Monica Zoccai. “Il mio primo gioiello?Tanto indietro nel tempo…”

Sono nata e cresciuta tra i gioielli e non ho mai pensato di fare altro

Monica Zoccai

Ama il silenzio, gli animali, le passeggiate a cavallo durante le quali trova la serenità e le emozioni che mette nei suoi gioielli.

È “semplicità” il motto di Monica Zoccai, mente creativa del marchio vicentino, che fin da piccola ha respirato la storia dell’azienda nata nel 1839 e portata avanti dalle diverse generazioni. “Sono nata e cresciuta tra i gioielli – racconta – e non ho mai pensato di fare altro. Mio padre mi ha trasmesso la passione per questo lavoro, l’intuizione. Poi però l’emozione devi averla dentro. Il mio primo gioiello? Tanto indietro nel tempo…”.

L’altra parola chiave è proprio “emozione”. “L’idea nasce da uno stato d’animo, da ciò che sento. Le collezioni sono venute a volte da momenti di malinconia o tranquillità, quindi gioielli semplici; nei momenti più frizzanti, invece, sei portata a mischiare i colori. È bello poter trasmettere quello che provi. Se poi trovi chi lo condivide ti appaga”. La collezione cui è più legata è Damasco. “Era un momento particolare della mia vita, non è piaciuta subito, ma adesso si vende benissimo. Certo quando l’ho creata non immaginavo ciò che sarebbe successo dopo”.

La passione, fuori dal lavoro, è soprattutto l’equitazione. “Cavalcare è un modo per isolarmi, riflettere, rasserenarmi. Anche questo me l’ha trasmesso mio papà. Posso cavalcare per ore, che sia al mare o in un bosco. La leggerezza, la tranquillità, la pace, sono fondamentali nelle mie creazioni. Quando ho il tempo e nessun rumore attorno sono i momenti in cui viaggio con la mente, mi basta stare su un prato a guardare il cielo, l’erba oppure il mare”.

Senza dimenticare il momento “frenetico, orientato più al consumo che al valore rappresentato dal gioiello, che è ciò che ti trasmette o che ti ricorda. Diverse volte mi hanno chiesto se avessi ancora quel particolare pezzo, perché era stato un regalo significativo ed era stato rubato. Sono sempre riuscita a rifarli, non per la vendita, ma per ciò che rappresentavano. Un telefono dura sei mesi, un gioiello per sempre”.

L’orizzonte, oggi, lo vede piuttosto turbolento. “Il mondo è in un momento di forte stress, a Est e a Ovest e noi siamo pedine. Dovremmo diventare tutti un po’ creativi, avere quell’oasi dove evadere e sognare. Io ho tanti sogni, ogni giorno, che si realizzino o meno. Noi siamo artefici dei nostri sogni, se si vuole arrivare da qualche parte la possibilità c’è”.

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