Club degli Orafi: Licia Mattioli: quando crederci è la scelta vincente
Un interlocutore determinante nelle strategie aziendali
Creare una grande azienda. È questa la scelta a monte, particolarmente significativa, a dir poco ambiziosa, indubbiamente ardua – non potendo avere certezza dei risultati, poi giunti. Ma il proposito era questo. Da qui poi si è arrivati a contare oltre 300 collaboratori, una distribuzione capillare a livello globale dall’Europa agli Stati Uniti, nessun Paese escluso, e nell’attivo ben due unità aziendali: una produzione in conto terzi per tutti i top brand del lusso; una produzione di gioielli a marchio Mattioli, ancora contraddistinta dallo storico punzone “1TO” del 1860.
In un campo generalmente ad appannaggio maschile, la voce dell’azienda è quella di Licia Mattioli, AD della società. Ci ha creduto, e gli altri hanno creduto in lei. Legata al suo territorio, alla tradizione orafa e all’innovazione, nel tempo ha messo in piedi un impero edificato con etica e secondo una sua logica di business avanzato, fatto non di soli numeri (sostenibilità, certificazione Chain of Custody, rispetto e tutela delle persone, solo per citare alcune peculiarità).
È dinamica, anche nel concetto di design mutevole e trasformista come svela la Collezione “Puzzle” che, per il suo carattere libero, assume nuove identità unicamente cambiando i colori degli elementi in madreperla, ispirati alle sculture di Calder ed ai quadri di Mondrian e di Kandinskij. A caratterizzarla è una palette di 23 nuance, per creare sempre nuovi abbinamenti!
Un grande risultato, creativo e funzionale insieme, che incoraggia interpretazioni di un lusso disimpegnato, ma il gioco di comporre e scomporre sembra quasi essere una costante: nella collezione Yin Yang due metà si prestano a una infinità di combinazioni preziose. Dell’eleganza italiana e del made in Italy Mattioli è un inconfutabile testimonial di portata mondiale, ad avvalorarlo è il video (su mattioli.it) che in poco più di un minuto sgomitola l’intero processo di creazione, dalla fusione del metallo al gioiello finito, tutto in sede dove l’abilità di oltre 100 maestri orafi è coadiuvata dalla più moderna tecnologia. L’intera filiera produttiva è sotto accurato controllo.
Ma sono tempi diversi quelli che stiamo vivendo.
«La gioielleria per fortuna è in una nuova fase post Covid. Questa ripartenza è iniziata dal Sudest asiatico e sta arrivando ora da noi in Europa»
Siamo entrati in una nuova fase della gioielleria?
“La gioielleria per fortuna è in una nuova fase post Covid. Questa ripartenza è iniziata dal Sudest asiatico e sta arrivando ora da noi in Europa un po’ a macchie di leopardo. La fine ormai prossima (si spera) della pandemia sta restituendo alla gente la voglia di vivere un certo tipo di esperienze e di tornare alla vita di prima. Per questo motivo percepiamo dai nostri clienti un maggior desiderio di acquisto e una nuova curiosità e apertura verso prodotti come i nostri che oltre a renderli felici, rappresentano anche un investimento”.
Quanto è ancora importante l’offline per il sistema gioiello (fiere, retailer, agenti di commercio)?
“L’offline è sempre importante perché l’online, benché stia continuando ad affermarsi, resta comunque uno spazio di mercato più piccolo per il settore gioiello e che riguarda soprattutto alcuni Paesi. È inoltre utilizzato maggiormente dai brand che hanno già un forte trust del pubblico. Per tutte le altre aziende l’offline resta ciò nonostante il punto di partenza per farsi conoscere e instaurare rapporti duraturi con i clienti, siano questi consumatori finali o distributori”.
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