Inchiesta: 9 carati, una nuova frontiera? La parola ai gioiellieri

Le voci dell’industry intervengono sulla nuova tendenza del mercato evidenziandone pecche e opportunità

Il mercato dell’oro sta attraversando una fase di grande instabilità e le previsioni delle principali banche globali indicano che il prezzo del metallo prezioso potrebbe superare la soglia dei 3.000 dollari l’oncia nel 2025, complice l’incertezza geopolitica e le tensioni commerciali internazionali. Le politiche protezionistiche dell’amministrazione statunitense hanno contribuito a creare uno scenario di precarietà che, come già accaduto nel 2008 con la crisi dei mutui subprime, ha reso difficile per l’oreficeria tradizionale mantenere la propria competitività.

In quel periodo di crisi, la risposta fu il bijoux: un gioiello il cui valore risiedeva nel design e nella narrazione più che nella preziosità dei materiali. Ora, la storia sembra ripetersi, ma questa volta l’alternativa, per alcuni, sembra essere il 9 carati.

Il 18 carati in Italia è cultura”.

Marcello Pane
Owner Marcello Pane

Marcello Pane, erede dell’omonima azienda storica nel settore della gioielleria di lusso, osserva: “Il 18 carati in Italia è cultura. Non possiamo pensare di sradicare anni di storia solo per una questione di prezzo. Il 9 carati è un palliativo, una soluzione temporanea per coprire un segmento di mercato che il 18 carati non riesce più a soddisfare. Inoltre, manca spesso una corretta comunicazione su cosa sia realmente il 9 carati, e questo porta molti clienti a sentirsi in un certo senso raggirati.”

Con il 9 carati offriamo qualcosa di unico”.

Roberto Ricci
Founder Rubinia 

Tuttavia, c’è chi vede questa lega composta dal 37,5% di oro puro non solo come una necessità economica, ma anche come un’opportunità di design. Era il 2007, infatti, quando Rubinia iniziò a lavorare il 9 carati, non per ragioni di costo, ma per sfruttarne la leggerezza e la colorazione particolare. “All’epoca, l’oro rosa non esisteva sul mercato – raccontano Roberto e Francesca Ricci, padre e figlia, fondatore e attuale amministratore delegato di Rubinia – Il 9 carati ci ha permesso di distinguere il nostro prodotto, offrendo qualcosa di unico. Il vero valore di un gioiello non sta solo nella sua caratura, ma nella storia che racconta.”

La nostra forza è il design”.

Cosmo Petrone
Owner Vintage Bijoux

Questa prospettiva viene condivisa anche da Cosmo Petrone, che con Vintage Bijoux opera tra il mercato italiano e quello estero. “Noi lavoriamo con argento e ottone, e la nostra forza è sempre stata il design, non la materia prima. Oggi gli orafi che un tempo ci guardavano dall’alto in basso stanno cercando di imitare il nostro approccio. Più che abbassare i carati, bisognerebbe investire in creatività e identità di prodotto.”

La brand awareness è fondamentale per dare al consumatore informazioni trasparenti

Danilo Cecere
Founder Dana L’Or 9 carati

Il 9 carati, dunque, si presenta come una soluzione controversa. Per alcuni, come Danilo Cecere, fondatore del marchio Dana L’Or 9 Carati, rappresenta un modo per rendere l’oro accessibile senza snaturarne il valore. “Noi abbiamo scelto di costruire un marchio intorno al 9 carati anche per dare al consumatore una consapevolezza chiara su ciò che sta acquistando. Il rischio è che il 9 carati venga percepito come una sorta di truffa se non c’è un’adeguata comunicazione e un packaging che lo valorizzi. Inoltre, avere un brand ben strutturato alle spalle è fondamentale per dare credibilità al prodotto e garantire un’identità chiara sul mercato. Senza un marchio forte e una strategia comunicativa efficace, il 9 carati rischia di essere visto solo come una versione ‘povera’ dell’oro tradizionale.”

“La sostenibilità impone scelte più responsabili”

Francesca Ricci
Amministratore Rubinia

Un ulteriore aspetto da considerare è quello della sostenibilità. Il 9 carati viene spesso indicato come una scelta più responsabile dal punto di vista ambientale, poiché richiede una minore quantità di oro estratto rispetto alle leghe più pure. “Si scava meno – sottolinea Francesca Ricci – e in un’epoca in cui l’industria è sempre più attenta alla sostenibilità, questo potrebbe essere un valore aggiunto. Tuttavia, serve una comunicazione chiara per evitare che il cliente percepisca questa scelta come una semplice riduzione di qualità.”

Il problema della percezione del valore è infatti cruciale. Se il prezzo dell’oro continua a salire, sia il 18 carati che il 9 carati diventeranno sempre più costosi, rendendo necessario un ripensamento del concetto stesso di gioielleria. Il consumismo sta cambiando, e con esso il modo in cui le persone vedono il gioiello: non più come un bene da tramandare, ma come un accessorio da indossare e cambiare nel tempo.

Rimane dunque aperta la questione: il 9 carati è solo un compromesso momentaneo o potrebbe diventare una parte stabile dell’industria? Per ora, sembra che la risposta dipenda dalla capacità del settore di reinventarsi e comunicare il proprio valore.


9 carats: new frontier or choice at low prices?

The gold market is experiencing a period of great instability and the forecasts of the major global banks indicate that the price of precious metal could exceed the threshold of 3,000 dollars per ounce in 2025, Geopolitical uncertainty and international trade tensions are a factor. The protectionist policies of the US administration have contributed to creating a precarious scenario that, as happened in 2008 with the subprime mortgage crisis, has made it difficult for traditional goldsmiths to maintain their competitiveness.

In that period of crisis, the answer was the bijoux: a jewel whose value lay in design and narration rather than in the preciousness of the materials. Now, history seems to repeat itself, but this time the alternative, for some, seems to be 9 carats.

The problem of value perception is crucial. If the price of gold continues to rise, both 18 and 9 carats will become increasingly expensive, making it necessary to rethink the very concept of jewellery. Consumerism is changing, and with it the way people see jewelry: no longer as a good to be passed on, but as an accessory to wear and change over time.

So the question remains: is 9 carats just a temporary compromise or could it become a stable part of the industry? For now, it seems that the answer depends on the industry’s ability to reinvent itself and communicate its value.

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