Cinquant’anni di stile: buon compleanno Picchiotti!
E per celebrarlo presenta l’anello “Anfiteatro” che, nello stile proprio del brand, rielabora l’architettura di un’antica arena dove lo spazio destinato agli spettatori è disegnato da un ventaglio
La Rose Brooch celebrò il primo decennio. Seguirono poi la Colonna Romana, la Ruby Cascade, che nel 1998 si aggiudicò l’Annual Couture Design Award nella Categoria Colored Gemstone, e il Marily Ring, che dedicò a Maria Matilde, moglie e partner. Oggi che festeggia i cinquant’anni di attività porta sotto i riflettori ancora un capolavoro, un gioiello che si fa scrigno della rarefatta mano artigianale di Picchiotti: l’anello “Anfiteatro” che, nello stile proprio del brand, rielabora l’architettura di un’antica arena dove lo spazio destinato agli spettatori è disegnato da un ventaglio di diamanti mentre nel mezzo del palco il protagonista si materializza in un eccezionale rubino che, con i suoi 8.05 ct, classificato come interamente naturale, senza alcun trattamento termico o miglioramento del colore, “È la pietra perfetta, quella che cercavo da sempre per un pezzo speciale come l’Anfiteatro che segna questo importante traguardo”, ha dichiarato Giuseppe Picchiotti, fondatore e CEO del brand.
Un’altra meraviglia che diventa nuovo motivo di orgoglio per l’intera famiglia valenzana. Un’altra opera d’arte dove tutto concorre ad esaltarne la bellezza. Un preziosismo materico e formale di esuberante eleganza, come lo ha definito la storica del gioiello Vivienne Becker nel volume “Picchiotti: The First Fifty Years”, la cui prefazione è stata scritta da Susan Jacques, Presidente e CEO del GIA.
“La qualità altissima delle gemme, la cura di ogni minimo dettaglio, la manifattura eccellente sono il fondamento della nostra attività. Se i nostri gioielli sono apprezzati nel mondo è perché nulla è lasciato al caso”. Racconta Maria Carola Picchiotti, che con i fratelli Filippo e Umberto coadiuva l’attività del padre Giuseppe.
Siamo di fronte a creazioni di altissimo livello, ma il carattere distintivo della vostra gioielleria è la qualità delle gemme. Chi le seleziona?
Da sempre acquistiamo le gemme sul posto. Mio padre e i miei fratelli selezionano i migliori esemplari senza intermediari. I fornitori conoscono le nostre esigenze e chiamano noi quando hanno da candidare una rarità.
La vostra è una formazione d’impresa o avete frequentato scuole di settore?
Certamente, per potenziare le nostre competenze. Mio fratello Umberto ad esempio ha seguito corsi al Gemological Institute of America, ma prevalentemente le nostre conoscenze teoriche e pratiche le abbiamo acquisite sul campo. Seguiamo l’insegnamento di nostro padre che da quando ha fondato l’azienda è in prima persona in ogni fase dell’attività.
Quanto è importante essere un’azienda familiare?
È fondamentale. Mio padre ha fondato l’azienda nel 1967, all’epoca era in attività con i suoi fratelli e con sua madre e tutto, dal disegno alla produzione, era fatto da loro. Oggi la nostra conduzione familiare si è evoluta in una piccola media impresa tutta italiana e molto fiera di dare un contributo al PIL nazionale.
In cosa è cambiata la Picchiotti di oggi rispetto a quella di ieri?
La nostra è un’azienda di respiro mondiale ma rimasta fedele alla conduzione familiare. Siamo in sette, mia madre, mio padre, sua sorella Annamaria, con al quale aprì il suo atelier nel 1967, una nipote, i miei due fratelli ed io, e insieme valutiamo ogni nuova idea. In questo non è cambiata affatto e non cambierà nel tempo ma l’introduzione del Brand, il marketing che oggi merita un’attenzione diversa, l’evoluzione del prodotto che deve saper ascoltare il consumatore, e la comunicazione scardinata nelle fondamenta dai social media, ai quali bisogna riconoscere l’importanza che meritano, scrivono le cifre dei suoi mutamenti.
Siete tra i più importanti produttori di gioielli al mondo, in un’attività come la vostra cosa non deve mai essere dimenticato?
Non bisogna mai rinunciare alla qualità, al dettaglio e alla manifattura. Senza timore di smentite posso affermare che viziamo i nostri clienti.
Se dovesse dare un consiglio a chi vuole intraprendere questa attività?
Gli suggerirei di non improvvisare mai. Mio padre è un vero intenditore, conosce le gemme sin da piccolo, da quando a 13 anni iniziò a lavorare al banchetto di un orefice valenzano. Tutto è memoria, tutto è esperienza, niente si inventa.
Il vostro è un prodotto elitario, ma adesso che il gioiello prezioso non rappresenta più una distinzione sociale, qual è il suo ruolo oggi?
Un gioiello prezioso rimane un gioiello prezioso ma, oggi più che mai, ha bisogno di persone che lo apprezzano, che lo stimano. Al pari di un’opera d’arte bisogna saperlo codificare, metterlo in sintonia con la propria sensibilità.
Il vostro è un classico straordinariamente moderno, chi lo disegna?
Mio padre, da sempre. Ma disponiamo anche di un team di disegnatori. Allo scorso appuntamento di Baselworld abbiamo presentato la mini capsule in titanio e i nuovi modelli della Xpandable ™ Collection, anelli e bracciali senza chiusura, che utilizzano una tecnologia innovativa e invisibile che gli consente di espandersi, appunto, offrendo comfort e vestibilità. Anche nel mondo del lusso c’è bisogno di innovazione.
Che peso ha il talento dell’uomo sulla bellezza naturale della materia?
Come in ogni campo, oggi si dispone di eccellenti aiuti tecnologici ma è il fattore umano a fare la differenza. Come dicevo, un gioiello va apprezzato, stimato, ma se non c’è la mano dell’uomo la sua storia diventa tutta un’altra cosa.
Un aggettivo per descrivere la Picchiotti?
Unica.
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