“Maneggiare la materia mi dà la possibilità di dare forma a un’idea.” – stacca gli occhi dal ciondolo che continua a rigirare tra le mani e sorride – “A volte le parole sono sterili, devi tradurle in qualcosa di tangibile perché se ne afferri il significato vero.”
È così che Daniela Montella racconta storie imprigionando nella resina minuti elementi che raccoglie seguendo un filo armonico che nella sua testa si aggroviglia, si scioglie per poi attorcigliarsi di nuovo.


Grande esclusa la banalità che lascia spazio all’inusuale fatto di piccolissime conchiglie sedimentate in un mare (vera acqua di mare!) in miniatura su cui veleggia una barchetta o si specchia un Vesuvio amabile, non più temibile; di autentica “shit” di cavallo che concretizza la formula porte-bonheur amata dagli artisti; di gocce di latte materno (vero latte materno!) che eternano il loro essere essenza di vita; che il disegno di una bimba gareggia con una tela d’autore…



Daniela narra di sé, delle sue impressioni, o traduce i pensieri di una committenza altrettanto eccentrica. Ma niente di replicabile. Mai.
Il suo stile, firmato Chreo, è personalissimo ed indipendente, incentrato sulla ricerca di una perfezione maniacale, e l’oggetto finito non è mai un punto di arrivo ma l’inizio di una nuova pagina da leggere o da condividere, come la dichiarazione d’amore scritta a mano in un ciondolo bonsai che mostra due facce di una stessa passione: un disarmante “ti amo” e sul rovescio un “per sempre” ripetuto all’infinito con la certezza che l’eternità è adesso. Qui. Ora.



