Alfonso Vitiello, il gentleman delle perle
Elegante, pigro nelle parole quanto generoso nei sorrisi, si concede nei gesti la lentezza di chi non ha necessità di competere perché la sua famiglia ha scelto di avventurarsi lungo la mitica via della seta, già nel diciottesimo secolo
Per tracciarne il profilo bisognerebbe rispolverare uno di quei termini un pò fuori moda, e pronunciarlo nel suo corrispettivo inglese: gentlman, perchè Alfonso Vitiello è un italiano doc ma a tutti gli effetti cittadino del mondo. Elegante, pigro nelle parole quanto generoso nei sorrisi, si concede nei gesti la lentezza di chi non ha necessità di competere e nel lavoro pretende che tutto cada a pennello, come i suoi abiti rigorosamente sartoriali.
Il suo è un profilo piacevolmente dissonante con i tempi attuali, la figurazione di chi si gode il bello e le sue sfumature, ma manager brillante e acuto nel guidare quell’attività di famiglia – oggi D’Elia Company, avviata nel 1790 -, trattare le migliori materie prime (coralli del Mediterraneo e dell’Asia, cammei su conchiglie dei Caraibi, del Mozambico e del Madagascar, perle coltivate in Giappone, Thaiti e Australia) da affidare alle mani esperte dei propri artigiani perché li trasformino, nei laboratori di Torre del Greco, in gioielli e monili di elevato livello artistico. Distribuiti poi nei mercati internazionali.
Quei nomi che hanno fatto la storia delle perle, del cinema e del mondo politico mondiale sono la sua storia, da Kokici Mikomoto, l’amico di famiglia inventore della perla coltivata Akoya, all’attrice Grace Kelly e consorte, il principe Ranieri di Monaco, da Jaqueline le Bouvier e suo marito J. F. Kennedy, tra gli amici e affezionati clienti di famiglia, al fratello dell’Imperatore del Giappone Takamatsu Nomyia che, insieme ai dignitari di corte, alla fine degli anni Cinquanta, volle ringraziare ufficialmente Alfonso D’Elia senior, nonno di Alfonso Vitiello “per aver risollevato il comparto messo in ginocchio dalle devastazioni della Seconda guerra mondiale.
Lei rappresenta la quinta generazione, sente il peso di portare avanti un’azienda di tale calibro?
“Bisogna garantire l’attività aprendosi alle nuove sfide lasciando che fattori e condizioni imprevisti non intralcino il cammino. Occorre essere responsabili delle proprie azioni e andare avanti senza retaggi e senza paure. D’altronde, quando alle spalle hai una famiglia che, contro ogni prevedibile perplessità, nel XVIII secolo, quando cioè il Giappone era un luogo lontano anche nell’immaginario della gente, ha scelto di avventurarsi lungo la mitica via della seta per selezionare alla fonte la materia prima, beh, non possono essere che questi i fondamenti della tua idea di professionalità .
A tale proposito mi piace citare M. Friedman che, seppur con parole diverse esprime il mio stesso concetto: “Chi ha un passato, ha un futuro e, il futuro appartiene alle famiglie che hanno una storia da raccontare”.
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