La mostra “DIVINE. Splendori di scena. Gioielli Fantasia dalla Collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo” è stata inaugurata nel mese di agosto ma resterà aperta fino all’11 gennaio 2015 presso la Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia.
Organizzata da Veneto Sistema Spettacolo in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, propone un settore particolare delle arti decorative, quello del “gioiello fantasia” o “Costume Jewelry” realizzato negli Stati Uniti tra gli anni ’30 e ’70. A firmarli nomi importanti come Trifari, Marcel Boucher, Coro, De Rosa, Eisenberg, Miriam Haskell, Eugène Joseff, Kenneth J. Lane, Pennino, fino a Wendy Gell e Iradj Moini, che li realizzarono dapprima come copia di gioielli autentici poi come produzione autonoma a complemento delle creazioni di alta moda.
L’evento racconta la bellezza del “gioiello non prezioso” – il cui boom si è avuto nel decennio della grande Depressione 1929-1939 a seguito della scomparsa dei prodotti di lusso -, attraverso cui si può seguire l’evoluzione del design, della moda e la sperimentazione di materiali e tecniche. La mostra, curata da Rosangela Cochrane, propone circa 350 esemplari di Gioielli Fantasia provenienti dalla Collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo che ha dichiarato “Ho sviluppato interesse per questi gioielli fantasia perché rappresentano un patrimonio culturale che ci riporta a tempi difficili e a grandi cambiamenti sociali. E la depressione del ’29 fu un motivo ispiratore per fantastiche creazioni. È importante il significato e il contenuto che essi trasmettono, la loro aderenza e precisione col momento storico in cui sono stati realizzati. Nella Costume Jewelry ricerco la creatività, la fantasia e apprezzo l’uso di materiali innovativi, come la gomma vulcanizzata, la celluloide, la bachelite, il plexiglas e l’acrilico, capaci di anticipare tante tendenze future. Sono gioielli “poveri ma belli”, accessibili e alla portata di tutti. Mi sono appassionata agli smalti di Marcel Boucher, alle spille eccentriche di Eisenberg, ai bellissimi Trifari (indossati anche da Mamie Eisenhower), alle forme glamour delle collane di Miriam Haskell, alle creazioni di Kenneth Jay Lane (il celebre bijoutier ricercato dalla Duchessa di Windsor, da Jackie Kennedy e dall’allora direttrice di Vogue Diana Vreeland), alle folli composizioni della giovane Wendy Gell, all’immaginazione sfrenata del contemporaneo Iradj Moini.”
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