Chimet’s limit is 12,500 tons. More than that it cannot do. We have made a new request. The environmental impact assessment is already okay, obtained in 2019. However, we have not yet had new authorization: the timing of bureaucracy does not always match the timing of industry.”

Then there is Unoaerre with a new vision, after opening to the accessory segment. How will the relationship with retailers change, if at all? “This division already existed in Unoaerre. Now a dedicated company has been made precisely to develop this business. We will build a new plant in the Unoaerre area and at that point the companies will be divided physically as well, although close to each other. The relationship with retailers will remain unchanged, because it will always be Unoaerre that will take care of the business side.”

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