Cassetti 1926: Tributo agli ornamenti di Giò Pomodoro

Attraverso le creazioni di un brillante artista e la visione culturale di una storica famiglia orafa una visione estesa della gioielleria che diventa un luogo di scambi e di cultura

In Versilia si è appena conclusa una lodevole iniziativa artistico-culturale in uno dei luoghi eletti alla bellezza e al lusso, la Boutique Cassetti di Forte dei Marmi, che ha dato luce e spazio alle creazioni di Giò Pomodoro (1930-2002), maestro marchigiano che ha fatto dell’arte orafa una costante della sua attività di scultore, riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.

Giò Pomodoro

È dall’8 al 18 luglio che negli spazi della Boutique hanno trovato casa selezionati gioielli dell’artista, quelli stessi che lui amava definire “ornamenti” perché ciascuno di loro non è solo un oggetto ma un racconto, intessuto di idee e bellezza mutata in microstorie da scoprire. L’arte orafa, fu appresa da Giò Pomodoro fin dal 1952, quando iniziò a cimentarsi con la materia preziosa (e non solo) presso la Casa degli Orafi a pochi passi da Ponte Vecchio, lo stesso luogo dove, ventisei anni prima Renzo Cassetti, erede della tradizione orafa dei maestri incisori orafi ed argentieri fiorentini, fondò la sua bottega. Renzo era un artista, amava produrre pezzi unici (alcuni dei quali fanno parte oggi degli arredi del Vaticano) e questa esclusività lo rese noto a personaggi famosi che iniziarono a frequentare il suo laboratorio. Negli anni Cinquanta sua figlia Grazia, lo affiancherà nel lavoro e il progressivo accrescimento rese gli spazi della bottega non più sufficienti per quell’attività che crescendo notevolmente richiese il trasferimento nella zona del San Gaggio. Successi e notorietà si susseguirono negli anni e Cassetti divenne una realtà imprenditoriale sotto la guida di Maria Grazia (che, con sua grande passione avvia l’attività di vendita di gioielli antichi e moderni) ed Andrea (che disegna pezzi dal design contemporaneo). In questo percorso di accrescimento nacque la boutique a Forte dei Marmi dove la La dimensione Aurea di Giò Pomodoro ha segnato ancora una volta quel legame forte ed intrinseco con la cultura.

L’evento, introdotto dalla presentazione della professoressa Alba Cappellieri, ordinario del Politecnico di Milano e Direttore del Museo del Gioielli di Vicenza è stato reso possibile grazie alla collaborazione dell’Archivio Giò Pomodoro di Milano tra i cui artefici c’è Bruto Pomodoro figlio dello scultore che ha accolto benevolmente questa sinergia con la famiglia Cassetti. Ne abbiamo parlato con lui, che spesso in prima persona ha assistito alla creazione di queste piccole e preziose opere d’arte da indossare.

Bruto Pomodoro e Filippo Cassetti

«L’idea di mostrare al pubblico i gioielli di mio padre in una nota gioielleria ha sollecitato in me grande interesse. Portare in un luogo commerciale quelle che sono tra le sue più rappresentative produzioni è stata un po’ una sfida. Comprendere quali interessi e quanta curiosità possano suscitare i gioielli artistici, ma soprattutto, capire l’interazione tra le opere e il pubblico in una gioielleria». Questo evento, infatti, grazie anche alla filosofia che contraddistingue la gioielleria Cassetti sin dalla sua nascita, ha rappresentato la volontà di riportare in alto lo spirito del fruitore e acquirente, che è stato condotto verso prodotti esclusivi fuori da ogni logica di appiattimento.

Giò Pomodoro. Bracciale in oro giallo, oro bianco, smalti blu bianchi e neri, zaffiri e diamanti (1980)

L’intento preliminare dell’appuntamento era infatti, proprio quella di mostrare la Cultura, quella con la C maiuscola, rappresentata da opere nate dalla creatività e dall’abilità del Maestro. Ricorda Bruto che suo padre «disponeva di una capacità e di una velocità tale nella lavorazione orafa da lasciare strabiliati gli stessi orafi aretini che spesso lo osservavano lavorare. L’interazione tra la creatività e la manualità gli permetteva di tradurre con facilità le sue idee, quelle stesse che negli anni Sessanta si tramutavano nel concetto di design. La sua concezione artistica non poneva affatto differenza tra le cosiddette arti maggiori e quelle minori. Lo stesso intento era per lui nel produrre una scultura monumentale come un gioiello di piccole dimensioni».

