Lydia Courteille. Va dove ti porta il cuore

Le sue ispirazioni arrivano da terre remote e i gioielli, sempre in formato maxi, sono un connubio stilistico tra storia, sogni, emozioni e maxi stones.

Lydia Courteille

«Vendo quello che voglio. Ti piaccio? Allora seguimi».

Inizia così la mia conversazione con la designer parigina Lydia Courteille durante l’ultima edizione di Baselworld. Una designer unica nel suo genere per aver voluto riportare in auge il concetto dei grandi ‘bijoux fantaisies’ di una volta, ma realizzati con materiali preziosi e pietre dalle carature esagerate. A curiosare tra i suoi plateaux, certamente il concetto di un gioiello minimal e da indossare tutti i giorni non è affar suo.
Lydia Courteille va contro tendenza da sempre, dagli esordi come antique jewelry dealer, fino alla decisione di indirizzare tutto il suo genio creativo nella gioielleria alto di gamma. Una scelta vincente e di tutto rispetto che l’ha portata ad aprire un piccolo cabinet de curiosité nel cuore di Parigi, in cui si schiude una dimensione onirica animata dal suo spirito libero, denso di cultura, di storia, di passione.

«Scelgo sempre di fare qualcosa very strong. I miei gioielli sono piccoli capolavori e spesso preferisco aspettare la giusta ispirazione, trovare quindi la pietra che meglio rifletta l’anima della mia nuova storia, per poi darle vita. Il gioiello per me va vissuto come un’opera d’arte. Deve raccontare storie, suscitare emozioni. Se questo manca, non possiamo parlare di gioielli».

Queen of Sheba, anello in oro nero rodiato 18t, diamanti marroni, zaffiri gialli, tzavoriti e onice

Grande collezionista di pietre rare, Lydia Courteille è una grande amante di opali e tormaline che, unite a tzavoriti, peridoti e granati verdi, ritroviamo in tutta la loro magnificenza nella sua ultimissima collezione ‘Queen of Sheba’. Un omaggio all’Etiopia che la Regina governò e che Lydia Courteille visitò qualche anno fa.

«La collezione è dominata interamente dai toni del verde e del giallo. Ho voluto riprendere le tonalità di una terra sacra e intensa, mi sono ispirata agli angeli che decorano i soffitti delle sue chiese, ai serpenti così tanto venerati, al deserto Danakil, e ai ‘flower men’ della tribù Mursi. Un’emozione continua che si nutre di spiritualità, di contrasti, e rivive in questi pezzi unici.

Nella tiara che ruota intorno a una goccia di peridoto da circa 10 carati, nell’anello con una tormalina cabochon di 14,30 carati, negli orecchini chandelier che ‘rileggono’ il ricamo degli abiti talari, alternando tormaline, zaffiri, peridoti, opali e tzavoriti». Collezioni che tuttavia non si esauriscono mai, non sono mai vincolate alle stagioni e non dipendono da nessuna logica commerciale ma, conclude Lydia, «seguono solo istinto ed emozioni».

POST COMMENT

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *