“Non c’è nulla di più bello d’una chiave, finché non si sa che cosa apre”. Sono parole del saggista Maurice Maeterlinck ma sembrano scritte per la favola “Barbablù” di Charles Perrault.
Chiavi, dunque, che chiudono, che serrano, che bloccano, ma anche chiavi che spalancano porte dietro cui si nasconde l’inimmaginabile, il nuovo, la meraviglia.
E proprio alle chiavi della curiosità, quelle che muovono il mondo, si è ispirato Alcozer per la sua nuova collezione che non a caso ha intitolata “Barbablù”.
Intrigante, provocatoria, enigmatica anche nei nomi che differenziano i vari modelli: “Le chiavi della dimora”, “La ricchezza di barbablu”, “Il divieto infranto”, quest’ultima figurata con un grande anello che ne tiene insieme tante, proprio come quelle che il terribile Barbablù affida alla moglie facendosi promettere di non aprire mai la porta del suo laboratorio. Raccomandazione evidentemente disattesa!
E quella chiave che nella storia si tinge indelebilmente di sangue, Alcozer l’ha impreziosita posandoci un rosso rubino sull’impugnatura.
Chiavi in ottone brunito e dorato, a volte bagnato in oro, dove qua e là spuntano cristalli blu, Swarovski, zaffiri, granati, smeraldi, rubini, microperle, onice. Chiavi gioiello che si rincorrono come processionarie, singole, pendenti o a grappolo tenute da catene importanti.
Un linguaggio simbolico che elogia la libertà di scoprire, fulcro della creatività e della ricerca stilistica di Giampiero Alcozer, fondatore del brand che da oltre 20 anni sostiene la lavorazione artigianale e il MADE IN ITALY.