Italian Bloom, la Cina è sempre più vicina

Oltre dieci le aziende di gioielleria coinvolte da Talento Italiano per superare le problematiche dell’ambito mercato cinese.

Italian Bloom vuol far “fiorire” le aziende italiane in Cina. La società, nata da un’idea di Talento Italiano, sta infatti lavorando con i marchi di gioielleria per mettere in contatto i rivenditori nel paese del Dragone con aziende che difficilmente riuscirebbero a entrare in quel mercato o quantomeno a mantenervi un presidio costante, al di là delle fiere.

«Da anni lavoriamo con la Cina e abbiamo un ufficio a Dongguan – spiega Antonio Sartori, ideatore dell’iniziativa – e i nostri clienti ci hanno chiesto di poter conoscere e lavorare con marchi italiani di gioielleria. Non tutti come le grandi compagnie riescono a interfacciarsi con le aziende italiane, perché i più piccoli hanno difficoltà con l’import-export. Allo stesso tempo, però, hanno voglia di made in Italy. Noi stiamo colmando questa distanza tra italiani, che non vedono l’ora di vendere in Cina e i cinesi che non aspettano altro che poter vendere il made in Italy».

Il vantaggio, per le imprese, è poter avere a disposizione una persona fisicamente presente in Cina tutto l’anno. «Senza una testa di ponte là non fai nulla – continua Sartori – Noi abbiamo appunto un ufficio là, con una persona che vive in Cina da 20 anni e conosce il paese e il mercato. Vogliamo quindi sfruttare questo vantaggio».

E proprio per creare un momento di contatto tra marchi italiani e clienti cinesi, Italian Bloom ha organizzato un evento a Nanchino nel quale a fine settembre ha esposto i prodotti di sette aziende: Antonini, Nanis, Mattia Cielo, I Gregori, Staurino, Verdi e Talento Italiano.

«Sono arrivate 35 compagnie cinesi e abbiamo avuto un bel riscontro – racconta Sartori – Non solo stanno già nascendo collaborazioni con nuovi partner cinesi, desiderosi di investire, ma ci stanno già chiamando altre aziende italiane, che vorrebbero partecipare a questo progetto. Nanchino è stata scelta per la presenza di un nostro partner e anche per la posizione».

Barbara Cencioni

Anche la società guidata dall’ad Barbara Cencioni ha dovuto mettere i propri progetti in pausa a causa del Covid, ma alla fine è riuscita appunto a organizzare il primo evento. «Italian Bloom è stata costituita un anno fa e abbiamo subito iniziato a lavorare a questo progetto – conclude Sartori – ma il Covid ci ha costretti a mettere tutto in stand by. A luglio c’è stata una recrudescenza della pandemia a Nanchino, quindi abbiamo dovuto spostare e comunque non è stato ancora possibile portare le persone dall’Italia. Adesso stiamo programmando il prossimo e molte aziende ci stanno chiedendo di partecipare».


Ma cosa ne pensano le imprese partner?

Abbiamo chiesto a un paio di loro perché hanno deciso di prendere parte a questo progetto.

«La Cina è un mercato complicato e affacciarvisi richiede investimenti e soluzioni che loro ci hanno offerto. Ci è piaciuta l’idea è di costruire un progetto sui marchi del made in Italy puntando sulle eccellenze»

Tatiana Tonizzo
esponsabile marketing Antonini

ANTONINI

Tra le aziende presenti a Nanchino c’era la milanese Antonini, come racconta la responsabile marketing Tatiana Tonizzo.

«Questo progetto è mirato a promuovere sul mercato cinese brand di nicchia, che non riuscirebbero ad affrontarlo da soli. Abbiamo deciso di aderire perché sono persone affidabili, che vogliono mettere a fattore comune il network che hanno sviluppato per il loro brand in Cina e abbiamo ritenuto che per Antonini fosse una buona opportunità, quindi abbiamo dato loro il mandato per la distribuzione. Hanno lavorato bene, sia per la presentazione del brand che per la costruzione dell’evento».

«La Cina è un mercato complicato – continua Tonizzo – e affacciarvisi richiede investimenti e soluzioni che loro ci hanno offerto. Ci è piaciuta l’idea è di costruire un progetto sui marchi del made in Italy puntando sulle eccellenze, per costruire un evento sofisticato e ben realizzato, seguendo anche tutta la parte tecnica e logistica. Sappiamo che i buyer hanno apprezzato le peculiarità dei brand e adesso aspettiamo il follow up».

Noi abbiamo sempre fatto fiere all’estero … ma ci mancava la possibilità di seguire il mercato cinese in maniera stabile, che è un lavoro importante e molto complesso. Abbiamo quindi deciso d’investire su questa continuità, facendolo insieme ad altri imprenditori credendo nel progetto.

Vincenzo Rajola
Amministratore delegato Rajola S.p.A.

RAJOLA

Non era a Nanchino, ma ha sposato il progetto di Italian Bloom la storica azienda torrese Rajola.

«È un’avventura che è cominciata da poco e bene – commenta Vincenzo RajolaNoi abbiamo sempre fatto fiere all’estero, anche a Hong Kong, ma ci mancava la possibilità di seguire il mercato cinese in maniera stabile, che è un lavoro importante e molto complesso. Abbiamo quindi deciso d’investire su questa continuità, facendolo insieme ad altri imprenditori in maniera organizzata, che è sicuramente un vantaggio, credendo nel progetto. La pandemia ci ha rallentati, interrompendo i viaggi e abbiamo deciso di non andare a Nanchino perché preferiamo che il primo contatto possa avvenire di persona, partecipando anche fisicamente quando si potrà. Stiamo però portando avanti tutta una serie di attività, con le persone presenti in loco, che conoscono il mercato e possono sfruttare i mezzi più comunemente usati in Cina per promuovere il nostro marchio».

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