Agatha Ruiz de la Prada. Tra moda e design?
La stilista madrilena. solare, eccentrica, sempre alla ricerca di nuove frontiere: “per me non esiste una linea di demarcazione tra moda e design”
Moda e design, un rapporto inatteso. E molto proficuo. La laurea honoris causa in disegno industriale, assegnata a Giorgio Armani dal Politecnico di Milano, ha in un certo senso formalizzato un fenomeno già in atto da anni: il ‘fidanzamento’ di universi creativi, un tempo lontani anni luce, come quelli di moda e design. Ormai è ufficiale. L’universo dell’art de la table, ad esempio, è sempre più spesso oggetto dell’attenzione di celebrità delle passerelle. Valentino, Versace, Paul Smith, Kenzo, JeanCharles de Castebajac, Bluemarine, Etro, Missoni. Nomi che mettono l’eleganza e la creatività delle loro produzioni al servizio dell’arredo e oltre.
Certo, come tutti i legami nuovi questo viene vissuto in modo a volte tormentato. Tra chi lo considera invasione di campo, specie i guru del design, e chi lo guarda come fenomeno passeggero, sono diversi i detrattori di quest’unione. Sul genere “questo matrimonio non s’ha da fare”. Storia di interessi, protezionismi, paure. Ma c’è invece il problema non se lo pone proprio, anzi. Rifiuta la stessa polarizzazione, come se tra i due contesti non ci siano mai state barriere.
Una così è Agatha Ruiz de la Prada. Sarà l’indole eccentrica, la parabola vivace e all’insegna della provocazione, ma la stilista madrilena nel design ci è entrata con la disinvoltura dei grandi. Aristocratica di nascita, rivoluzionaria per professione, la sua storia racconta una sperimentazione continua: dagli anni ’70, in cui porta i canoni del Pop nel prêt-à-porter, colorando le sfilate coi suoi toni shocking, arriva oggi a disegnare per Palazzetti un barbecue da giardino.
Agatha Ruiz de la Prada, origine nobiliare e ispirazione trasgressiva: queste due anime, apparentemente eterodosse, come si combinano nelle sue creazioni?
Sono una persona dalle molte contraddizioni. Penso che viverle bene, accettarle, aiuti il processo creativo. Così come l’essere in conflitto e in dialogo continuo con sé stessi.
Si legge che lei è tra le prime ad aver importato il Pop nella moda. Quali sono stati i suoi modelli, anche nel mondo dell’arte?
Diversi, tra pittori, cantanti, performer. Ma Picasso è il mio idolo eterno.
Le sue creazioni sono connotate da un forte impatto cromatico. Cos’è per lei il colore?
Per me l’uso del colore è una terapia. Tra l’altro la cromoterapia ha una dignità scientifica molto precisa. È molto più difficile essere depresso tra un mondo di colori vivaci e primari che fanno rivivere la gioia dell’infanzia. Questa convinzione l’ho restituita in molte creazioni.
Oggi è molto attiva anche sul fronte del design. Come nasce la nuova declinazione della sua produzione?
La verità è che la casualità ha giocato un ruolo importante. Cominciò per caso, per gioco. E poi vi ho messo del mio: sono una creatrice iperattiva e mi piace fare ogni genere di progetti, anche quelli molto diversi. O soprattutto quelli. Quanto più è strana e lontana da me la proposta più mi diverte. Sento il fascino della sfida.
Come sa è in corso un dibattito sul dialogo tra moda e design. Ci piacerebbe conoscere la sua opinione in merito.
Per me non esiste una linea di demarcazione, qualsiasi spazio estetico è degno di moda e di design. La progettazione di un abito per la donna mi sembra altrettanto emozionante che l’ideazione di una tavola da surf, o una porta blindata.
Quali sono gli ingredienti dell’accessorio ideale?
Nessuno. Non ci sono regole né istruzioni da seguire. Ideale è l’oggetto che rende felici.
Lei ha lavorato anche nel design di gioielleria.
Che rapporto ha con i gioielli?
Per molti anni ho lavorato con i gioielli. Sono un piccolo microcosmo del mio universo estetico, una piccola e felice indulgenza che stimola e che solleva il concetto di autostima.
In conclusione, che progetti ci sono all’orizzonte di Agatha Ruiz de la Prada?
Siamo in movimento constante, con nuove partnership e licenziatari. Molto lavoro, insomma. Ma il progetto futuro più interessante, al momento, è l’inserimento della nuova generazione al marchio. I miei figli, Tristan e Cosima, sono sul punto di prendere la carica della mia eredità colorata e sarà divertente vedere come influenzano la sua evoluzione.
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