Barbara Brocchi. Una visionaria con una grande apertura verso gli altri

Prendersi molto sul serio con divertimento

Barbara Brocchi

Sono in leggero anticipo rispetto all’ora stabilita e ne approfitto per curiosare tra i corridoi, dove alcuni plastici si susseguono con preciso ordine. Le aule sono occupate da piccoli gruppi – la platea è internazionale e le lingue si mescolano senza confondersi -, in qualche laboratorio sono concentrati e affaccendati alla ricerca di qualcosa fatta senza fretta, improbabilmente replicabile. Si percepisce l’appartenenza ad una community.

Li guardo con viva ammirazione, e un pizzico di sana invidia.

Sono ragazzi di oggi che, in un tempo ubriacato da logiche consumistiche e da impieghi che non reclamano particolari abilità, hanno fatto una scelta fuori moda: spendere parte della propria vita per imparare un mestiere, frequentare una scuola perché le proprie idee possano essere una risorsa, una prospettiva occupazionale, perché no, un probabile successo imprenditoriale (per contro ripenso alla giovane influencer – o youtuber? o tiktoker? o cosa? – che stamattina utilizzava il vagone della metro come fosse un set offrendosi agli interminabili scatti dell’amica improvvisata fotografa). 

IED

“Lo IED (siamo a Roma ma la scuola è presente anche a Milano, Cagliari, Firenze, Torino, e fuori Italia Brasile e Spagna) ti dà metodo. Dopo, ovunque vai puoi fare! Gli studenti in possesso di diploma hanno buone prospettive occupazionali – tanti ex allievi lavorano in grandi brand o sono parte dello staff. È gestualità, è memoria e innovazione, è sporcarsi le mani, è tecnologia, è artigianato, quello che in qualche misura stiamo destinando al dimenticatoio e che qui ha il sapore di una contraddizione”. Questo commento mi coglie di sorpresa per quanto è pertinente ai miei pensieri. È Barbara Brocchi che parla, coordinator IED Roma Jewelry Design, e tantissimo altro ancora, una professionista pluri qualificata che sintetizza il suo ricco curriculum in un onnicomprensivo: ‘visionaria’. È con lei che ho appuntamento in questa giornata di fine novembre straordinariamente primaverile.Gonna a pieghe, pull e camicia grigio piombo, ai piedi deliziosi tronchetti giallo sole. Il capello disordinato, che più volte nella giornata proverà a imbrigliare, è un modo di essere prima ancora che parte del look. Me l’aspettavo proprio così. Spontanea, tutto sommato autenticamente informale. Negli oltre 50 anni di attività dello IED, 36 sono stati influenzati dal suo fare scuola coralmente. È un caposaldo dell’Istituto. Al suo essere sopra le righe, con personale accortezza addiziona piacere, curiosità, abilità comunicativa, esperienza, creatività a profusione e, come l’arte reclama, gioia e trasporto. Depositaria e prodiga dispensatrice di tecniche e di tradizioni, è una donna piena di risorse che ha rotto gli stigmi dell’insegnamento offrendo sapere e conoscenze con il sorriso sulle labbra. Spende le sue giornate a gran ritmo, incurante di una legittima stanchezza, ricompensata generosamente dai risultati. Ha un rapporto viscerale con il proprio lavoro che fa rima con passione, e una maniera intima ed emotiva di narrarlo.

◗ È facile supporre che ai tuoi corsi i ragazzi abbiano motivo di sentirsi valorizzati. È così?
“Se credi in loro, loro credono in se stessi e nelle proprie capacità. È un cerchio. indubbiamente richiede sacrificio, d’altronde come tutte le cose che contano. Il resto lo fa l’idea, quelle buone hanno gambe lunghe, quelle meno buone possono però migliorare”. 

È smart! Ci sa fare con i ragazzi, ma anche con i bambini, per loro scrive e illustra fiabe. La sua personalità deve aver preso la via della fantasia anche attraverso le storie sull’impalpabilità e sulla mutevolezza delle nuvole che il padre le raccontava al ritorno dai suoi voli (era pilota). L’unico modo per portare avanti le proprie idee è crederci, e ognuno di loro è un esempio di determinazione, come Roya, allieva del terzo anno, iraniana, con le problematiche connesse al suo Paese. Una ragazza dall’alto potenziale e poche possibilità per dimostrarlo per la quale, così come per tanti altri meritevoli, lo IED si è fatto ponte con il mondo del possibile mettendo a disposizione una borsa di studio che ha accorciato le distanze con il suo sogno: diventare designer di gioielli.  Barbara (viene spontaneo chiamarla col solo nome di battesimo) più che insegnare condivide esperienze, con grande apertura mentale, perché imporre il proprio pensiero sarebbe una discriminante. “Devono sentirsi liberi di inciampare, di arrestarsi e di ripartire. Sono in cammino su una strada privilegiata e si percorre solo allargando gli orizzonti”.

◗ D’accordo, mani, testa, cuore… Ma l’IA che peso ha nei vostri progetti?
“Qui non si tende a sorvolare sul passato, anzi, tutto parte da lì. C’è un preciso parallelismo tra ieri e oggi in cui la tecnologia gioca un ruolo chiave, è uno strumento nella completezza di un qualsivoglia programma, uno strumento, certo, ma fondamentale e sta a noi farne una risorsa. Va da sé – precisa – che nessun mezzo va escluso per aprirsi al nuovo, per rimuovere quell’antica ruggine che separa ieri e domani”.