Giò Pomodoro. Collana in oro puro, oro rosso, oro bianco, smeraldi e rubini (1964)

«Con ostinazione procedo dove la continua sperimentazione mi porta, tra forme, tecniche e materiali della scultura e dell’oreficeria, senza separare le due discipline così vicine ed intimamente legate, da sempre»

Giò Pomodoro

Pomodoro è stato accostato spesso agli artifex rinascimentali proprio grazie a quella sua capacità di sapere dosare con maestria le varie tecniche e quella sua capacità di fondere tra loro anche materiali diversi, come quando agli inizi degli anni Cinquanta produsse esemplari in lamina d’oro puro sbalzato e fusione nell’osso di seppia. In un suo testo infatti lo scultore ricorda che: «Arrivo a Milano all’inizio degli anni Cinquanta, Lucio Fontana con Marco Valsecchi, Guido Ballo, Raffaele Carrieri, Franco Russoli, Gio Ponti, Ettore Sottsass, Sinisgalli e Gaspare del Corso a Roma, Luciano Ragghianti, Peggy Guggenheim e altri ancora, a Parigi, a Bruxelles, a Londra e a New York apprezzano quello che vado facendo. Ma per altri, io e mio fratello siamo soltanto degli orafi, artisti di un’arte minore […] e l’arte importante è altrove. Con ostinazione procedo dove la continua sperimentazione mi porta, tra forme, tecniche e materiali della scultura e dell’oreficeria, senza separare le due discipline così vicine ed intimamente legate, da sempre». Una chiara ed efficace indicazione di quello che era il suo scopo, non è un caso quindi che le sue ricerche si rivolsero non solo a pezzi unici, ma anche a creazioni per produzioni seriali in collaborazione con grandi aziende orafe come Unoaerre e GEM di Giancarlo Montebello.

La Boutique Cassetti di Forte dei Marmi

Passando agli ideatori dell’appuntamento abbiamo chiesto a Filippo Cassetti con quale spirito è nata questa iniziativa. «La nostra azienda è in continuo divenire, seguendo le orme di mio nonno, l’essenza culturale è fondamentale nei nostri sviluppi imprenditoriali e nei nostri progetti. Questo appuntamento, che vorremmo diventasse il primo di una serie, ha rappresentato per la nostra famiglia un collegamento con il territorio, con l’artigianalità e con il concetto di unicità. Tre elementi che accomunano la Cassetti 1926 e l’arte di Giò Pomodoro».

Giò Pomoodro. Spilla in oro giallo, oro bianco, oro rosa, zaffiri e rubini (1964)

Consolidare la presenza sul territorio e farlo attraverso i Valori è oggi fondamentale più che mai, anche per sfuggire a quelle logiche di omologazione che creano sempre più ostacoli tra il pubblico e il concetto esclusività. È da questo scopo che Filippo ci racconta la genesi dell’evento, creare un motivo di confronto con il pubblico per spiegargli tutta la forza del fatto a mano, di una bellezza che riacquista il posto che merita.  «La missione del gioielliere è proprio questa, riabituare le persone a riconoscere quei Valori, quella forza che proprio negli ornamenti di Pomodoro si esprimono in unicità e passione».

«La mano e l’occhio, la materia e il pensiero, il fare arte non, per dirla con Bruno Munari, come “necessità individuale” ma come azione collettiva, per migliorare il mondo, e renderlo un luogo migliore. E Gio’ Pomodoro ci è riuscito, esplorando media diversi»

Alba Cappellieri
Ordinario del Politecnico di Milano e Direttore del Museo del Gioielli di Vicenza

La dimensione Aurea di Giò Pomodoro è stato uno di quegli appuntamenti felici dove la sinergia delle persone e quella delle arti ha rappresentato a pieno quel concetto dove l’afflato animista dove l’altissimo artigianato si unisce alla bellezza delle forme, per diventare arte come ha ricordato Alba Cappellieri.

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