Cirillo Marcolin. L’occhialeria è un vanto del nostro made in Italy
Il presidente del salone milanese Mido e dell’Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici (anfao) illustra i numeri dell’occhialeria italiana
Export a +12,3%, il mercato interno in netto recupero e una produzione da 3.556 milioni di euro. È questa la fotografia in numeri del comparto dell’occhialeria italiana, valori record che testimoniano uno stato di salute più che positivo per un settore che conta, in totale, circa 870 aziende per 17.245 addetti. A spiegare a Preziosa Magazine come si muove l’eyewear a livello globale e quali siano le sue potenzialità, è Cirillo Marcolin, presidente del Salone milanese Mido e dell’Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici (Anfao).
Il comparto dell’eyewear oggi è frutto di anni di sperimentazioni. Com’è evoluto e cosa rappresenta oggi?
Negli ultimi decenni abbiamo visto una grande evoluzione dell’occhiale da strumento per vederci meglio o proteggerci dal sole ad accessorio di moda irrinunciabile. A partire dagli anni ’80 il consumatore finale è diventato sempre più fashion-conscious e informato, in questi anni nascono infatti importanti griffe che scriveranno la storia della moda internazionale veicolando lo stile soprattutto attraverso l’accessorio. Più recentemente alla ricerca estetica si è affiancata quella tecnologica e del design: le aziende del settore si confrontano oggi con altri contesti da cui attingere informazioni e know-how per trasferirli poi nei loro processi produttivi adattandoli agli occhiali. L’industria è progressivamente cresciuta e il mercato insieme ad essa. L’evoluzione di Mido riflette la crescita di questo mondo: i trend, il design, la sperimentazione, l’avanguardia e l’innovazione nelle forme e nei materiali.
Una fotografia del comparto: numero aziende, fatturati, punti di forza.
La produzione dell’occhialeria italiana nel 2015 è stata di 3.566 milioni di Euro (+12,5%). Una crescita, questa, spinta e sostenuta non più solo dall’andamento delle esportazioni, ma anche dal buon recupero registrato sul mercato interno. Il totale delle aziende è rimasto costante, alcune chiusure sono state bilanciate da nuove aziende, soprattutto medio-piccole, che si sono affacciate sul mercato. Il rientro della produzione, soprattutto di quelle legate al prodotto di fascia molto alta, nel nostro Paese, il cosiddetto “reshoring” o “back to Italy”, si sta ampliando anche nei grandi gruppi del settore dell’occhialeria. Il fattore di maggior traino è il Made in Italy, per il quale i consumatori più sofisticati sono disposti a spendere anche di più. I maggiori costi per le aziende, così, sono più che compensati dai benefici di immagine e di qualità dei prodotti.
Il mercato italiano è tornato a crescere, a fronte di un vero e proprio boom estero. Come vanno letti questi dati?
Nel 2015 il mercato interno ha invertito la tendenza stagnante precedente e ha mostrato finalmente interessanti segnali di recupero con significativi punti percentuali in più ritrovati (+5,7% in valore il dato del sell-in). A contribuire sono stati in primo luogo il recupero dell’occhiale da sole, prodotto che più aveva sofferto, e, nel comparto vista, la più che buona performance delle lenti progressive.
Il 2015 è stato un nuovo anno record per le esportazioni italiane dell’occhialeria. Europa, America e Asia: le esportazioni del settore hanno fatto segnare dati positivi in tutte e tre le aree geografiche. Restano poi sempre significativi i risultati fatti registrare dalle esportazioni italiane dell’occhialeria nei mercati emergenti, sia in quelli già affermati per il settore, sia in quelli approcciati più recentemente.
Dalla sua duplice esperienza in Mido e Anfao, come vede il futuro prossimo del comparto?
Il mercato interno sta invertendo la tendenza stagnante precedente e mostra finalmente interessanti segnali di recupero con significativi punti percentuali in più ritrovati in valore e volume. I consumatori italiani hanno ritrovato fiducia e sono tornati a comprare: era dal 2007 che non c’era un’inversione di tendenza. Anche se siamo fiduciosi sarà, tuttavia, fondamentale monitorare i prossimi mesi del 2016 in considerazione anche del quadro geopolitico internazionale, che potrebbe purtroppo portare a un rallentamento dovuto all’incertezza e al nuovo clima di tensione. In generale va comunque detto che sembra essersi instaurato un clima di rinnovato ottimismo nel settore.
Ci sono fattori utili alla crescita ancora inesplorati, che le aziende potrebbero sfruttare per proseguire sulla scia della ripresa?
Dalla ricerca di Future Concept Lab emerge come il consumatore cerchi sempre di più un’esperienza, una narrazione in cui identificarsi, valori condivisi e originalità tutti spunti che le aziende dovrebbero tenere bene in considerazione per ideare le proprie collezioni. Gli scenari contemporanei indicano chiaramente l’avvenuto passaggio da un’economia dell’occhio (in cui prevalgono, l’immagine e la griffe), ad un nuovo modello definibile come organico, di biologia del consumo, in cui perfino i media tradizionali diventano meno potenti, sostituiti dalla velocità e dalla continua evoluzione dei social network. Le persone ricercano paesaggi e prodotti dalle precise qualità tangibili, in cui il toccare con mano diventa il segno dell’autenticità dell’esperienza emotiva, più diretta e gratificante. “Le cose fatte bene” sono dunque la risposta che il mondo del consumo si aspetta, proprio in questo momento storico, segnato da cambiamenti globali che sfidano il mondo delle aziende a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Bisognerà vendere il proprio saper fare, oltre che produrlo, anche nei servizi.
POST COMMENT