Mi mostra la tesi di un suo allievo che ha messo al centro la visione di un ideale estetico ineluttabilmente eccentrico. Di passato c’è tanto, anzi, è un ritorno all’origine, è la ricerca di un contatto rivisto dal futuro. Ha un inizio ma non una fine in una sorta di sospensione del tempo. È un bagaglio emozionale e non serve sapere perché e percome, è il risultato che conta. Lo confermano anche i gioielli esposti lungo la parete: sfoggiano preziosità materica che in realtà tale non è. La forza della creatività!

◗ Allora, il profilo di chi sceglie lo IED è uno spirito artistico?
“È una persona animata da un ideale e affrancata dalle tendenze. Una persona che ha entusiasmo e la consapevolezza che ingranare una professione dipende solo da lui”.  

◗ Cosa serve per entrare? Selezionate i più promettenti?
“Per essere parte del gruppo, quindi, basilare è amare quello che si fa”. 

◗ Torno sul tema delle scelte e chiedo: la selezione, dunque, è naturale?
“Lo IED è un percorso di alta formazione ma le iscrizioni sono aperte a tutti, purché in possesso di diploma, di inventiva e di ingegno. E che non siano sedotti dalle mode per poter guardare le cose in un certo modo. È un tragitto dinamico durante il quale è possibile affinare e fare meglio quello per cui sono portati”.

Ci perdiamo in chiacchiere che un po’ si discostano dall’argomento scuola, però adesso il treno impone precedenza. Accenno un saluto ma Barbara mi invita a seguirla lungo quel dedalo di sale e corridoi per raggiungere l’uscita. Incontriamo due suoi colleghi e basta poco per persuadermi che sono un grande gruppo, coeso e resistente agli urti. Sensazione che avevo già avuto quando mi aveva presentato l’addetta stampa e alcuni ex allievi, ora parte dello staff. Per motivi oggettivi hanno grandi margini di soddisfazione, studenti o insegnati che siano.

◗ Per un futuro lavorativo molto prossimo, a conti fatti, le parole d’ordine sono due: passione e abilità. Concordi?
“Ne aggiungerei una terza, dedizione, con le sue variabili”. 

Barbara Brocchi e Maria Rosaria Petito

Ci salutiamo con affetto. Un paio di ore sono state sufficienti a creare intesa. Del resto con Barbara non poteva essere diversamente.

BOX
La capacità dei giovani talentuosi dello IED sbarca a Vicenzaoro “The 8 – 4 Designers x 2 Curators” è un altro tassello dello IED che ha debuttato a Vicenzaoro. Un progetto di mentoring ideato da due grandi dell’alta gioielleria: Alessia Crivelli e Alessio Boschi, che hanno accompagnato in un cammino di sperimentazione e di talento giovani talentuosi. A loro è stata data la possibilità di creare le proprie collezioni che sono state presentate a gennaio 2024 a Vicenzaoro, nella Design Room. L’evento si è rinnovato anche nella recente edizione della manifestazione vicentina, che ha dedicato uno spazio apposito ai nuovi progetti.

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Progetto Mondelliani eyewear Un esempio di quando l’eccellenza artigiana incontra modernità ed audacia sono gli occhiali Coupé che gli allievi dello IED hanno reinterpretato in una declinazione preziosa per l’ottica Mondelliani.


Barbara Brocchi. A visionary with great openness toward others.

I am slightly early for the scheduled time and take the opportunity to wander through the corridors, where several models are neatly displayed in order. The classrooms are occupied by small groups—the audience is international, and the languages mix without confusion. In some labs, students are focused and busy, creating something slowly, something unlikely to be replicated. A sense of belonging to a community is palpable.

I look at them with admiration and a pinch of healthy envy.

They are today’s young people who, in a world intoxicated by consumerist logic and jobs that do not require particular skills, have made an unconventional choice: dedicating part of their lives to learning a craft, attending a school so their ideas can become a resource, a professional opportunity, or perhaps even a successful entrepreneurial venture (meanwhile, I think back to the young influencer – or was she a YouTuber? A TikToker? Or what? – who this morning was using the subway car as if it were a set, posing endlessly for her friend-turned-photographer).

“IED (we’re in Rome, but the school also has campuses in Milan, Cagliari, Florence, Turin, and abroad in Brazil and Spain) gives you a method. After that, wherever you go, you can make it! Students with diplomas have good job prospects—many alumni work for major brands or are part of their teams. It’s about gestures, memory, innovation, getting your hands dirty, technology, and craftsmanship—things that we’re increasingly relegating to oblivion, but here they take on a whole new meaning.” This comment catches me off guard with its alignment to my thoughts. It’s Barbara Brocchi speaking, coordinator of IED Rome’s Jewelry Design program, and much more—a highly qualified professional who summarizes her impressive resume with the simple label: ‘visionary.’ She’s the one I’m meeting today, on this extraordinarily spring-like November day.

A pleated skirt, a dark gray pullover and shirt, and delightful yellow ankle boots. Her disheveled hair, which she tries multiple times during the day to tame, is more a statement of personality than just part of her look. She is exactly as I imagined: spontaneous, and overall, authentically informal. In IED’s over 50 years of activity, 36 have been shaped by her collaborative teaching style. She is a cornerstone of the institute. To her unconventional approach, she adds a personal flair for pleasure, curiosity, communication skills, abundant creativity, and, as art demands, joy and passion. A keeper and generous sharer of techniques and traditions, she is a woman full of resources, breaking the stigmas of teaching by imparting knowledge and skills with a smile. She spends her days at a rapid pace, undeterred by legitimate fatigue, which is generously rewarded by the results. Her bond with her work is visceral, driven by passion, and she has an intimate and emotional way of narrating it.

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