Buccellati, un primato lungo cent’anni raccontato in un libro

Il volume è uno scrigno che custodisce memorie e glorie della Maison milanese

Collana Ombelicale in oro e giada

Le definì collane “ombelicali”, in quanto la loro parte terminale è un pendente che va a cadere sull’ombelico, da cui il nome. Tra le tante, destinate alle sue amanti, ne ordinò una anche per la Duse, era in oro, argento e cristallo di rocca inciso, e fu tra gli ultimi regali di Gabriele d’Annunzio alla sua “Divina”. “Ho bisogno di una collana, non più lunga di 50 cm…” scriveva il Vate in una lettera datata 5 agosto 1931 ed indirizzata a Mario Buccellati, di cui era grande amico. Era il primo ordine di questa tipologia di gioielli commissionato alla prestigiosa Maison milanese di alta gioielleria ed argenteria fondata nel 1919 da Mario Buccellati, capostipite di quattro generazioni che nel tempo hanno consolidato l’indiscussa vocazione internazionale del marchio, fondata su un’artigianalità di rango, tutta italiana, invidiatissima.

Alcune storiche “ombelicali”, affiancate ad altre di attuale creazione, viaggeranno da un capo all’altro del mondo (Londra, Parigi, New York, Hong Kong e Shanghai) e saranno ospitate in eventi organizzati per la presentazione del libro “Buccellati”, uno scrigno che custodisce memorie e testimonianze di cent’anni d’attività della Maison.

Nel volume, curato da Alba Cappellieri, tra i riferimenti più autorevoli nel comparto della gioielleria che conta, e edito da Assouline, con i contributi di Andrea Buccellati, Vivienne Becker e Franco Cologni, vengono presentati gioielli ed argenti del passato indossati da principesse ed attrici internazionali, ammaliate dalle lavorazioni ispirate alla tradizione del Rinascimento italiano: ogni manufatto è una partitura affidata ad impareggiabili soliste, le pietre rare, accolte in polifonie di filigrane, arabeschi ed orditi di sorprendente grazia (ciascun pezzo era catalogato e descritto con ogni sua peculiarità su specifici registri ancora parzialmente conservati dagli eredi); il risultato dà conto di un lavoro artigianale eroico, mai frutto di pura vanità d’ingegno e mai disgiunto da riferimenti alla nostra migliore cultura della Bellezza.

D’Annunzio non fu soltanto estimatore e committente del prestigioso marchio. Le pagine del libro narrano anche della solida amicizia e dell’affinità culturale che lo legarono a Mario Buccellati, una dialettica che avrebbe poi improntato la creatività stessa della Maison. Nasceva uno stile che ancora oggi pone il marchio in posizioni più che privilegiate in ambito di gioielleria selettiva, mirato a perpetuare un’idea del bello comune all’intera genia Buccellati, secondo un atto d’autentica fede.

Alba Cappellieri

Il marchio della Maison milanese è apprezzato in tutto il mondo, esiste dunque un codice universale di Bellezza che accomuna culture così distanti e differenti o quella di Buccellati è un’alchimia del tutto particolare?

Buccellati è l’unica maison orafa ad aver dato il nome a uno stile del gioiello – commenta Alba Cappellieri -, riconosciuto e riconoscibile in tutto il mondo. Gabriele d’Annunzio definì Mario Buccellati “il principe degli orafi”, per la sua abilità nel creare mirabili oggetti principeschi ma anche per la sua capacità di interpretare e soddisfare le sue più insolite richieste.
Dalla presenza immutata dello storico punzone “15 MI”, il quindicesimo rilasciato dalla Zecca di Milano, nel 1934, i gioielli Buccellati sono da oltre un secolo simbolo di creazioni di impareggiabile qualità che attingono, rinnovandolo, al patrimonio di straordinarie tecniche orafe che l’Italia ci ha donato, tecniche antichissime e largamente impiegate in oreficeria, come il traforo, l’agemina e l’incisione ma è la loro combinazione in un design unico e distintivo ad aver determinato l’affermazione dello stile Buccellati nel mondo.

La Maison Buccelleati in via Santa Margherita (1919)

Alle innovazioni creative, della comunicazione e del marketing, Mario Buccellati aggiunse anche l’innovazione della distribuzione, dimostrando di essere non soltanto un artista del gioiello ma anche un abile imprenditore. Dopo i negozi di Milano, Roma e Firenze, nell’immediato dopoguerra fu tra i primi a comprendere le potenzialità del mercato internazionale e nel 1951 aprì il suo primo negozio nel cuore di New York, e, un anno più tardi, nel 1952, una seconda boutique a Palm Beach.


La famiglia Buccellati, comunanza di affetti e di finalità

La famiglia ha un ruolo fondamentale nella storia dei Buccellati, collante di affetti e di affari, secondo la migliore tradizione italiana. Quando Mario Buccellati morì nel 1965, all’età di 74 anni, quattro dei suoi cinque figli continuarono la tradizione orafa: Lorenzo si occupò degli aspetti amministrativi, dell’archivio e del coordinamento generale, Federico dirigeva i negozi di Roma e Firenze, Gianmaria, che seguiva con il padre la parte creativa e produttiva, quello di Milano, mentre Luca si occupò dell’avventura americana. Solo Giorgio si dedicò a un altro ambito, quello dell’archeologia.

Da sx Maria Cristina Buccellati, Luca Buccellati, Lucrezia Buccellati e al centro Andrea Buccellati


Nell’azienda lavorano oggi la terza e la quarta generazione: Andrea come direttore creativo coadiuvato dalla figlia Lucrezia, sua sorella MariaCristina come direttore della Comunicazione, suo cugino Luca come responsabile dei clienti, una grande famiglia riunita per suggellare un sodalizio affettivo e professionale fondato sulla bellezza.


www.buccellati.com

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