Gabriele Aprea. Gioielliere e gentiluomo

Chantecler. Colori e passioni di una Maison divenuta icona di stile, da Capri al mondo intero

Gabriele Aprea

Capacità che sono il frutto di tradizioni locali, come quella napoletana nell’alta sartoria – pensiamo a Marinella e Kiton – e nella gioielleria, dove oggi la marca più conosciuta è Chantecler.

La storia di Chantecler inizia nel 1947, quando Pietro Capuano apre un negozio a Capri, isola che frequentava da sempre perché il padre, affermato gioielliere napoletano, lo mandava a proporre i suoi modelli ai vip.
Eccentrico e trasgressivo, Capuano era in amicizia con il poeta futurista Marinetti e con il principe di Serignano, che gli cucì addosso il soprannome Chantecler, destinato a diventare la sua griffe. Dal 1950 Capuano trovò un valido collaboratore in Salvatore Aprea, erede di una nota famiglia di negozianti capresi.

L’istrionico Chantecler, che Oriana Fallaci vedeva aggirarsi in barca indossando “una collana che non si riesce a capire se è di sassolini o di pietre pregiate”, aveva un talento innato per le pubbliche relazioni, testimoniato dal ricordo delle mitiche feste che organizzava negli anni ‘60, ancora vivo a Capri.
L’isola era presa d’assalto da cantanti, playboy, stilisti, industriali, re e regine, da donne di classe come Grace Kelly, Ingrid Bergman, Jacqueline Kennedy, la principessa Soraya e la duchessa di Windsor. Molti vip erano amici e clienti di Capuano e Aprea.

Oggi Chantecler è una maison di successo e i suoi gioielli sono venduti non solo nei migliori negozi, ma anche nelle boutique monomarca di Capri, Cortina, Milano, Tokyo, Hong Kong e Astana, spesso visitate da clienti vip. Secondo i soliti bene informati, nel negozio di Cortina avrebbero messo piede grandi famiglie, come Della Valle, Barilla, Marzotto e Polegato, i Vanzina e Mariah Carey.
Diversi anni fa, Schwarzenegger acquistò una campanella, simbolo della casa e portafortuna con il quale Capuano omaggiava le persone straordinarie. La prima campanella la fuse in bronzo nel 1944 per farla recapitare al presidente Franklin D. Roosevelt, e una d’oro la donò a Ingrid Bergman durante le riprese di Viaggio in Italia.


Chantecler è guidata dai figli di Salvatore Aprea. Gabriele, che abbiamo intervistato, Maria Elena, stilista della griffe, e Costanza.

Com’è accaduto che dalla boutique a Capri sia nata una griffe?
La famiglia di Chantecler aveva aperto il negozio nel 1947. Mio padre lavorava con lui dal 1950, e nel 1982 ha rilevato l’attività. Poi siamo arrivati noi figli, e dal 2003 mio padre ci ha lasciato il timone.

E avete iniziato a realizzare i gioielli in proprio…
Dapprima con un laboratorio a Napoli, e in seguito abbiamo trasferito la produzione a Valenza e iniziato a vendere i nostri gioielli ai migliori negozi italiani. E dal 2009 la nostra sede è a Milano. Il mito Chantecler nasce negli anni ’60.

Cosa ricorda?
In realtà non ero ancora nato, ma grazie ai racconti di mio padre mi sembra quasi di averli vissuti. Guerre e crisi erano ricordi non troppo lontani e c’era molta voglia di scacciarli, magari trasgredendo con feste, qualche bicchiere in più, abiti meno castigati… Le stravaganze a Capri erano regola, passeggiando potevi incontrare un gentleman con pappagallo sulla spalla…

L’isola era famosa per l’atmosfera informale…
Ancora oggi l’atmosfera è abbastanza rilassata, figuriamoci allora. A mio padre una sera alle dieci si presentò in negozio un uomo in bermuda e sandali, chiedendo di vedere il pezzo più importante che avevamo in vetrina. Mio padre, pur essendo convinto che non potesse permetterselo, lo trattò con grande cortesia. Ebbene quell’uomo era l’armatore Stavros Niarchos, così la magnanimità di mio padre fu premiata…

Anche la portantina del ’700 che avete in vetrina è il ricordo di qualche stravaganza?
La portantina fu un’idea di Capuano, ma una volta venne in negozio un messicano che era a Capri per sposarsi e voleva assolutamente acquistarla per portarci la sposa all’altare. Mio padre gli disse scherzando che gliela avrebbe regalata se avesse comprato tutti i gioielli che la coprivano. Per capire come andò a finire, basti sapere che la portantina in vetrina oggi non è la stessa di allora…

Che tipo di gioielli create?
Abbiamo sempre proposto creazioni nostre, e a volte erano i clienti stessi a commissionarle, come nella sartoria di alta moda. Poi abbiamo iniziato a creare collezioni prêt-à-porter. Abbiamo un gioiello icona, la campanella di Chantecler, che ha conosciuto anche versioni molto preziose.

Un fiore all’occhiello?
Ci piace sorprendere, e amiamo i colori della nostra isola. Credo che Capuano sia stato il primo ad abbinare perle rosa con diamanti fancy.
Adesso abbiamo creato dei pezzi unici in titanio, che con la sua leggerezza consente dimensioni particolarmente generose, abbinando titanio azzurro con turchese, titanio rosa e corallo, ed entrambi con l’oro.

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